This thesis analyzes the militarization process of the Capo Teulada territory (Sardinia) through a historical-ethnographic perspective, examining the relationships between the local community and the military range from its installation in 1956 until 2005. The research is based on interviews conducted between May 2023 and December 2024, integrated with archival documents, audiovisual material, and dossiers produced by local movements. The work contributes to the theoretical debate on critical geography of militarization, particularly engaging with Rachel Woodward's analytical model on the modalities of military control over territory. The research identifies three crucial phases: the range's installation (1951-1959), the period of youth mobilizations and legislative change (1970-1990), and the phase of professional categories' struggles for resource access (1990-2005). For each phase, the research analyzes the different ways through which military control manifested: physical presence, information control, state governance practices, and the discursive construction of national security. The first chapter outlines the theoretical and contextual framework, examining Sardinia's militarization process in the post-war period. Special attention is given to Gidwani's concept of ‹‹wasteland››, used to analyze the mechanisms through which the territory and its inhabitants were categorized as residual and therefore sacrificeable. The analysis shows how this marginalization dynamic operates not only in the center-periphery relationship between Italy and Sardinia but also within the local context itself. The second chapter focuses on the moment of expropriations, analyzing forms of everyday resistance enacted by the population. Through collected testimonies, it emerges how the response to the range's installation was characterized by significant class inequalities. While large landowners saw the installation as an opportunity for profit, small and medium landowners strongly opposed it, developing forms of everyday resistance. The third chapter examines the evolution of relationships between the community and the military base from 1970 to 2005. During this period, various forms of opposition led to the creation of spaces for negotiation and coexistence. The analysis focuses particularly on the struggles of shepherds for access to pastures and fishermen for compensation recognition. The research highlights how military control over the territory evolved over time, moving from forms of unilateral imposition to more complex modes of negotiation. However, this evolution has not led to a real reduction in military control, but rather to its rearticulation through new forms of economic dependency. The thesis concludes by reflecting on contemporary challenges related to military presence, particularly environmental and health issues. These problems open new fronts of opposition which, unlike previous forms of resistance focused on resource access, cannot be resolved through economic compensation mechanisms.

Questa tesi analizza il processo di militarizzazione del territorio di Capo Teulada (Sardegna) attraverso una prospettiva storico-etnografica, esaminando le relazioni tra la comunità locale e il poligono militare dall'installazione nel 1956 fino al 2005. La ricerca si basa su interviste condotte tra maggio 2023 e dicembre 2024, integrate da documenti d'archivio, materiale audiovisivo e dossier autoprodotti dai movimenti locali. Il lavoro si inserisce nel dibattito teorico sulla geografia critica della militarizzazione, dialogando in particolare con il modello analitico di Rachel Woodward sulle modalità di controllo militare del territorio. L'indagine identifica tre fasi cruciali: l'installazione del poligono (1951-1959), il periodo delle mobilitazioni giovanili e del cambiamento legislativo (1970-1990), e la fase delle lotte delle categorie professionali per l'accesso alle risorse (1990-2005). Per ciascuna fase, vengono analizzate le diverse modalità attraverso cui il controllo militare si è manifestato: la presenza fisica, il controllo delle informazioni, le pratiche di governance statale e la costruzione discorsiva della sicurezza nazionale. Il primo capitolo delinea il quadro teorico e analitico, esaminando il processo di militarizzazione della Sardegna nel secondo dopoguerra. Particolare attenzione viene dedicata al concetto di ‹‹wasteland›› di Gidwani, utilizzato per analizzare i meccanismi attraverso cui il territorio e i suoi abitanti sono stati categorizzati come residuali e quindi sacrificabili. Si evidenzia come questa dinamica di marginalizzazione operi non solo nel rapporto centro-periferia tra Italia e Sardegna, ma anche all'interno dello stesso contesto locale. Il secondo capitolo si concentra sul momento degli espropri, analizzando le forme di resistenza quotidiana messe in atto dalla popolazione. Attraverso le testimonianze raccolte, emerge come la risposta all'installazione del poligono sia stata caratterizzata da significative disuguaglianze di classe. Mentre i grandi proprietari terrieri videro nell'installazione un'opportunità di guadagno, i piccoli e medi proprietari si opposero strenuamente, sviluppando forme di resistenza quotidiana. Il terzo capitolo esamina l'evoluzione dei rapporti tra comunità e base militare dal 1970 al 2005. In questo periodo, diverse forme di opposizione portarono alla creazione di spazi di negoziazione e convivenza tra le autorità comunali e della Difesa. L'analisi si concentra in particolare sulle battaglie dei pastori per l'accesso ai pascoli e dei pescatori per il riconoscimento degli indennizzi. La ricerca evidenzia come il controllo militare sul territorio si sia evoluto nel tempo, passando da forme di imposizione unilaterale della presenza sul territorio a modalità più complesse di negoziazione della sovranità sullo stesso. Tuttavia, questa evoluzione non ha portato a un reale ridimensionamento del controllo militare, quanto piuttosto a una sua riarticolazione attraverso nuove forme di dipendenza economica. La tesi si conclude riflettendo sulle sfide contemporanee legate alla presenza militare, in particolare quelle ambientali e sanitarie. Queste problematiche aprono nuovi fronti di opposizione che, a differenza delle precedenti forme di resistenza incentrate sull'accesso alle risorse, non possono essere risolte attraverso meccanismi di compensazione economica.

