The territory of mainland France presents diverse linguistic realities. In the past, especially during the pre-revolutionary era, there was no single national language spoken by the people, and few knew the language of the court. With the democratization of the country over the centuries, there arose the need to unify the nation and its citizens from a linguistic point of view as well. The state has always been committed to national centralization, often at the expense of regional cultures and, especially, local languages. In recent decades, a cultural revaluation has led to progress in the preservation of dialects, but at the same time, France has not signed or ratified the European Charter for Regional or Minority Languages. During the Third Republic, many laws were passed in favor of the national language, and several measures were implemented to discourage new generations from using the so-called "patois." For instance, students were prohibited from speaking their regional languages in their respective schools. Today, the situation has reversed: various training and teaching programs are offered in some schools in the affected regions, with different degrees of immersion in the language, ranging from a few hours a week to full lessons. Despite the efforts of local communities and the central government, speakers of regional languages (or dialects, depending on the designation given to them, as this remains a subject of debate even today) are decreasing. It is becoming increasingly rare for people to use a dialect at home, with family, or among friends. The languages in question are: Occitan, Basque, Alsatian, Breton, Catalan, Franco-Provençal, and Corsican. Italy’s relationship with regional languages is entirely different from that of France. In the second half of the 20th century, Italy endeavored to promote the use of Italian as much as possible, just as, across the Alps, people began to perceive the loss of individual regional identities and the need for their reconsideration. This is due to the late unification of the country and the slow process of educating and instructing its citizens. Regional identities in Italy have historically been much stronger than in France, leading to a slower centralization and unification even from a linguistic perspective. Today, therefore, two opposite situations can be observed. Corsica, located in the heart of the Mediterranean, has been influenced by many cultures throughout its history, most notably by Ligurian rule and nearby Tuscany. The island’s dialect, in fact, belongs to the family of southern-central Italo-Dalmatian languages, like other dialects of the Italian peninsula. Among the regional languages of France, this one remains one of the most "alive," along with Breton, thanks primarily to policies aimed at preserving cultural heritage and the island’s strong regional identity. The media play a fundamental role in promoting the language, such as television and radio channels entirely in Corsican, as well as university courses at the University of Ajaccio and lessons in primary schools to help children reconnect with their roots. However, the only people still keeping the language alive and using it daily are the elderly, so the threat of Corsican disappearing grows closer with the passage of time. Will the new generations, by reclaiming their roots, succeed in preventing this from happening?

