My work focuses on the morphological analysis of skeletal remains dated to the 18th century, originating from the female Cistercian monastery of Santa Maria della Stella in Saluzzo. The primary aim of the research was to identify osteological indicators associated with prolonged kneeling postures during liturgical activities in a monastic cloistered context. In the first phase of my research, I conducted a historical and bibliographic study on the monastic context and the osteological indicators related to forced postures involving the hip, knee, and foot joints; a total of 23 skeletal indicators were documented. In the second phase, I performed anthropological observations on 20 skeletal subjects from the monastery's funerary group, with the aim of identifying, quantifying, and photographing the skeletal signs. The main bone alterations observed are related to extensions of the articular facets (squatting, kneeling), joint alterations (osteoarthritis, porosity, eburnation), periarticular alterations (Allen’s fossa, Poirier’s facet, acetabular impression), enthesopathies (enthesophytes at the calcaneal tuberosity, enthesophytes at the soleal line). Among these, the most common lesions are arthropathy in the acetabulum, osteoarthritis in the knee, enthesopathy and patellar arthropathy, squatting facets, and kneeling facets. Ten individuals (T1, T6, T9, T15, T18, T19, T26, T34, T35, T47) exhibit recurring patterns such as osteoarthritis in the knee and squatting facets on the distal tibia epiphysis, and some also show acetabular arthropathy and kneeling facets. The recurrent and concomitant presence of skeletal patterns related to repeated knee joint stress and hyperdorsiflexion of the ankle suggests a close relationship with prolonged kneeling positions. Although it cannot be excluded that other factors contribute to their onset (degenerative diseases due to aging or other occupational activities), the bioarchaeological evidence is consistent with the interpretation that prolonged kneeling is one of the main causes of their coexistence. The main limitations of this research are related to the preservation state of the material, which did not always allow for observations of the skeletal districts. However, the findings of this study provide insights for future investigations; indeed, expanding the study sample and integrating it with historical sources (monastic chronicles and religious rules) would enrich the understanding of the identified lesions. Furthermore, studying the distribution of markers across various age groups and evaluating other pathologies associated with ascetic practices (osteoporosis conditions and signs of nutritional deficiencies caused by prolonged fasting) may offer interesting avenues for expanding the research. In conclusion, this study has provided a more in-depth view of the physical conditions of the Cistercian nuns of Saluzzo in the 18th century, highlighting a possible link between ascetic practices and bone modifications.

