Sport teaches loyalty, respect for opponents, and acting according to rules and a code of conduct. However, this aspect is not always upheld, and in its various forms, doping has always represented a significant part of the sports world: athletes cheat and try to evade controls, avoiding getting caught. Hence the need for a fight against doping organized on an international level (with WADA as the reference body) and a national level (NADO for the Italian context). WADA updates a list of prohibited substances and methods every year, which serves as the official reference for all countries that have signed its anti-doping code. This code includes, among other things, information about anti-doping testing procedures, the standards that testing laboratories must meet, the sanctions that teams and athletes may face, and the biological passport (an indirect method of monitoring an athlete’s blood and steroid values, which can raise suspicions and lead to direct tests to clarify abnormal results). Doping appears in different forms, depending on whether it involves a method or a substance and on the athletic aspect one seeks to enhance by using it. Endurance athletes — those who practice sports requiring long-lasting effort, such as cycling, cross-country skiing, or long-distance running — are typically associated with blood doping. This involves altering one’s blood values to increase the number of erythrocytes (red blood cells), thus raising hemoglobin levels, the molecule responsible for carrying oxygen. More oxygen leads to improved aerobic performance, essential for endurance sports, enhancing heart rate and VO2 max (the maximum rate of oxygen consumption, a key factor for endurance athletes). The most common blood doping practices are twofold: one is the use of recombinant human erythropoietin (rHuEPO), an ESA (erythropoiesis-stimulating agent), which mimics the function of EPO. In the body, EPO (erythropoietin) is a glycoprotein primarily involved in the process of erythropoiesis, or the production of red blood cells. The other widespread practice involves blood transfusions, which can be either autologous (using one’s own blood) or homologous (using someone else’s blood). Autologous transfusions, once the blood is reinfused into the body, give athletes an advantage in aerobic performance. It is also worth mentioning the methods and substances athletes use to simulate hypoxia — a condition of low oxygen levels in tissues — to accustom their bodies to such conditions. The present thesis aims to summarize some aspects of the doping phenomenon, with a particular focus on blood doping and its use among endurance athletes.

Lo sport insegna ad essere leali, a rispettare l’avversario ed agire secondo le regole ed un codice di comportamento. Questo aspetto non viene però sempre rispettato, e nelle sue più svariate forme il doping ha sempre rappresentato una fetta importante del mondo dello sport: l’atleta imbroglia e cerca di sviare i controlli, di non essere beccato. Da qui la necessità di una lotta al doping organizzata su piano internazionale (WADA come ente di riferimento) e nazionale (NADO per quanto concerne il panorama italiano). La WADA si preoccupa ogni anno di aggiornare una lista delle sostanze e dei metodi proibiti che viene presa come riferimento ufficiale da tutti gli stati firmatari il suo codice sportivo antidoping, il quale contiene, tra le altre cose, informazioni sulle procedure dei test antidoping, sugli standard che i laboratori per i test devono rispettare, sulle sanzioni cui team e atleti possono andare in contro e sul passaporto biologico (controllo indiretto dei movimenti e dei valori ematologici e steroidei di un atleta, da cui possono insorgere dubbi che possono portare a test diretti per chiarire valori anomali). Il doping si presenta in diverse forme, a seconda che si tratti di un metodo o di una sostanza e a seconda dell’aspetto atletico che si prova a migliorare facendone uso. Gli sportivi di endurance, ovvero quelli che praticano uno sport di resistenza, di lunga durata come il ciclismo, lo sci fondo, o il fondo nel podismo, sono tendenzialmente accostati alla pratica del doping ematico, ovvero del sangue. Si tratta di alterare i valori del proprio sangue al fine di ottenere un maggior numero di eritrociti (globuli rossi), dunque più emoglobina che è la molecola che trasporta l’ossigeno: più ossigeno porta ad un miglioramento delle prestazioni aerobiche dove tanto ossigeno è essenziale, andando a migliorare i valori di frequenza cardiaca e del VO2max (massimo consumo di ossigeno, valore fondamentale per gli atleti di endurance). Le pratiche di doping ematico più diffuse sono due: una è l’assunzione di eritropoietina umana ricombinante (rHuEPO); si tratta di un ESA (agente stimolante l’eritropoiesi), ovvero un mimetico, cioè un prodotto che mima ciò che fa l’EPO. Nel corpo, l’EPO (eritropoietina) è una glicoproteina principalmente coinvolta nei processi di eritropoiesi, ovvero la produzione di globuli rossi. L’altra pratica diffusa riguarda le emotrasfusioni, ossia trasfusioni di sangue, che può essere proprio (autologhe) o altrui (omologhe). Le autologhe, una volta reinserito il sangue nel corpo, danno all’atleta un vantaggio in termini di prestazioni aerobiche. Degni di citazione anche i metodi e le sostanze utilizzate dagli sportivi per simulare le condizioni di ipossia, ovvero bassa presenza di ossigeno nei tessuti, così da abituare il proprio corpo a tali condizioni. Il presente elaborato di Tesi ha l’obiettivo di riassumere alcuni aspetti del fenomeno del doping, Più nello specifico si focalizza sulla trattazione del doping ematico ed il suo impiego negli sportivi di endurance.

