La pianificazione territoriale condiziona in maniera significativa gli habitat naturali, andando ad interferire in proprietà quali la struttura e la composizione delle tessere che compongono il paesaggio. L'incremento delle aree urbane e l'avvento dell'agricoltura intensiva hanno modificato pesantemente il territorio, riducendo gli habitat disponibili di numerose specie animali. Il presente studio è articolato in due parti: nella prima, utilizzando come base cartografica le mappe catastali napoleoniche, si è costruita in ambiente GIS una carta di uso del suolo del comune di Asti risalente al primo ventennio del 1800. Successivamente, è stata effettuata un'analisi fisionomica dell'uso del suolo antico e recente mediante l'applicazione di indici spaziali per comprendere quali siano state le variazioni più significative a livello paesaggistico negli ultimi due secoli. Dai risultati ottenuti si è potuto constatare come la trasformazione dell'uso del suolo nell'astigiano si sia svolta tendenzialmente in due direzioni: progressiva espansione della monocoltura di tipo intensivo e incremento dell'urbanizzazione in pianura; contrazione delle superfici coltivate a vite in collina con aumento delle aree boscate. A questo processo di conversione si è accompagnata una generale diminuzione della frammentazione di quasi tutte le tipologie di uso del suolo, meno che del bosco, il quale, pur aumentando considerevolmente la sua presenza, oggi risulta leggermente più frammentato che all'epoca. Nella seconda parte del lavoro, in base alla disponibilità dei dati e all'habitat frequentato, sono state scelte cinque specie ornitiche (Picchio rosso maggiore, Picchio muratore, rondine, Gazza, Cornacchia grigia) di cui si possedevano i dati di presenza nell'area di studio (Caprio et al., 2007) e per le quali sono state costruite le carte di presenza in ambiente GIS. Successivamente, mediante l'utilizzo del software Biomapper (Hirzel et al., 2004), è stato calcolato l'indice ENFA (Ecological Niche Factor Analisys ) per ciascuna specie, al fine di stimare la vocazionalità ambientale recente rispetto alle variabili fisiche del territorio (quota, pendenza, esposizione) e alle variabili di uso del suolo. In un secondo momento il modello è stato applicato agli usi del suolo antichi, al fine di stimare l'idoneità ambientale di inizio ottocento. Dai risultati ottenuti si può sottolineare come il modello restituisca carte di vocazionalità ambientale attuali verosimili, mentre nella stima della vocazionalità ambientale del paesaggio antico, per le specie legate fortemente ad una variabile esclusiva presenti alcuni limiti, legati principalmente all'impossibilità di discriminare le differenze che intercorrono tra l'uso del suolo attuale e il suo omologo nel passato. Nei limiti che presenta l'applicazione di un modello ad una configurazione di paesaggio antico, il presente lavoro contribuisce a sottolineare la validità di questi modelli nel predire e quantificare la disponibilità di habitat per le specie di interesse in funzione dei cambiamenti dell'uso del suolo. A questo proposito si sottolinea come l'integrazione dei GIS con i modelli di vocazionalità ambientale sia un potente strumento che possiede numerose applicazioni al servizio della progettazione ambientale, e come questa interazione applicata a scale temporali diverse, possa fornire indicazioni di tendenze passate ed essere di supporto ad eventuali previsioni future nell'ambito della pianificazione territoriale.

Dinamica ed evoluzione del paesaggio nel comune di Asti dall'età napoleonica ad oggi: effetti sulla vocazionalità ambientale di cinque specie ornitiche

GOLZIO, FEDERICO
2009/2010

Abstract

La pianificazione territoriale condiziona in maniera significativa gli habitat naturali, andando ad interferire in proprietà quali la struttura e la composizione delle tessere che compongono il paesaggio. L'incremento delle aree urbane e l'avvento dell'agricoltura intensiva hanno modificato pesantemente il territorio, riducendo gli habitat disponibili di numerose specie animali. Il presente studio è articolato in due parti: nella prima, utilizzando come base cartografica le mappe catastali napoleoniche, si è costruita in ambiente GIS una carta di uso del suolo del comune di Asti risalente al primo ventennio del 1800. Successivamente, è stata effettuata un'analisi fisionomica dell'uso del suolo antico e recente mediante l'applicazione di indici spaziali per comprendere quali siano state le variazioni più significative a livello paesaggistico negli ultimi due secoli. Dai risultati ottenuti si è potuto constatare come la trasformazione dell'uso del suolo nell'astigiano si sia svolta tendenzialmente in due direzioni: progressiva espansione della monocoltura di tipo intensivo e incremento dell'urbanizzazione in pianura; contrazione delle superfici coltivate a vite in collina con aumento delle aree boscate. A questo processo di conversione si è accompagnata una generale diminuzione della frammentazione di quasi tutte le tipologie di uso del suolo, meno che del bosco, il quale, pur aumentando considerevolmente la sua presenza, oggi risulta leggermente più frammentato che all'epoca. Nella seconda parte del lavoro, in base alla disponibilità dei dati e all'habitat frequentato, sono state scelte cinque specie ornitiche (Picchio rosso maggiore, Picchio muratore, rondine, Gazza, Cornacchia grigia) di cui si possedevano i dati di presenza nell'area di studio (Caprio et al., 2007) e per le quali sono state costruite le carte di presenza in ambiente GIS. Successivamente, mediante l'utilizzo del software Biomapper (Hirzel et al., 2004), è stato calcolato l'indice ENFA (Ecological Niche Factor Analisys ) per ciascuna specie, al fine di stimare la vocazionalità ambientale recente rispetto alle variabili fisiche del territorio (quota, pendenza, esposizione) e alle variabili di uso del suolo. In un secondo momento il modello è stato applicato agli usi del suolo antichi, al fine di stimare l'idoneità ambientale di inizio ottocento. Dai risultati ottenuti si può sottolineare come il modello restituisca carte di vocazionalità ambientale attuali verosimili, mentre nella stima della vocazionalità ambientale del paesaggio antico, per le specie legate fortemente ad una variabile esclusiva presenti alcuni limiti, legati principalmente all'impossibilità di discriminare le differenze che intercorrono tra l'uso del suolo attuale e il suo omologo nel passato. Nei limiti che presenta l'applicazione di un modello ad una configurazione di paesaggio antico, il presente lavoro contribuisce a sottolineare la validità di questi modelli nel predire e quantificare la disponibilità di habitat per le specie di interesse in funzione dei cambiamenti dell'uso del suolo. A questo proposito si sottolinea come l'integrazione dei GIS con i modelli di vocazionalità ambientale sia un potente strumento che possiede numerose applicazioni al servizio della progettazione ambientale, e come questa interazione applicata a scale temporali diverse, possa fornire indicazioni di tendenze passate ed essere di supporto ad eventuali previsioni future nell'ambito della pianificazione territoriale.
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