Manu Militari. Un'analisi storico-etnografica del poligono di Capo Teulada

PIRAS, MAURA
2023/2024

Abstract

Questa tesi analizza il processo di militarizzazione del territorio di Capo Teulada (Sardegna) attraverso una prospettiva storico-etnografica, esaminando le relazioni tra la comunità locale e il poligono militare dall'installazione nel 1956 fino al 2005. La ricerca si basa su interviste condotte tra maggio 2023 e dicembre 2024, integrate da documenti d'archivio, materiale audiovisivo e dossier autoprodotti dai movimenti locali. Il lavoro si inserisce nel dibattito teorico sulla geografia critica della militarizzazione, dialogando in particolare con il modello analitico di Rachel Woodward sulle modalità di controllo militare del territorio. L'indagine identifica tre fasi cruciali: l'installazione del poligono (1951-1959), il periodo delle mobilitazioni giovanili e del cambiamento legislativo (1970-1990), e la fase delle lotte delle categorie professionali per l'accesso alle risorse (1990-2005). Per ciascuna fase, vengono analizzate le diverse modalità attraverso cui il controllo militare si è manifestato: la presenza fisica, il controllo delle informazioni, le pratiche di governance statale e la costruzione discorsiva della sicurezza nazionale. Il primo capitolo delinea il quadro teorico e analitico, esaminando il processo di militarizzazione della Sardegna nel secondo dopoguerra. Particolare attenzione viene dedicata al concetto di ‹‹wasteland›› di Gidwani, utilizzato per analizzare i meccanismi attraverso cui il territorio e i suoi abitanti sono stati categorizzati come residuali e quindi sacrificabili. Si evidenzia come questa dinamica di marginalizzazione operi non solo nel rapporto centro-periferia tra Italia e Sardegna, ma anche all'interno dello stesso contesto locale. Il secondo capitolo si concentra sul momento degli espropri, analizzando le forme di resistenza quotidiana messe in atto dalla popolazione. Attraverso le testimonianze raccolte, emerge come la risposta all'installazione del poligono sia stata caratterizzata da significative disuguaglianze di classe. Mentre i grandi proprietari terrieri videro nell'installazione un'opportunità di guadagno, i piccoli e medi proprietari si opposero strenuamente, sviluppando forme di resistenza quotidiana. Il terzo capitolo esamina l'evoluzione dei rapporti tra comunità e base militare dal 1970 al 2005. In questo periodo, diverse forme di opposizione portarono alla creazione di spazi di negoziazione e convivenza tra le autorità comunali e della Difesa. L'analisi si concentra in particolare sulle battaglie dei pastori per l'accesso ai pascoli e dei pescatori per il riconoscimento degli indennizzi. La ricerca evidenzia come il controllo militare sul territorio si sia evoluto nel tempo, passando da forme di imposizione unilaterale della presenza sul territorio a modalità più complesse di negoziazione della sovranità sullo stesso. Tuttavia, questa evoluzione non ha portato a un reale ridimensionamento del controllo militare, quanto piuttosto a una sua riarticolazione attraverso nuove forme di dipendenza economica. La tesi si conclude riflettendo sulle sfide contemporanee legate alla presenza militare, in particolare quelle ambientali e sanitarie. Queste problematiche aprono nuovi fronti di opposizione che, a differenza delle precedenti forme di resistenza incentrate sull'accesso alle risorse, non possono essere risolte attraverso meccanismi di compensazione economica.
Manu Militari. A socio-historical analysis of Capo Teulada military base
This thesis analyzes the militarization process of the Capo Teulada territory (Sardinia) through a historical-ethnographic perspective, examining the relationships between the local community and the military range from its installation in 1956 until 2005. The research is based on interviews conducted between May 2023 and December 2024, integrated with archival documents, audiovisual material, and dossiers produced by local movements. The work contributes to the theoretical debate on critical geography of militarization, particularly engaging with Rachel Woodward's analytical model on the modalities of military control over territory. The research identifies three crucial phases: the range's installation (1951-1959), the period of youth mobilizations and legislative change (1970-1990), and the phase of professional categories' struggles for resource access (1990-2005). For each phase, the research analyzes the different ways through which military control manifested: physical presence, information control, state governance practices, and the discursive construction of national security. The first chapter outlines the theoretical and contextual framework, examining Sardinia's militarization process in the post-war period. Special attention is given to Gidwani's concept of ‹‹wasteland››, used to analyze the mechanisms through which the territory and its inhabitants were categorized as residual and therefore sacrificeable. The analysis shows how this marginalization dynamic operates not only in the center-periphery relationship between Italy and Sardinia but also within the local context itself. The second chapter focuses on the moment of expropriations, analyzing forms of everyday resistance enacted by the population. Through collected testimonies, it emerges how the response to the range's installation was characterized by significant class inequalities. While large landowners saw the installation as an opportunity for profit, small and medium landowners strongly opposed it, developing forms of everyday resistance. The third chapter examines the evolution of relationships between the community and the military base from 1970 to 2005. During this period, various forms of opposition led to the creation of spaces for negotiation and coexistence. The analysis focuses particularly on the struggles of shepherds for access to pastures and fishermen for compensation recognition. The research highlights how military control over the territory evolved over time, moving from forms of unilateral imposition to more complex modes of negotiation. However, this evolution has not led to a real reduction in military control, but rather to its rearticulation through new forms of economic dependency. The thesis concludes by reflecting on contemporary challenges related to military presence, particularly environmental and health issues. These problems open new fronts of opposition which, unlike previous forms of resistance focused on resource access, cannot be resolved through economic compensation mechanisms.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/163591