We are afraid, it’s a fact: primitive emotion or something more? Over time, there have been several authors who have studied fear and insecurities as social phenomena. The research and edited volumes treat the topic according to the three timelines of human society: premodern, modern and postmodern. On the last definition there are ongoing debates about the actual entry into an era that “goes beyond” the modern, a discussion that affects the causes and consequences of fear. This thesis aims to illustrate the fears and insecurities of people living in the current Age of anxiety. The perception of fear changes - based on a number of analytical elements explored in the paper - and with it the ability to act (agency). The initial part of the thesis is devoted to the origins and developments of fear as a social phenomenon; metaphorically speaking, we could imagine it as a tree whose roots branch off in different directions, but with the same starting point in common: fear per se. It should be specified that fear is accompanied by insecurities, uncertainties and anxieties. All of them feed each other and in turn are fomented by the mass media, which 'normalize' the constant fear. Over the years, societies' attention has increasingly focused on dangers of global proportion, such as terrorism, epidemics, global warming, pollution, and weapons of mass destruction. Concerns that have added to the pre-existing and numerous hazards of everyday life. We can say that we are in a delicate situation today; in fact, terms such as “politics of fear” and “culture of fear” increasingly reflect the reality of the facts. For this reason, my research first wants to present the theme of fear (in its social declination) through the existing scientific literature; and then move on to a part dedicated to the analysis of the statistical data present in the latest Report of the European Security Observatory, entitled: The Time of Fluid Fear, in which the security-progress binomial is closely linked to the fluidity of fears. Integrating the observation of the data with proposals for reading society's ills and possible antidotes formulated by well-known exponents such as Zygmunt Bauman and Elena Pulcini. Are we condemned to a perpetual state of alarm? Where presentification and individualization play the main role. The thought of a future dominated by reason and progress that would lead to the utopian fearless society (typical of the Enlightenment) seems to give way to a less florid version in which space is occupied by worries. The social balance is compromised: trust in institutions is greatly diminished and the social actor is increasingly left to fend for himself in an interconnected and interdependent world; where the individual (without support or strength to believe in) can only be a vulnerable part of the globalized social fabric that now dominates the world stage. It is in this context that the pathologies of the We surface: unrestrained individualism and endogamous communitarianism make their way into the global ego, which has taken the place of the former Prometheus. As society changes, the response to the feeling of fear transforms: from stimulus to prevention and reaction, to discouragement and restraint. Perhaps, a possible help is offered by the critical thinking of intellectuals, as Bauman (2008) proposes it is they who through the study of social issues could find new solutions to rebalance the relationship between progress and security.
Abbiamo paura è un dato di fatto: emozione primitiva o qualcosa di più? Nel corso del tempo sono stati diversi gli autori che hanno studiato la paura e le insicurezze in veste di fenomeni sociali. Le ricerche e i volumi redatti trattano il tema in funzione delle tre linee temporali della società umana: premoderna, moderna e postmoderna. Sull’ultima definizione sono in corso dibattiti circa l'effettiva entrata in un’epoca che “va oltre” al moderno, discussione che influisce su cause e conseguenze della paura. La tesi ha l’obiettivo di illustrare le paure e le insicurezze delle persone che vivono nell’attuale Age of anxiety. La percezione della paura cambia - in base ad una serie di elementi analitici approfonditi nell’elaborato - e con essa anche la capacità di agency. La parte iniziale della tesi è dedicata alle origini e agli sviluppi della paura in quanto fenomeno sociale; metaforicamente parlando potremmo immaginarla come un albero le cui radici si diramano in direzioni diverse, ma con in comune lo stesso punto di partenza: la paura di per sé. È doveroso specificare che la paura è accompagnata da insicurezze, incertezze e ansie. Tutte si alimentano a vicenda e a loro volta vengono fomentate dai mass media, i quali ‘normalizzano’ il timore costante. Durante gli anni l’attenzione delle società si è focalizzata sempre più su pericoli di proporzione mondiale, come il terrorismo, le epidemie, il riscaldamento globale, l’inquinamento e le armi di distruzione di massa. Preoccupazioni che si sono sommate ai preesistenti e numerosi rischi della vita quotidiana. Possiamo affermare di trovarci oggi in una situazione delicata, infatti termini come “politica della paura” e “cultura della paura” riflettono sempre più la realtà dei fatti. Per questo motivo la mia ricerca vuole dapprima presentare il tema della paura (nella sua declinazione sociale) attraverso la letteratura scientifica esistente; per poi passare ad una parte dedicata all’analisi dei dati statistici presenti nell’ultimo Rapporto dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, intitolato: Il tempo della paura fluida, in cui il binomio sicurezza-progresso è strettamente legato alla fluidità delle paure. Integrando l’osservazione dei dati con le proposte di lettura dei mali della società e dei possibili antidoti formulate da noti esponenti, quali Zygmunt Bauman e Elena Pulcini. Siamo condannati ad uno stato d’allarme perenne? Dove la presentificazione e l’individualizzazione ricoprono il ruolo principale. Il pensiero di un futuro dominato dalla ragione e dal progresso che avrebbe portato alla utopica società senza paure (tipico dell’illuminismo) sembra lasciare spazio ad una versione meno florida in cui lo spazio viene occupato dalle preoccupazioni. L’equilibrio sociale è compromesso: la fiducia nelle istituzioni è fortemente diminuita e l’attore sociale è sempre più lasciato in balia di sé stesso, in un mondo interconnesso e interdipendente; dove il singolo (senza un appoggio o una forza in cui credere) può solo che essere una parte vulnerabile del tessuto sociale globalizzato che oggi domina la scena mondiale. È in questo contesto che le patologie del Noi affiorano: individualismo illimitato e comunitarismo endogamico si fanno strada nell’Io globale, che ha preso il posto del precedente Prometeo. Al cambiare della società, la risposta al sentimento della paura si trasforma: da stimolo alla prevenzione e alla reazione, a scoraggiamento e freno. Forse, un possibile aiuto è offerto dal pensiero critico degli intellettuali, come propone Bauman (2008) sono loro che attraverso lo studio delle questioni sociali potrebbero trovare nuove soluzioni atte a riequilibrare il rapporto tra progresso e sicurezza.