Il territorio della Francia metropolitana presenta diverse realtà linguistiche. In passato, soprattutto in epoca prerivoluzionaria, non c’era un'unica lingua nazionale parlata dal popolo, in pochi conoscevano la lingua di corte. Con la democratizzazione del paese nel corso dei secoli c’è stata l’esigenza di unificare il paese e i cittadini anche da un punto di vista linguistico. Lo stato si è da sempre impegnato nella centralizzazione nazionale, a discapito delle culture regionali e soprattutto lingue locali. Negli ultimi decenni una rivalorizzazione culturale ha permesso una spinta in avanti nel percorso di salvaguardia dei dialetti ma, al tempo stesso, la Francia non ha firmato e ratificato la carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Nel periodo della terza Repubblica molte leggi furono promulgate a favore della lingua nazionale, e furono attuati molti provvedimenti per disincentivare le nuove generazioni all’uso del cosiddetto “patois”. Ad esempio, veniva proibito agli studenti di esprimersi nelle proprie lingue regionali nelle rispettive scuole; ad oggi la situazione è capovolta: diversi programmi di formazione ed insegnamento vengono proposti in alcune scuole delle regioni interessate con diversi gradi di immersione nella lingua, da poche ore settimanali fino ad avere intere lezioni. Nonostante l’impegno delle comunità locali e del governo centrale, i parlanti di una lingua regionale (o dialetto, a seconda della nominazione che gli si conferisce, essendo anche questo tema causa di dibattito ancora oggi) stanno diminuendo. Sono sempre più rare le persone che utilizzano un dialetto in casa, in famiglia o tra amici. Le lingue in questione sono: l’occitano, il basco, l’alsaziano, il bretone, il catalano, il franco-provenzale ed il corso. Il rapporto che l’Italia ha con le lingue regionali è completamente diverso a quello della Francia. Il bel paese nella seconda metà del Novecento si è impegnato nell’incentivare il più possibile l’uso dell’italiano, proprio quando oltralpe si cominciava a percepire di star perdendo le singole identità regionali ed il bisogno di una loro riconsiderazione. Ciò è dovuto alla tarda unificazione del paese e al lento processo nell’istruzione e nell’educazione dei cittadini. Le identità regionali in Italia sono storicamente molto più forti che in Francia, causando una lenta centralizzazione e unificazione anche dal punto di vista linguistico. Ad oggi, dunque, si presentano due situazioni opposte. La Corsica, situata al centro del mediterraneo, ha subito molte influenze nel corso della sua storia, importanti quelle della dominazione ligure, e della vicina Toscana. Il dialetto dell’isola, infatti, appartiene alla famiglia delle lingue italo-dalmate centro-meridionali, al pari di altri dialetti della penisola italiana. Tra le lingue regionali di Francia, quest’ultima rimane fra le più “vive”, insieme al bretone, grazie soprattutto a politiche di preservazione del patrimonio culturale e alla forte identità regionale. I media giocano un ruolo fondamentale nella valorizzazione della lingua, come ad esempio canali televisivi e radiofonici interamente in lingua corsa, fino ai vari corsi universitari dell’università di Ajaccio e alle lezioni nelle scuole primarie per permettere ai bambini di riconnettere con le loro radici. Tuttavia, gli unici a tenere ancora in vita la lingua e ad usarla nella quotidianità sono gli anziani, dunque Il pericolo della scomparsa del corso si avvicina con l’avanzare del tempo; riusciranno le nuove generazioni, riappropriandosi delle proprie radici, ad impedire che ciò accada?

Politiche linguistiche attuate dallo stato francese. Dal plurilinguismo al monolinguismo.

