The thesis aims to analyze the work of the Berlin-based architectural collective 'raumlabor', renowned for its temporary and site-specific architectural installations, in order to investigate their impact on the city and the communities that inhabit it. Raumlabor envisions architecture as a tool for reflection and social activation, intervening in marginal contexts to redefine the relationship between citizens and their environment. Through an interdisciplinary approach that intertwines architectural theory and an exploration of spatial performativity, this study examines the role of both ephemeral and permanent installations in transforming spatial perception and shaping collective memory. The analysis situates raumlabor within a broader tradition of architectural experimentation, identifying the theoretical and design influences that have shaped its practice. Their work is part of the debate that emerged in the second half of the twentieth century around radical and utopian architecture, drawing on the research of Cedric Price, Archigram, the tactical urbanism movement, and others. At the same time, their practice engages with the historical transformations of Berlin, a city marked by continuous spatial and identity reconfigurations throughout the twentieth and twenty-first centuries. Raumlabor’s design strategies respond to processes of gentrification and the privatization of public spaces by experimenting with flexible and participatory architectural models. The main case study focuses on two key projects: Deep Encounter, a temporary installation in the Netherlands, and Floating Berlin, a floating infrastructure and cultural centre that evolved from an ephemeral intervention into a permanent space in Berlin. The comparison between these two projects provides an opportunity to reflect on how time shapes architecture: how does the duration of an intervention alter its perception? What impact does it have on the lives of those who experience it? And what remains once the installation disappears or becomes an enduring part of the urban fabric?

La tesi mira ad analizzare l’opera del collettivo di architetti berlinese ‘raumlabor’, celebre per le sue installazioni architettoniche temporanee e site-specific allo scopo di indagare l'impatto di queste sul tessuto urbano e sulle comunità che lo abitano. Raumlabor concepisce l’architettura come uno strumento di riflessione e attivazione sociale, intervenendo in contesti marginali per ridefinire la relazione tra i cittadini e l’ambiente. Attraverso un approccio interdisciplinare che intreccia teoria architettonica e un’indagine sulla performatività dello spazio, l’elaborato esplora il ruolo delle installazioni effimere e permanenti nella trasformazione della percezione degli spazi e nella costruzione della memoria collettiva. L’analisi colloca raumlabor all’interno di una più ampia tradizione di sperimentazione architettonica, individuando le matrici teoriche e progettuali che ne hanno influenzato la pratica. Il loro lavoro si inserisce infatti nel dibattito avviato nella seconda metà del Novecento intorno all’architettura radicale e utopica, con richiami alle ricerche di Cedric Price, Archigram, al movimento dell’urbanismo tattico e altri. Parallelamente, il loro lavoro si confronta con le trasformazioni storiche della città di Berlino, un contesto segnato da continue ridefinizioni spaziali e identitarie nel corso del XX e XXI secolo. Le strategie progettuali di raumlabor rispondono ai processi di gentrificazione e privatizzazione degli spazi pubblici, sperimentando con modelli architettonici flessibili e partecipativi. Il caso di studio principale si focalizza su due progetti: Deep Encounter, un’installazione temporanea realizzata nei Paesi Bassi, e Floating Berlin, un’infrastruttura galleggiante e centro culturale che, da intervento effimero, si è trasformata in uno spazio permanente a Berlino. Il confronto tra questi due progetti offre l’occasione per interrogarsi su come il tempo plasmi l’architettura: in che modo la durata di un intervento ne modifica la percezione? Quale impatto può avere sulla vita delle persone che lo attraversano? E cosa rimane, una volta che l’installazione scompare o si stabilizza nel tessuto urbano?

Dall'effimero al permanente: raumlabor e il dialogo tra comunità e spazio urbano nell'architettura site-specific

MULLAI, DANIELA
2023/2024

Abstract

La tesi mira ad analizzare l’opera del collettivo di architetti berlinese ‘raumlabor’, celebre per le sue installazioni architettoniche temporanee e site-specific allo scopo di indagare l'impatto di queste sul tessuto urbano e sulle comunità che lo abitano. Raumlabor concepisce l’architettura come uno strumento di riflessione e attivazione sociale, intervenendo in contesti marginali per ridefinire la relazione tra i cittadini e l’ambiente. Attraverso un approccio interdisciplinare che intreccia teoria architettonica e un’indagine sulla performatività dello spazio, l’elaborato esplora il ruolo delle installazioni effimere e permanenti nella trasformazione della percezione degli spazi e nella costruzione della memoria collettiva. L’analisi colloca raumlabor all’interno di una più ampia tradizione di sperimentazione architettonica, individuando le matrici teoriche e progettuali che ne hanno influenzato la pratica. Il loro lavoro si inserisce infatti nel dibattito avviato nella seconda metà del Novecento intorno all’architettura radicale e utopica, con richiami alle ricerche di Cedric Price, Archigram, al movimento dell’urbanismo tattico e altri. Parallelamente, il loro lavoro si confronta con le trasformazioni storiche della città di Berlino, un contesto segnato da continue ridefinizioni spaziali e identitarie nel corso del XX e XXI secolo. Le strategie progettuali di raumlabor rispondono ai processi di gentrificazione e privatizzazione degli spazi pubblici, sperimentando con modelli architettonici flessibili e partecipativi. Il caso di studio principale si focalizza su due progetti: Deep Encounter, un’installazione temporanea realizzata nei Paesi Bassi, e Floating Berlin, un’infrastruttura galleggiante e centro culturale che, da intervento effimero, si è trasformata in uno spazio permanente a Berlino. Il confronto tra questi due progetti offre l’occasione per interrogarsi su come il tempo plasmi l’architettura: in che modo la durata di un intervento ne modifica la percezione? Quale impatto può avere sulla vita delle persone che lo attraversano? E cosa rimane, una volta che l’installazione scompare o si stabilizza nel tessuto urbano?
From the ephemeral to the permanent: raumlabor and the dialogue between community and urban space in site-specific architecture
The thesis aims to analyze the work of the Berlin-based architectural collective 'raumlabor', renowned for its temporary and site-specific architectural installations, in order to investigate their impact on the city and the communities that inhabit it. Raumlabor envisions architecture as a tool for reflection and social activation, intervening in marginal contexts to redefine the relationship between citizens and their environment. Through an interdisciplinary approach that intertwines architectural theory and an exploration of spatial performativity, this study examines the role of both ephemeral and permanent installations in transforming spatial perception and shaping collective memory. The analysis situates raumlabor within a broader tradition of architectural experimentation, identifying the theoretical and design influences that have shaped its practice. Their work is part of the debate that emerged in the second half of the twentieth century around radical and utopian architecture, drawing on the research of Cedric Price, Archigram, the tactical urbanism movement, and others. At the same time, their practice engages with the historical transformations of Berlin, a city marked by continuous spatial and identity reconfigurations throughout the twentieth and twenty-first centuries. Raumlabor’s design strategies respond to processes of gentrification and the privatization of public spaces by experimenting with flexible and participatory architectural models. The main case study focuses on two key projects: Deep Encounter, a temporary installation in the Netherlands, and Floating Berlin, a floating infrastructure and cultural centre that evolved from an ephemeral intervention into a permanent space in Berlin. The comparison between these two projects provides an opportunity to reflect on how time shapes architecture: how does the duration of an intervention alter its perception? What impact does it have on the lives of those who experience it? And what remains once the installation disappears or becomes an enduring part of the urban fabric?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/164349