Negli ultimi anni il tema della sicurezza alimentare sta assumendo un'importanza crescente e rappresenta una sfida fondamentale per l'intera comunità scientifica. In questo contesto si inserisce l'allerta riguardante la melamina, sostanza divenuta celebre nel 2008, in seguito alla morte di sei bambini cinesi, conseguente all'assunzione di latte adulterato con la suddetta sostanza. La melamina (2,4,6-triamino-1,3,5-triazina) è una sostanza chimica che viene prodotta in notevole quantità per la sintesi di resine in combinazione con la formaldeide. Queste resine vengono utilizzate per la fabbricazione di laminati, materie plastiche e rivestimenti, compresi i materiali a contatto con gli alimenti come la stoviglie da cucina. In base al processo di depurazione utilizzato, la melamina può formare sottoprodotti di scarto strutturalmente correlati: l'acido cianurico, l'ammelina e l'ammelide. Inoltre la melamina è un metabolita e prodotto di degradazione della ciromazina, sostanza che viene usata come prodotto fitosanitario e come farmaco veterinario. La presenza di melamina nelle urine può rappresentare un rischio di calcolosi in co-presenza di acido cianurico o elevate concentrazioni di acido urico; questi ultimi, strutturalmente simili, promuoverebbero la reticolazione attraverso legami idrogeno. L'obiettivo di questo studio è la messa a punto di una nuova metodica analitica per la valutazione della melamina su campioni di urine e il suo impiego su 100 soggetti, nel tentativo di stabilire un valore di riferimento. Poichè si presume che la concentrazione urinaria di uno xenobiotico nella popolazione generale sia di gran lunga inferiore rispetto alla concentrazione che è stata riscontrata in campioni contaminati per frode alimentare, si è impiegata una tecnica particolarmente sensibile come la gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS/MS). Si è proceduto alla validazione della metodica analitica utilizzata ed in modo specifico è stato definito, per la melamina, un limite di rilevabilità (LdR) di 4 μg/l e un limite di quantificazione (LdQ) di 13.4 µg/l. I risultati ottenuti nel nostro studio hanno messo in evidenza che il 21% dei soggetti monitorati presenta tracce di melamina nelle urine, in un range di concentrazione compreso tra 10 μg/l e 29.7 μg/l. Ad ogni soggetto monitorato è stato fornito un questionario per valutare eventuali fonti di esposizione. L'analisi statistica dei dati ha evidenziato una correlazione significativa tra la presenza di melamina ed il tempo trascorso dall'ultimo pasto al momento del prelievo (p<0.05). Inoltre esiste una correlazione significativa (p<0.001) tra la presenza di melamina ed il tipo di materiale costituente le stoviglie utilizzate ed una correlazione significativa tra la presenza di melamina ed il consumo di ortaggi freschi (p<0.01). Il numero esiguo di dati analizzati non ha consentito una più approfondita trattazione statistica ma ha fornito un'idea dei fattori che potrebbero giustificare la presenza, seppur in tracce, di melamina nelle urine di alcuni dei soggetti monitorati. Ulteriori approfondimenti richiederanno l'utilizzo di questionari più approfonditi ed un campione più ampio numericamente e comprendente varie fasce di età.
messa a punto di un metodo di valutazione della melamina su urine in GC-MS/MS. un tentativo di definizione di un valore di riferimento
MARCHETTI, ELENA
2009/2010
Abstract
Negli ultimi anni il tema della sicurezza alimentare sta assumendo un'importanza crescente e rappresenta una sfida fondamentale per l'intera comunità scientifica. In questo contesto si inserisce l'allerta riguardante la melamina, sostanza divenuta celebre nel 2008, in seguito alla morte di sei bambini cinesi, conseguente all'assunzione di latte adulterato con la suddetta sostanza. La melamina (2,4,6-triamino-1,3,5-triazina) è una sostanza chimica che viene prodotta in notevole quantità per la sintesi di resine in combinazione con la formaldeide. Queste resine vengono utilizzate per la fabbricazione di laminati, materie plastiche e rivestimenti, compresi i materiali a contatto con gli alimenti come la stoviglie da cucina. In base al processo di depurazione utilizzato, la melamina può formare sottoprodotti di scarto strutturalmente correlati: l'acido cianurico, l'ammelina e l'ammelide. Inoltre la melamina è un metabolita e prodotto di degradazione della ciromazina, sostanza che viene usata come prodotto fitosanitario e come farmaco veterinario. La presenza di melamina nelle urine può rappresentare un rischio di calcolosi in co-presenza di acido cianurico o elevate concentrazioni di acido urico; questi ultimi, strutturalmente simili, promuoverebbero la reticolazione attraverso legami idrogeno. L'obiettivo di questo studio è la messa a punto di una nuova metodica analitica per la valutazione della melamina su campioni di urine e il suo impiego su 100 soggetti, nel tentativo di stabilire un valore di riferimento. Poichè si presume che la concentrazione urinaria di uno xenobiotico nella popolazione generale sia di gran lunga inferiore rispetto alla concentrazione che è stata riscontrata in campioni contaminati per frode alimentare, si è impiegata una tecnica particolarmente sensibile come la gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS/MS). Si è proceduto alla validazione della metodica analitica utilizzata ed in modo specifico è stato definito, per la melamina, un limite di rilevabilità (LdR) di 4 μg/l e un limite di quantificazione (LdQ) di 13.4 µg/l. I risultati ottenuti nel nostro studio hanno messo in evidenza che il 21% dei soggetti monitorati presenta tracce di melamina nelle urine, in un range di concentrazione compreso tra 10 μg/l e 29.7 μg/l. Ad ogni soggetto monitorato è stato fornito un questionario per valutare eventuali fonti di esposizione. L'analisi statistica dei dati ha evidenziato una correlazione significativa tra la presenza di melamina ed il tempo trascorso dall'ultimo pasto al momento del prelievo (p<0.05). Inoltre esiste una correlazione significativa (p<0.001) tra la presenza di melamina ed il tipo di materiale costituente le stoviglie utilizzate ed una correlazione significativa tra la presenza di melamina ed il consumo di ortaggi freschi (p<0.01). Il numero esiguo di dati analizzati non ha consentito una più approfondita trattazione statistica ma ha fornito un'idea dei fattori che potrebbero giustificare la presenza, seppur in tracce, di melamina nelle urine di alcuni dei soggetti monitorati. Ulteriori approfondimenti richiederanno l'utilizzo di questionari più approfonditi ed un campione più ampio numericamente e comprendente varie fasce di età.File | Dimensione | Formato | |
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