This paper addresses the theme of «non-human animals»; in particular, it investigates the relationship between human beings and animals in the history of Western thought. In 1642, Hobbes described this relationship as a «perpetuall warre» in his work De Cive, which deals with the substantial opposition between the state of nature and the civil state. This passage expresses the will of human animals to harm non-human animals, which manifests itself through strategies and tactics aimed at establishing a lasting dominion over the enemy. This war passes through three phases, according to Mormino, Colombo and Piazzesi: predation, sacrifice and, the final outcome, generalized dominion over animals. Among the instruments of this war there is the domestication, which marked a before and after in animal history: it made death a final and not even necessary moment within a process that consists in making the animal be born in the ways and times useful to humans, to exploit it throughout its life. This is an highly asymmetric war, unleashed by humans, which has led them to have almost complete control of the animal world. This paper starts with a proposal for an animal historiography by Peter Singer, an Australian philosopher and author of Animal Liberation: From Creation to Renaissance. The analysis focuses on the devices for the naturalization of animal exploitation, the origins and consequences of the «impossible pact» between human beings and animals. It then concludes with the thought of the opposites, namely anti-speciesism, with its various facets, for an overcoming of anthropocentrism, which has prevailed over the animal and natural world, and a rethinking of the relationship between animal lives and human lives. The perspective adopted is the recent one of Critical Animal Studies, which emerged in the second half of the 20th century, which envisage a new way of analyzing history, considering animals as the main subject.
L'elaborato affronta il tema degli «animali non umani»; in particolare, indaga il rapporto tra uomo e animale nella storia del pensiero occidentale. Nel 1642 Hobbes descrive questa relazione come una «perpetuall warre», all’interno della sua opera De Cive, la quale tratta della contrapposizione sostanziale tra stato di natura e stato civile. Questo passaggio esprime la volontà di nuocere gli animali non umani da parte degli animali umani, che si manifesta attraverso strategie e tattiche miranti a stabilire un dominio durevole sul nemico. Questa guerra passa attraverso tre fasi, secondo Mormino, Colombo e Piazzesi: la predazione, il sacrificio e, l’esito conclusivo, il dominio generalizzato sugli animali. Tra gli strumenti di questa guerra vi è la domesticazione, che ha segnato un prima e un dopo della storia animale: ha reso la morte un momento finale e nemmeno necessario all’interno di un processo che consiste nel far nascere l’animale nei modi e nei tempi utili agli umani, per sfruttarlo durante tutta la durata della sua vita. Si tratta di una guerra fortemente asimmetrica, scatenata dagli umani, che li ha portati ad avere un controllo pressoché completo del mondo animale. In apertura dell’elaborato viene riportata la proposta di storiografia animale di Peter Singer, filosofo australiano autore di Liberazione Animale, dalla Creazione al Rinascimento. Il fulcro dell'analisi verte sui dispositivi di naturalizzazione dello sfruttamento animale, le origini e le conseguenze del “patto impossibile” tra uomini e animali. Si conclude, poi, con il pensiero dei contrari, ossia l’antispecismo, con le sue diverse sfaccettature, per un superamento dell’antropocentrismo, che ha prevalso sul mondo animale e naturale, e un ripensamento del rapporto tra vite animali e vite umane. La prospettiva adottata è quella recente dei Critical Animal Studies, emersi nella seconda metà del’900, che prevedono un nuovo modo di analizzare la storia, considerando gli animali come soggetto principale.
«A perpetuall warre»: la guerra giusta contro gli animali
SAPINO, SVEVA
2023/2024
Abstract
L'elaborato affronta il tema degli «animali non umani»; in particolare, indaga il rapporto tra uomo e animale nella storia del pensiero occidentale. Nel 1642 Hobbes descrive questa relazione come una «perpetuall warre», all’interno della sua opera De Cive, la quale tratta della contrapposizione sostanziale tra stato di natura e stato civile. Questo passaggio esprime la volontà di nuocere gli animali non umani da parte degli animali umani, che si manifesta attraverso strategie e tattiche miranti a stabilire un dominio durevole sul nemico. Questa guerra passa attraverso tre fasi, secondo Mormino, Colombo e Piazzesi: la predazione, il sacrificio e, l’esito conclusivo, il dominio generalizzato sugli animali. Tra gli strumenti di questa guerra vi è la domesticazione, che ha segnato un prima e un dopo della storia animale: ha reso la morte un momento finale e nemmeno necessario all’interno di un processo che consiste nel far nascere l’animale nei modi e nei tempi utili agli umani, per sfruttarlo durante tutta la durata della sua vita. Si tratta di una guerra fortemente asimmetrica, scatenata dagli umani, che li ha portati ad avere un controllo pressoché completo del mondo animale. In apertura dell’elaborato viene riportata la proposta di storiografia animale di Peter Singer, filosofo australiano autore di Liberazione Animale, dalla Creazione al Rinascimento. Il fulcro dell'analisi verte sui dispositivi di naturalizzazione dello sfruttamento animale, le origini e le conseguenze del “patto impossibile” tra uomini e animali. Si conclude, poi, con il pensiero dei contrari, ossia l’antispecismo, con le sue diverse sfaccettature, per un superamento dell’antropocentrismo, che ha prevalso sul mondo animale e naturale, e un ripensamento del rapporto tra vite animali e vite umane. La prospettiva adottata è quella recente dei Critical Animal Studies, emersi nella seconda metà del’900, che prevedono un nuovo modo di analizzare la storia, considerando gli animali come soggetto principale.File | Dimensione | Formato | |
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