Female genital mutilation constitutes a violation of personal dignity and physical integrity, representing both a serious breach of fundamental rights and a complex challenge for criminal law. This study aims to analyze the phenomenon of FGM through a criminal law lens, assessing its legal implications, the limitations of punitive intervention, and the potential for an effective normative response that protects victims without disregarding the cultural contexts in which these practices are rooted. The paper opens with a historical and conceptual framework, exploring the World Health Organization’s definition of FGM, its main classifications, and its physical and psychological consequences. A comparison is also drawn with male circumcision to highlight differences in purpose, effects, and social perception. The core of the analysis lies in the criminal law dimension, starting from the recognition of FGM as a culturally motivated crime. The work examines the debate between multiculturalism and the universality of human rights, questioning whether cultural motivations may be considered as mitigating or justifying factors. In this context, the role of criminal law is explored not only as a repressive tool but also as a vehicle for conveying fundamental values such as bodily autonomy and the right to personal integrity. A significant section is devoted to international and supranational legislation, with a focus on the Maputo Protocol, UN conventions, and EU directives. The attention then shifts to the Italian legal system, analyzing Law No. 7/2006 and Article 583-bis of the Penal Code, discussing its structure, constituent elements, aggravating circumstances, and the challenges of enforcement in practice. The paper concludes with a reflection on the effectiveness of criminal intervention, stressing the importance of integrating penal measures with preventive, educational, and social strategies to structurally combat a phenomenon that, while culturally connoted, remains fundamentally incompatible with the core principles of the legal system.
Le mutilazioni genitali femminili costituiscono una pratica lesiva della dignità e dell’integrità della persona, configurandosi come una violazione sistematica dei diritti fondamentali e, al contempo, una sfida complessa per il diritto penale. Il presente lavoro intende analizzare il fenomeno delle MGF ponendo al centro l’approccio penalistico, con l’obiettivo di valutarne le implicazioni giuridiche, i limiti dell’intervento repressivo e le potenzialità di una risposta normativa efficace, capace di tutelare le vittime senza trascurare il contesto culturale in cui tali pratiche si radicano. L’elaborato si apre con un inquadramento storico e concettuale delle MGF, approfondendo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le principali classificazioni e le conseguenze fisiche e psicologiche. Viene inoltre proposto un confronto con la circoncisione maschile, al fine di evidenziare le differenze in termini di finalità, effetti e percezione sociale. Il cuore dell’analisi si sviluppa sul piano penalistico, a partire dal riconoscimento delle MGF come reati culturalmente motivati. Il lavoro esamina il dibattito tra multiculturalismo e universalismo dei diritti, interrogandosi sulla possibilità di considerare la motivazione culturale quale attenuante o giustificazione. In tale contesto, si riflette sul ruolo del diritto penale non solo come strumento di repressione, ma anche come veicolo di valori fondamentali, tra cui il principio di autodeterminazione e il diritto all’integrità fisica. Una parte rilevante è dedicata all’esame della normativa internazionale e sovranazionale, con particolare riferimento al Protocollo di Maputo, alle convenzioni ONU e alle direttive europee. L’attenzione si concentra poi sull’ordinamento italiano, con un’analisi della legge n. 7/2006 e dell’art. 583-bis c.p., valutandone struttura, elementi costitutivi, aggravanti e profili problematici, soprattutto in termini di applicazione concreta. L’elaborato si conclude con una riflessione sull’efficacia dell’intervento penale, sottolineando la necessità di integrarlo con strategie preventive, educative e sociali, al fine di contrastare in modo strutturale un fenomeno che, pur assumendo forme culturalmente connotate, si pone in netto contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico.
Mutilazioni genitali femminili. Il diritto penale di fronte al controllo degli uomini sulla sessualità delle donne.
INDRACCOLO, MARIA
2023/2024
Abstract
Le mutilazioni genitali femminili costituiscono una pratica lesiva della dignità e dell’integrità della persona, configurandosi come una violazione sistematica dei diritti fondamentali e, al contempo, una sfida complessa per il diritto penale. Il presente lavoro intende analizzare il fenomeno delle MGF ponendo al centro l’approccio penalistico, con l’obiettivo di valutarne le implicazioni giuridiche, i limiti dell’intervento repressivo e le potenzialità di una risposta normativa efficace, capace di tutelare le vittime senza trascurare il contesto culturale in cui tali pratiche si radicano. L’elaborato si apre con un inquadramento storico e concettuale delle MGF, approfondendo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le principali classificazioni e le conseguenze fisiche e psicologiche. Viene inoltre proposto un confronto con la circoncisione maschile, al fine di evidenziare le differenze in termini di finalità, effetti e percezione sociale. Il cuore dell’analisi si sviluppa sul piano penalistico, a partire dal riconoscimento delle MGF come reati culturalmente motivati. Il lavoro esamina il dibattito tra multiculturalismo e universalismo dei diritti, interrogandosi sulla possibilità di considerare la motivazione culturale quale attenuante o giustificazione. In tale contesto, si riflette sul ruolo del diritto penale non solo come strumento di repressione, ma anche come veicolo di valori fondamentali, tra cui il principio di autodeterminazione e il diritto all’integrità fisica. Una parte rilevante è dedicata all’esame della normativa internazionale e sovranazionale, con particolare riferimento al Protocollo di Maputo, alle convenzioni ONU e alle direttive europee. L’attenzione si concentra poi sull’ordinamento italiano, con un’analisi della legge n. 7/2006 e dell’art. 583-bis c.p., valutandone struttura, elementi costitutivi, aggravanti e profili problematici, soprattutto in termini di applicazione concreta. L’elaborato si conclude con una riflessione sull’efficacia dell’intervento penale, sottolineando la necessità di integrarlo con strategie preventive, educative e sociali, al fine di contrastare in modo strutturale un fenomeno che, pur assumendo forme culturalmente connotate, si pone in netto contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/164561