Il mio lavoro si concentra sull’analisi morfologica dei resti scheletrici datati al XVIII secolo provenienti dal monastero cistercense femminile di Santa Maria della Stella in Saluzzo. L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di identificare gli indicatori osteologici associati a posture da inginocchiamento protratto durante le attività liturgiche in un contesto monastico di clausura. Nella prima fase della mia ricerca ho effettuato un approfondimento storico e bibliografico sul contesto monastico e sugli indicatori osteologici relazionabili alle posture forzate con coinvolgimento dell’articolazione dell’anca, del ginocchio e del piede; nel complesso sono state raccolte informazioni su 23 indicatori ossei. Nella seconda fase ho effettuato osservazioni antropologiche su 20 soggetti scheletrici provenienti dall’insieme funerario del monastero con l’intento di identificare, quantificare e documentare fotograficamente i segni scheletrici. Le principali alterazioni ossee riscontrate sono riconducibili a estensioni delle faccette articolari (squatting, kneeling), alterazioni articolari (osteofitosi, porosità, eburneizzazione), alterazioni periarticolari (fossa di Allen, faccetta di Poirier, impronta acetabolare), entesopatie (entesofiti alla tuberosità del calcagno, entesofiti alla linea soleale). Tra esse, le lesioni più ricorrenti sono l’artropatia all’acetabolo, l’osteoartrosi al ginocchio, l’entesopatia e artropatia patellare, le faccette da squatting e le faccette da kneeling. Dieci individui (T1, T6, T9, T15, T18, T19, T26, T34, T35, T47) presentano schemi ricorrenti quali l’osteoartrosi al ginocchio e le faccette da squatting sull’epifisi distale della tibia, e alcuni di essi presentano anche l’artropatia all’acetabolo e le faccette da kneeling. La presenza ricorrente e concomitante di patterns scheletrici, relazionabili a sollecitazioni ripetute dell’articolazione del ginocchio e iperdorsiflessione della caviglia, suggerirebbe una relazione stretta con la posizione dell’inginocchiamento prolungato. Sebbene non si possa escludere che anche altri fattori contribuiscano alla loro insorgenza (patologie degenerative da invecchiamento o altre attività occupazionali), il dato bioarcheologico è coerente con l’interpretazione che l’inginocchiamento prolungato sia tra le cause principali della loro coesistenza. I principali limiti di questa ricerca sono da individuare nello stato di conservazione del materiale che non sempre ha reso possibile le osservazioni dei distretti scheletrici. Quanto individuato da questo studio offre, tuttavia, spunti per futuri approfondimenti; infatti, l’ampliamento del campione di studio e l’integrazione con fonti storiche (cronache monastiche e regole religiose), permetterebbero di arricchire la comprensione delle lesioni individuate; inoltre, lo studio della distribuzione dei marcatori nelle varie classi di età e la valutazione di altre patologie associate alle pratiche ascetiche (condizioni di osteoporosi e segnali di carenze nutrizionali causati da digiuni protratti) potranno fornire interessanti ambiti di ampliamento della ricerca. In conclusione, questo studio ha fornito una visione più approfondita sulle condizioni fisiche delle religiose cistercensi di Saluzzo nel XVIII secolo, evidenziando un possibile legame tra pratiche ascetiche e modificazioni ossee.

Analisi degli indicatori osteologici di inginocchiamento nello studio antropologico di resti scheletrici provenienti da un contesto monastico del XVIII secolo

