The present study examines festivals held in depopulating areas of Southern Italy and seeks to investigate their role in addressing and counteracting the phenomenon of population decline in the host communities. Through semi-structured interviews, this research investigates the role of these festivals as instruments of restanza, examining their contribution to local resilience and the reinforcement of community bonds.
Negli ultimi decenni l’Italia ha registrato una costante perdita di popolazione, colpendo in particolare le regioni meridionali e le aree interne, spesso montane o isolate, con carenze infrastrutturali e di servizi essenziali. Dal 2002 al 2021, oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno, con una perdita netta di 1,1 milioni di residenti. Di questi, 808 mila erano under 35, inclusi 263 mila laureati. Le regioni meridionali hanno il più alto tasso di abitanti in aree interne, con la Basilicata che raggiunge quasi l’80%. Secondo la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), tali territori sono definiti in base alla distanza dai poli di offerta dei servizi di base – salute, istruzione e mobilità – e includono aree Intermedie, Periferiche e Ultraperiferiche, spesso caratterizzate da marginalità economica e sociale. La polarizzazione dei servizi e del capitale umano verso i centri urbani ha aggravato le disuguaglianze territoriali, contribuendo al declino demografico, alla perdita di biodiversità e al deterioramento economico e culturale. Queste aree, spesso descritte come “luoghi lasciati indietro”, soffrono di problemi strutturali: bassa densità abitativa, redditi bassi, scarsi servizi e un tessuto imprenditoriale debole. Tuttavia, emergono segnali di cambiamento. L’indagine “Giovani Dentro” (2020-2021) condotta da Riabitare l’Italia su 3300 giovani delle aree interne evidenzia una crescente volontà di restanza, con il 49,4% del campione attratto da una migliore qualità ambientale e dello stile di vita. Il concetto di restanza, teorizzato dall’antropologo Vito Teti, rappresenta una scelta consapevole di restare come atto di responsabilità verso la comunità e il territorio, non per nostalgia ma per avviare nuove iniziative. Tuttavia, la sostenibilità della restanza richiede politiche mirate e servizi adeguati, per evitare il rischio di ridurre i territori a villaggi turistici privi di prospettive per i residenti. In questo contesto, la SNAI promuove un approccio integrato e place-based, coinvolgendo attori locali, amministrazioni e il terzo settore nella definizione di interventi mirati. Si osserva inoltre una crescente mobilitazione dal basso, attraverso festival culturali e progetti di rigenerazione territoriale che promuovono il diritto a restare, come il Festival del diritto a restare a Campobello di Licata, la Notte verde a Castiglione d’Otranto e il Palio del Grano a Caselle in Pittari. Tali iniziative uniscono politica e creatività per valorizzare le risorse locali, invertire il declino demografico ed economico e ricostruire centralità per le aree marginali.
Festival Culturali e lo Spopolamento dell'Italia Meridionale: Strumenti di 'Restanza'?
COLETTA, MICHELA
2023/2024
Abstract
Negli ultimi decenni l’Italia ha registrato una costante perdita di popolazione, colpendo in particolare le regioni meridionali e le aree interne, spesso montane o isolate, con carenze infrastrutturali e di servizi essenziali. Dal 2002 al 2021, oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno, con una perdita netta di 1,1 milioni di residenti. Di questi, 808 mila erano under 35, inclusi 263 mila laureati. Le regioni meridionali hanno il più alto tasso di abitanti in aree interne, con la Basilicata che raggiunge quasi l’80%. Secondo la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), tali territori sono definiti in base alla distanza dai poli di offerta dei servizi di base – salute, istruzione e mobilità – e includono aree Intermedie, Periferiche e Ultraperiferiche, spesso caratterizzate da marginalità economica e sociale. La polarizzazione dei servizi e del capitale umano verso i centri urbani ha aggravato le disuguaglianze territoriali, contribuendo al declino demografico, alla perdita di biodiversità e al deterioramento economico e culturale. Queste aree, spesso descritte come “luoghi lasciati indietro”, soffrono di problemi strutturali: bassa densità abitativa, redditi bassi, scarsi servizi e un tessuto imprenditoriale debole. Tuttavia, emergono segnali di cambiamento. L’indagine “Giovani Dentro” (2020-2021) condotta da Riabitare l’Italia su 3300 giovani delle aree interne evidenzia una crescente volontà di restanza, con il 49,4% del campione attratto da una migliore qualità ambientale e dello stile di vita. Il concetto di restanza, teorizzato dall’antropologo Vito Teti, rappresenta una scelta consapevole di restare come atto di responsabilità verso la comunità e il territorio, non per nostalgia ma per avviare nuove iniziative. Tuttavia, la sostenibilità della restanza richiede politiche mirate e servizi adeguati, per evitare il rischio di ridurre i territori a villaggi turistici privi di prospettive per i residenti. In questo contesto, la SNAI promuove un approccio integrato e place-based, coinvolgendo attori locali, amministrazioni e il terzo settore nella definizione di interventi mirati. Si osserva inoltre una crescente mobilitazione dal basso, attraverso festival culturali e progetti di rigenerazione territoriale che promuovono il diritto a restare, come il Festival del diritto a restare a Campobello di Licata, la Notte verde a Castiglione d’Otranto e il Palio del Grano a Caselle in Pittari. Tali iniziative uniscono politica e creatività per valorizzare le risorse locali, invertire il declino demografico ed economico e ricostruire centralità per le aree marginali.File | Dimensione | Formato | |
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