Con il termine anosognosia ci si riferisce oggi a quel particolare disturbo di consapevolezza a base organica per cui, chi ne è afflitto, si dimostra incapace di riconoscere i deficit neurologici, motori e/o neuropsicologici incorsi in seguito a un accidente cerebrale. Questo lavoro si propone di approfondire, nello specifico, l'anosognosia per i disturbi cognitivi connessi alla negligenza spaziale unilaterale (NSU), fino ad ora scarsamente considerata dalle ricerche che si collocano nell'ambito dello studio dei meccanismi di consapevolezza normali e patologici. Per fare ciò è stato in primo luogo costruito uno strumento che richiedesse, ai soggetti testati, valutazioni inerenti le proprie prestazioni e quelle altrui in compiti implicanti la messa in campo di abilità di attenzione e rappresentazione spaziali, deficitarie nella NSU e stime sulla difficoltà dei compiti proposti precedenti l'esecuzione degli stessi, il tutto utilizzando scale Likert a 3 punti. Dei 14 soggetti cui il protocollo è stato sottoposto, 5 erano soggetti sani e 9 cerebrolesi destri con diagnosi di emiplegia. Tra essi, tutti cognitivamente preservati, 4 hanno mostrato segni clinici di NSU (N+) e 5 non sono apparsi invece negligenti (N-). Dei pazienti N+, 3 si sono dimostrati anosognosici per tale disturbo (N+A+) e uno no (N+A-). Tra i soggetti N+A+, 2 erano anche inconsapevoli della loro plegia e 1 no. Il paziente N+A- non manifestava AHP e così anche i pazienti N-. Questi dati dimostrano in primo luogo che l'anosognosia per i disturbi cognitivi connessi al neglect può sussistere anche in assenza di deterioramento cognitivo più globale, quando cioè le capacità di giudizio critico sono per il resto preservate. Da essi emerge poi che alla NSU non sempre si accompagna anosognosia per i deficit cognitivi che comporta, e inoltre che anosognosia per tali disturbi e AHP sono dissociate (il fatto che non si siano trovati pazienti non negligenti ed emiplegici con AHP e/o emiplegici e negligenti non anosognosici per la NSU ma solo per la plegia è presumibilmente legato all'esiguità del campione). Si è visto infine che nei soggetti N+A+ potevano esserci differenze di consapevolezza per alcuni aspetti della NSU ma non per altri (dissociazione tra anosognosia per il neglect per il disegno e per dislessia e disgrafia da neglect ma non per il deficit esplorativo). Ovviamente questi risultati non sono generalizzabili a causa del numero ridotto di soggetti studiati, vero è comunque che il protocollo costruito si è dimostrato in grado di evidenziare aspetti diversi dell'anosognosia nella NSU e la somministrazione a un numero più ampio di pazienti permetterà forse lo sviluppo di una maggiore sensibilità nei confronti di aspetti del disturbo fino ad ora trascurati ma da tenere in conto per la progettazione di interventi riabilitativi mirati a garantire al paziente il miglior recupero e/o compenso possibili.

anosognosia per i deficit cognitivi connessi al neglect: una proposta di protocollo operativo

CALABRESE, ARIANNA
2009/2010

Abstract

Con il termine anosognosia ci si riferisce oggi a quel particolare disturbo di consapevolezza a base organica per cui, chi ne è afflitto, si dimostra incapace di riconoscere i deficit neurologici, motori e/o neuropsicologici incorsi in seguito a un accidente cerebrale. Questo lavoro si propone di approfondire, nello specifico, l'anosognosia per i disturbi cognitivi connessi alla negligenza spaziale unilaterale (NSU), fino ad ora scarsamente considerata dalle ricerche che si collocano nell'ambito dello studio dei meccanismi di consapevolezza normali e patologici. Per fare ciò è stato in primo luogo costruito uno strumento che richiedesse, ai soggetti testati, valutazioni inerenti le proprie prestazioni e quelle altrui in compiti implicanti la messa in campo di abilità di attenzione e rappresentazione spaziali, deficitarie nella NSU e stime sulla difficoltà dei compiti proposti precedenti l'esecuzione degli stessi, il tutto utilizzando scale Likert a 3 punti. Dei 14 soggetti cui il protocollo è stato sottoposto, 5 erano soggetti sani e 9 cerebrolesi destri con diagnosi di emiplegia. Tra essi, tutti cognitivamente preservati, 4 hanno mostrato segni clinici di NSU (N+) e 5 non sono apparsi invece negligenti (N-). Dei pazienti N+, 3 si sono dimostrati anosognosici per tale disturbo (N+A+) e uno no (N+A-). Tra i soggetti N+A+, 2 erano anche inconsapevoli della loro plegia e 1 no. Il paziente N+A- non manifestava AHP e così anche i pazienti N-. Questi dati dimostrano in primo luogo che l'anosognosia per i disturbi cognitivi connessi al neglect può sussistere anche in assenza di deterioramento cognitivo più globale, quando cioè le capacità di giudizio critico sono per il resto preservate. Da essi emerge poi che alla NSU non sempre si accompagna anosognosia per i deficit cognitivi che comporta, e inoltre che anosognosia per tali disturbi e AHP sono dissociate (il fatto che non si siano trovati pazienti non negligenti ed emiplegici con AHP e/o emiplegici e negligenti non anosognosici per la NSU ma solo per la plegia è presumibilmente legato all'esiguità del campione). Si è visto infine che nei soggetti N+A+ potevano esserci differenze di consapevolezza per alcuni aspetti della NSU ma non per altri (dissociazione tra anosognosia per il neglect per il disegno e per dislessia e disgrafia da neglect ma non per il deficit esplorativo). Ovviamente questi risultati non sono generalizzabili a causa del numero ridotto di soggetti studiati, vero è comunque che il protocollo costruito si è dimostrato in grado di evidenziare aspetti diversi dell'anosognosia nella NSU e la somministrazione a un numero più ampio di pazienti permetterà forse lo sviluppo di una maggiore sensibilità nei confronti di aspetti del disturbo fino ad ora trascurati ma da tenere in conto per la progettazione di interventi riabilitativi mirati a garantire al paziente il miglior recupero e/o compenso possibili.
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