Il doping ematico negli sport di endurance

PORTIGLIATTI POMERI, LUCA
2024/2025

Abstract

Lo sport insegna ad essere leali, a rispettare l’avversario ed agire secondo le regole ed un codice di comportamento. Questo aspetto non viene però sempre rispettato, e nelle sue più svariate forme il doping ha sempre rappresentato una fetta importante del mondo dello sport: l’atleta imbroglia e cerca di sviare i controlli, di non essere beccato. Da qui la necessità di una lotta al doping organizzata su piano internazionale (WADA come ente di riferimento) e nazionale (NADO per quanto concerne il panorama italiano). La WADA si preoccupa ogni anno di aggiornare una lista delle sostanze e dei metodi proibiti che viene presa come riferimento ufficiale da tutti gli stati firmatari il suo codice sportivo antidoping, il quale contiene, tra le altre cose, informazioni sulle procedure dei test antidoping, sugli standard che i laboratori per i test devono rispettare, sulle sanzioni cui team e atleti possono andare in contro e sul passaporto biologico (controllo indiretto dei movimenti e dei valori ematologici e steroidei di un atleta, da cui possono insorgere dubbi che possono portare a test diretti per chiarire valori anomali). Il doping si presenta in diverse forme, a seconda che si tratti di un metodo o di una sostanza e a seconda dell’aspetto atletico che si prova a migliorare facendone uso. Gli sportivi di endurance, ovvero quelli che praticano uno sport di resistenza, di lunga durata come il ciclismo, lo sci fondo, o il fondo nel podismo, sono tendenzialmente accostati alla pratica del doping ematico, ovvero del sangue. Si tratta di alterare i valori del proprio sangue al fine di ottenere un maggior numero di eritrociti (globuli rossi), dunque più emoglobina che è la molecola che trasporta l’ossigeno: più ossigeno porta ad un miglioramento delle prestazioni aerobiche dove tanto ossigeno è essenziale, andando a migliorare i valori di frequenza cardiaca e del VO2max (massimo consumo di ossigeno, valore fondamentale per gli atleti di endurance). Le pratiche di doping ematico più diffuse sono due: una è l’assunzione di eritropoietina umana ricombinante (rHuEPO); si tratta di un ESA (agente stimolante l’eritropoiesi), ovvero un mimetico, cioè un prodotto che mima ciò che fa l’EPO. Nel corpo, l’EPO (eritropoietina) è una glicoproteina principalmente coinvolta nei processi di eritropoiesi, ovvero la produzione di globuli rossi. L’altra pratica diffusa riguarda le emotrasfusioni, ossia trasfusioni di sangue, che può essere proprio (autologhe) o altrui (omologhe). Le autologhe, una volta reinserito il sangue nel corpo, danno all’atleta un vantaggio in termini di prestazioni aerobiche. Degni di citazione anche i metodi e le sostanze utilizzate dagli sportivi per simulare le condizioni di ipossia, ovvero bassa presenza di ossigeno nei tessuti, così da abituare il proprio corpo a tali condizioni. Il presente elaborato di Tesi ha l’obiettivo di riassumere alcuni aspetti del fenomeno del doping, Più nello specifico si focalizza sulla trattazione del doping ematico ed il suo impiego negli sportivi di endurance.
Blood doping in endurance sports
Sport teaches loyalty, respect for opponents, and acting according to rules and a code of conduct. However, this aspect is not always upheld, and in its various forms, doping has always represented a significant part of the sports world: athletes cheat and try to evade controls, avoiding getting caught. Hence the need for a fight against doping organized on an international level (with WADA as the reference body) and a national level (NADO for the Italian context). WADA updates a list of prohibited substances and methods every year, which serves as the official reference for all countries that have signed its anti-doping code. This code includes, among other things, information about anti-doping testing procedures, the standards that testing laboratories must meet, the sanctions that teams and athletes may face, and the biological passport (an indirect method of monitoring an athlete’s blood and steroid values, which can raise suspicions and lead to direct tests to clarify abnormal results). Doping appears in different forms, depending on whether it involves a method or a substance and on the athletic aspect one seeks to enhance by using it. Endurance athletes — those who practice sports requiring long-lasting effort, such as cycling, cross-country skiing, or long-distance running — are typically associated with blood doping. This involves altering one’s blood values to increase the number of erythrocytes (red blood cells), thus raising hemoglobin levels, the molecule responsible for carrying oxygen. More oxygen leads to improved aerobic performance, essential for endurance sports, enhancing heart rate and VO2 max (the maximum rate of oxygen consumption, a key factor for endurance athletes). The most common blood doping practices are twofold: one is the use of recombinant human erythropoietin (rHuEPO), an ESA (erythropoiesis-stimulating agent), which mimics the function of EPO. In the body, EPO (erythropoietin) is a glycoprotein primarily involved in the process of erythropoiesis, or the production of red blood cells. The other widespread practice involves blood transfusions, which can be either autologous (using one’s own blood) or homologous (using someone else’s blood). Autologous transfusions, once the blood is reinfused into the body, give athletes an advantage in aerobic performance. It is also worth mentioning the methods and substances athletes use to simulate hypoxia — a condition of low oxygen levels in tissues — to accustom their bodies to such conditions. The present thesis aims to summarize some aspects of the doping phenomenon, with a particular focus on blood doping and its use among endurance athletes.
UNGUREANU, ALEXANDRU NICOLAE
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/162914