Celiac disease is an autoimmune disorder that affects approximately 1% of the global population and occurs in genetically predisposed individuals who carry the HLA-DQ2 and HLA-DQ8 genes. It's triggered by gluten consumption and causes damage to the small intestine. Symptoms are highly variable: it may present with typical gastrointestinal disturbances, extra-intestinal manifestations, or be asymptomatic. This heterogeneity makes diagnosis challenging, and if left undiagnosed, it can lead to long-term complications such as infertility, osteoporosis, and malignant neoplasms. Additionally, celiac disease is often associated with other autoimmune disorders due to a shared genetic predisposition. Diagnosis relies on serological tests to detect specific antibodies; if positive, an endoscopy with duodenal biopsy may be required to confirm the disease. The only available treatment is a strictly gluten-free diet, which also requires caution regarding cross-contamination. However, this diet entails high costs, potential nutritional deficiencies, and social limitations for the patient. For this reason, research is exploring various alternative therapeutic strategies aimed at improving patients’ quality of life. Among these, drugs such as larazotide aim to regulate intestinal permeability. Another approach involves the use of peptidases, including enzymes belonging to the prolyl endopeptidase (PEP) family, STAN1, ALV003, or latiglutenase, which can inactivate immunogenic gluten peptides in the stomach. Some studies are investigating the use of antibodies and peptides capable of inhibiting IL-15 or drugs like ZED1227, which target TG2, an enzyme responsible for the deamination of gluten peptides. Another potential solution involves enzymes that can sequester gluten at the intestinal lumen level. Research is also exploring therapies to restore gluten tolerance, such as the Nexvax2 vaccine, TIMP-GLIA particles that may reduce the immune response to gliadin, and the drug KAN-101, which uses red blood cells for gluten presentation. Finally, some studies are evaluating the role of specific bacterial strains in restoring increased intestinal permeability, as well as genome editing techniques like CRISPR/Cas9 and gene expression regulation techniques like RNAi to produce low-gluten wheat. Despite progress in research, a gluten-free diet remains the only effective treatment.
La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale e si manifesta in soggetti geneticamente predisposti i quali presentano i geni HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Viene innescata in seguito all’assunzione di glutine e provoca danni all’intestino tenue. I sintomi sono molto variabili: può presentarsi con disturbi gastrointestinali tipici, con manifestazioni extra-intestinali o essere asintomatica. Questa eterogeneità rende difficile la diagnosi e se non identificata per tempo, può causare complicazioni a lungo termine come infertilità, osteoporosi e neoplasie maligne. Inoltre, la celiachia è spesso correlata ad altre patologie autoimmuni a causa di una predisposizione genetica condivisa. La diagnosi si basa su test sierologici per la rilevazione di anticorpi specifici; in caso di positività, può essere necessario sottoporsi all’endoscopia con biopsia duodenale per confermare la malattia. L’unico trattamento attualmente disponibile è una dieta rigorosamente priva di glutine, che richiede attenzione anche alle contaminazioni. Tuttavia, questa dieta comporta costi elevati, possibili carenze nutrizionali e conseguenti limitazioni a livello sociale del paziente. Per questo, la ricerca sta esplorando diverse strategie terapeutiche alternative, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita del paziente, tra queste, farmaci come il larazotide, mirano a regolare la permeabilità intestinale. Un altro approccio prevede l’utilizzo di peptidasi, tra cui enzimi appartenenti alla famiglia delle prolil-endopeptidasi (PEP), STAN1 e ALV003 o latiglutenasi che permettono l’inattivazione dei peptidi immunogenici del glutine a livello dello stomaco. Alcuni studi stanno esplorando l’impiego di anticorpi e peptidi in grado di inibire l’IL-15 oppure farmaci come ZED1227 che puntano ad inibire la TG2 che svolge deamidazione dei peptidi del glutine. Un’altra soluzione prevede l’utilizzo di enzimi in grado di sequestrare il glutine a livello del lume intestinale. Sono in sperimentazione anche terapie per ripristinare la tolleranza al glutine come il vaccino Nexvax2, particelle TIMP-GLIA che potrebbero ridurre la risposta immunitaria alla gliadina e il farmaco KAN-101 che utilizza globuli rossi per la presentazione del glutine. Infine, alcuni studi stanno valutando il ruolo di specifici ceppi batterici in grado di ripristinare l’aumento della permeabilità intestinale e l’uso di tecniche di editing genomico come CRISPR/Cas9 e tecniche di regolazione dell’espressione genica come RNAi per la produzione di grano a basso contenuto di glutine. Nonostante i progressi nella ricerca, la dieta senza glutine resta l’unico trattamento efficace.
Analisi dei trattamenti attuali per la celiachia e delle prospettive terapeutiche in fase di sviluppo
ORRÙ, VALENTINA
2023/2024
Abstract
La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale e si manifesta in soggetti geneticamente predisposti i quali presentano i geni HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Viene innescata in seguito all’assunzione di glutine e provoca danni all’intestino tenue. I sintomi sono molto variabili: può presentarsi con disturbi gastrointestinali tipici, con manifestazioni extra-intestinali o essere asintomatica. Questa eterogeneità rende difficile la diagnosi e se non identificata per tempo, può causare complicazioni a lungo termine come infertilità, osteoporosi e neoplasie maligne. Inoltre, la celiachia è spesso correlata ad altre patologie autoimmuni a causa di una predisposizione genetica condivisa. La diagnosi si basa su test sierologici per la rilevazione di anticorpi specifici; in caso di positività, può essere necessario sottoporsi all’endoscopia con biopsia duodenale per confermare la malattia. L’unico trattamento attualmente disponibile è una dieta rigorosamente priva di glutine, che richiede attenzione anche alle contaminazioni. Tuttavia, questa dieta comporta costi elevati, possibili carenze nutrizionali e conseguenti limitazioni a livello sociale del paziente. Per questo, la ricerca sta esplorando diverse strategie terapeutiche alternative, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita del paziente, tra queste, farmaci come il larazotide, mirano a regolare la permeabilità intestinale. Un altro approccio prevede l’utilizzo di peptidasi, tra cui enzimi appartenenti alla famiglia delle prolil-endopeptidasi (PEP), STAN1 e ALV003 o latiglutenasi che permettono l’inattivazione dei peptidi immunogenici del glutine a livello dello stomaco. Alcuni studi stanno esplorando l’impiego di anticorpi e peptidi in grado di inibire l’IL-15 oppure farmaci come ZED1227 che puntano ad inibire la TG2 che svolge deamidazione dei peptidi del glutine. Un’altra soluzione prevede l’utilizzo di enzimi in grado di sequestrare il glutine a livello del lume intestinale. Sono in sperimentazione anche terapie per ripristinare la tolleranza al glutine come il vaccino Nexvax2, particelle TIMP-GLIA che potrebbero ridurre la risposta immunitaria alla gliadina e il farmaco KAN-101 che utilizza globuli rossi per la presentazione del glutine. Infine, alcuni studi stanno valutando il ruolo di specifici ceppi batterici in grado di ripristinare l’aumento della permeabilità intestinale e l’uso di tecniche di editing genomico come CRISPR/Cas9 e tecniche di regolazione dell’espressione genica come RNAi per la produzione di grano a basso contenuto di glutine. Nonostante i progressi nella ricerca, la dieta senza glutine resta l’unico trattamento efficace.File | Dimensione | Formato | |
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