CONRADO, VALERIA
2023/2024

Abstract

Il mio lavoro si concentra sull’analisi morfologica dei resti scheletrici datati al XVIII secolo provenienti dal monastero cistercense femminile di Santa Maria della Stella in Saluzzo. L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di identificare gli indicatori osteologici associati a posture da inginocchiamento protratto durante le attività liturgiche in un contesto monastico di clausura. Nella prima fase della mia ricerca ho effettuato un approfondimento storico e bibliografico sul contesto monastico e sugli indicatori osteologici relazionabili alle posture forzate con coinvolgimento dell’articolazione dell’anca, del ginocchio e del piede; nel complesso sono state raccolte informazioni su 23 indicatori ossei. Nella seconda fase ho effettuato osservazioni antropologiche su 20 soggetti scheletrici provenienti dall’insieme funerario del monastero con l’intento di identificare, quantificare e documentare fotograficamente i segni scheletrici. Le principali alterazioni ossee riscontrate sono riconducibili a estensioni delle faccette articolari (squatting, kneeling), alterazioni articolari (osteofitosi, porosità, eburneizzazione), alterazioni periarticolari (fossa di Allen, faccetta di Poirier, impronta acetabolare), entesopatie (entesofiti alla tuberosità del calcagno, entesofiti alla linea soleale). Tra esse, le lesioni più ricorrenti sono l’artropatia all’acetabolo, l’osteoartrosi al ginocchio, l’entesopatia e artropatia patellare, le faccette da squatting e le faccette da kneeling. Dieci individui (T1, T6, T9, T15, T18, T19, T26, T34, T35, T47) presentano schemi ricorrenti quali l’osteoartrosi al ginocchio e le faccette da squatting sull’epifisi distale della tibia, e alcuni di essi presentano anche l’artropatia all’acetabolo e le faccette da kneeling. La presenza ricorrente e concomitante di patterns scheletrici, relazionabili a sollecitazioni ripetute dell’articolazione del ginocchio e iperdorsiflessione della caviglia, suggerirebbe una relazione stretta con la posizione dell’inginocchiamento prolungato. Sebbene non si possa escludere che anche altri fattori contribuiscano alla loro insorgenza (patologie degenerative da invecchiamento o altre attività occupazionali), il dato bioarcheologico è coerente con l’interpretazione che l’inginocchiamento prolungato sia tra le cause principali della loro coesistenza. I principali limiti di questa ricerca sono da individuare nello stato di conservazione del materiale che non sempre ha reso possibile le osservazioni dei distretti scheletrici. Quanto individuato da questo studio offre, tuttavia, spunti per futuri approfondimenti; infatti, l’ampliamento del campione di studio e l’integrazione con fonti storiche (cronache monastiche e regole religiose), permetterebbero di arricchire la comprensione delle lesioni individuate; inoltre, lo studio della distribuzione dei marcatori nelle varie classi di età e la valutazione di altre patologie associate alle pratiche ascetiche (condizioni di osteoporosi e segnali di carenze nutrizionali causati da digiuni protratti) potranno fornire interessanti ambiti di ampliamento della ricerca. In conclusione, questo studio ha fornito una visione più approfondita sulle condizioni fisiche delle religiose cistercensi di Saluzzo nel XVIII secolo, evidenziando un possibile legame tra pratiche ascetiche e modificazioni ossee.
Analysis of osteological markers of kneeling in the anthropological study of skeletal remains from an 18th-century monastic context.
My work focuses on the morphological analysis of skeletal remains dated to the 18th century, originating from the female Cistercian monastery of Santa Maria della Stella in Saluzzo. The primary aim of the research was to identify osteological indicators associated with prolonged kneeling postures during liturgical activities in a monastic cloistered context. In the first phase of my research, I conducted a historical and bibliographic study on the monastic context and the osteological indicators related to forced postures involving the hip, knee, and foot joints; a total of 23 skeletal indicators were documented. In the second phase, I performed anthropological observations on 20 skeletal subjects from the monastery's funerary group, with the aim of identifying, quantifying, and photographing the skeletal signs. The main bone alterations observed are related to extensions of the articular facets (squatting, kneeling), joint alterations (osteoarthritis, porosity, eburnation), periarticular alterations (Allen’s fossa, Poirier’s facet, acetabular impression), enthesopathies (enthesophytes at the calcaneal tuberosity, enthesophytes at the soleal line). Among these, the most common lesions are arthropathy in the acetabulum, osteoarthritis in the knee, enthesopathy and patellar arthropathy, squatting facets, and kneeling facets. Ten individuals (T1, T6, T9, T15, T18, T19, T26, T34, T35, T47) exhibit recurring patterns such as osteoarthritis in the knee and squatting facets on the distal tibia epiphysis, and some also show acetabular arthropathy and kneeling facets. The recurrent and concomitant presence of skeletal patterns related to repeated knee joint stress and hyperdorsiflexion of the ankle suggests a close relationship with prolonged kneeling positions. Although it cannot be excluded that other factors contribute to their onset (degenerative diseases due to aging or other occupational activities), the bioarchaeological evidence is consistent with the interpretation that prolonged kneeling is one of the main causes of their coexistence. The main limitations of this research are related to the preservation state of the material, which did not always allow for observations of the skeletal districts. However, the findings of this study provide insights for future investigations; indeed, expanding the study sample and integrating it with historical sources (monastic chronicles and religious rules) would enrich the understanding of the identified lesions. Furthermore, studying the distribution of markers across various age groups and evaluating other pathologies associated with ascetic practices (osteoporosis conditions and signs of nutritional deficiencies caused by prolonged fasting) may offer interesting avenues for expanding the research. In conclusion, this study has provided a more in-depth view of the physical conditions of the Cistercian nuns of Saluzzo in the 18th century, highlighting a possible link between ascetic practices and bone modifications.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/163614