BENVENUTO, LUCA
2023/2024

Abstract

Il territorio della Francia metropolitana presenta diverse realtà linguistiche. In passato, soprattutto in epoca prerivoluzionaria, non c’era un'unica lingua nazionale parlata dal popolo, in pochi conoscevano la lingua di corte. Con la democratizzazione del paese nel corso dei secoli c’è stata l’esigenza di unificare il paese e i cittadini anche da un punto di vista linguistico. Lo stato si è da sempre impegnato nella centralizzazione nazionale, a discapito delle culture regionali e soprattutto lingue locali. Negli ultimi decenni una rivalorizzazione culturale ha permesso una spinta in avanti nel percorso di salvaguardia dei dialetti ma, al tempo stesso, la Francia non ha firmato e ratificato la carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Nel periodo della terza Repubblica molte leggi furono promulgate a favore della lingua nazionale, e furono attuati molti provvedimenti per disincentivare le nuove generazioni all’uso del cosiddetto “patois”. Ad esempio, veniva proibito agli studenti di esprimersi nelle proprie lingue regionali nelle rispettive scuole; ad oggi la situazione è capovolta: diversi programmi di formazione ed insegnamento vengono proposti in alcune scuole delle regioni interessate con diversi gradi di immersione nella lingua, da poche ore settimanali fino ad avere intere lezioni. Nonostante l’impegno delle comunità locali e del governo centrale, i parlanti di una lingua regionale (o dialetto, a seconda della nominazione che gli si conferisce, essendo anche questo tema causa di dibattito ancora oggi) stanno diminuendo. Sono sempre più rare le persone che utilizzano un dialetto in casa, in famiglia o tra amici. Le lingue in questione sono: l’occitano, il basco, l’alsaziano, il bretone, il catalano, il franco-provenzale ed il corso. Il rapporto che l’Italia ha con le lingue regionali è completamente diverso a quello della Francia. Il bel paese nella seconda metà del Novecento si è impegnato nell’incentivare il più possibile l’uso dell’italiano, proprio quando oltralpe si cominciava a percepire di star perdendo le singole identità regionali ed il bisogno di una loro riconsiderazione. Ciò è dovuto alla tarda unificazione del paese e al lento processo nell’istruzione e nell’educazione dei cittadini. Le identità regionali in Italia sono storicamente molto più forti che in Francia, causando una lenta centralizzazione e unificazione anche dal punto di vista linguistico. Ad oggi, dunque, si presentano due situazioni opposte. La Corsica, situata al centro del mediterraneo, ha subito molte influenze nel corso della sua storia, importanti quelle della dominazione ligure, e della vicina Toscana. Il dialetto dell’isola, infatti, appartiene alla famiglia delle lingue italo-dalmate centro-meridionali, al pari di altri dialetti della penisola italiana. Tra le lingue regionali di Francia, quest’ultima rimane fra le più “vive”, insieme al bretone, grazie soprattutto a politiche di preservazione del patrimonio culturale e alla forte identità regionale. I media giocano un ruolo fondamentale nella valorizzazione della lingua, come ad esempio canali televisivi e radiofonici interamente in lingua corsa, fino ai vari corsi universitari dell’università di Ajaccio e alle lezioni nelle scuole primarie per permettere ai bambini di riconnettere con le loro radici. Tuttavia, gli unici a tenere ancora in vita la lingua e ad usarla nella quotidianità sono gli anziani, dunque Il pericolo della scomparsa del corso si avvicina con l’avanzare del tempo; riusciranno le nuove generazioni, riappropriandosi delle proprie radici, ad impedire che ciò accada?
Linguistic Policies promoted by the french state. From plurilinguism to monolinguism.
The territory of mainland France presents diverse linguistic realities. In the past, especially during the pre-revolutionary era, there was no single national language spoken by the people, and few knew the language of the court. With the democratization of the country over the centuries, there arose the need to unify the nation and its citizens from a linguistic point of view as well. The state has always been committed to national centralization, often at the expense of regional cultures and, especially, local languages. In recent decades, a cultural revaluation has led to progress in the preservation of dialects, but at the same time, France has not signed or ratified the European Charter for Regional or Minority Languages. During the Third Republic, many laws were passed in favor of the national language, and several measures were implemented to discourage new generations from using the so-called "patois." For instance, students were prohibited from speaking their regional languages in their respective schools. Today, the situation has reversed: various training and teaching programs are offered in some schools in the affected regions, with different degrees of immersion in the language, ranging from a few hours a week to full lessons. Despite the efforts of local communities and the central government, speakers of regional languages (or dialects, depending on the designation given to them, as this remains a subject of debate even today) are decreasing. It is becoming increasingly rare for people to use a dialect at home, with family, or among friends. The languages in question are: Occitan, Basque, Alsatian, Breton, Catalan, Franco-Provençal, and Corsican. Italy’s relationship with regional languages is entirely different from that of France. In the second half of the 20th century, Italy endeavored to promote the use of Italian as much as possible, just as, across the Alps, people began to perceive the loss of individual regional identities and the need for their reconsideration. This is due to the late unification of the country and the slow process of educating and instructing its citizens. Regional identities in Italy have historically been much stronger than in France, leading to a slower centralization and unification even from a linguistic perspective. Today, therefore, two opposite situations can be observed. Corsica, located in the heart of the Mediterranean, has been influenced by many cultures throughout its history, most notably by Ligurian rule and nearby Tuscany. The island’s dialect, in fact, belongs to the family of southern-central Italo-Dalmatian languages, like other dialects of the Italian peninsula. Among the regional languages of France, this one remains one of the most "alive," along with Breton, thanks primarily to policies aimed at preserving cultural heritage and the island’s strong regional identity. The media play a fundamental role in promoting the language, such as television and radio channels entirely in Corsican, as well as university courses at the University of Ajaccio and lessons in primary schools to help children reconnect with their roots. However, the only people still keeping the language alive and using it daily are the elderly, so the threat of Corsican disappearing grows closer with the passage of time. Will the new generations, by reclaiming their roots, succeed in preventing this from happening?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/164601