La paura: ieri, oggi e domani Progresso è sinonimo di sicurezza?
GHERGHILESCU, MIHAELA ANDREEA
2023/2024
Abstract
Abbiamo paura è un dato di fatto: emozione primitiva o qualcosa di più? Nel corso del tempo sono stati diversi gli autori che hanno studiato la paura e le insicurezze in veste di fenomeni sociali. Le ricerche e i volumi redatti trattano il tema in funzione delle tre linee temporali della società umana: premoderna, moderna e postmoderna. Sull’ultima definizione sono in corso dibattiti circa l'effettiva entrata in un’epoca che “va oltre” al moderno, discussione che influisce su cause e conseguenze della paura. La tesi ha l’obiettivo di illustrare le paure e le insicurezze delle persone che vivono nell’attuale Age of anxiety. La percezione della paura cambia - in base ad una serie di elementi analitici approfonditi nell’elaborato - e con essa anche la capacità di agency. La parte iniziale della tesi è dedicata alle origini e agli sviluppi della paura in quanto fenomeno sociale; metaforicamente parlando potremmo immaginarla come un albero le cui radici si diramano in direzioni diverse, ma con in comune lo stesso punto di partenza: la paura di per sé. È doveroso specificare che la paura è accompagnata da insicurezze, incertezze e ansie. Tutte si alimentano a vicenda e a loro volta vengono fomentate dai mass media, i quali ‘normalizzano’ il timore costante. Durante gli anni l’attenzione delle società si è focalizzata sempre più su pericoli di proporzione mondiale, come il terrorismo, le epidemie, il riscaldamento globale, l’inquinamento e le armi di distruzione di massa. Preoccupazioni che si sono sommate ai preesistenti e numerosi rischi della vita quotidiana. Possiamo affermare di trovarci oggi in una situazione delicata, infatti termini come “politica della paura” e “cultura della paura” riflettono sempre più la realtà dei fatti. Per questo motivo la mia ricerca vuole dapprima presentare il tema della paura (nella sua declinazione sociale) attraverso la letteratura scientifica esistente; per poi passare ad una parte dedicata all’analisi dei dati statistici presenti nell’ultimo Rapporto dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, intitolato: Il tempo della paura fluida, in cui il binomio sicurezza-progresso è strettamente legato alla fluidità delle paure. Integrando l’osservazione dei dati con le proposte di lettura dei mali della società e dei possibili antidoti formulate da noti esponenti, quali Zygmunt Bauman e Elena Pulcini. Siamo condannati ad uno stato d’allarme perenne? Dove la presentificazione e l’individualizzazione ricoprono il ruolo principale. Il pensiero di un futuro dominato dalla ragione e dal progresso che avrebbe portato alla utopica società senza paure (tipico dell’illuminismo) sembra lasciare spazio ad una versione meno florida in cui lo spazio viene occupato dalle preoccupazioni. L’equilibrio sociale è compromesso: la fiducia nelle istituzioni è fortemente diminuita e l’attore sociale è sempre più lasciato in balia di sé stesso, in un mondo interconnesso e interdipendente; dove il singolo (senza un appoggio o una forza in cui credere) può solo che essere una parte vulnerabile del tessuto sociale globalizzato che oggi domina la scena mondiale. È in questo contesto che le patologie del Noi affiorano: individualismo illimitato e comunitarismo endogamico si fanno strada nell’Io globale, che ha preso il posto del precedente Prometeo. Al cambiare della società, la risposta al sentimento della paura si trasforma: da stimolo alla prevenzione e alla reazione, a scoraggiamento e freno. Forse, un possibile aiuto è offerto dal pensiero critico degli intellettuali, come propone Bauman (2008) sono loro che attraverso lo studio delle questioni sociali potrebbero trovare nuove soluzioni atte a riequilibrare il rapporto tra progresso e sicurezza.File | Dimensione | Formato | |
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