Since February 1, 2021, Myanmar has plunged into a multidimensional crisis following a coup orchestrated by the armed forces. In the preceding decade, the country had experienced rapid and promising economic growth, driven by liberalization and internationalization policies gradually introduced since the late 1990s. Although the Burmese people are no strangers to instability and internal conflicts, the current crisis—triggered by the coup, popular protests, and the military junta’s violent repression—risks pushing Myanmar to a point of no return. In today's hyper-globalized world, the instability of a relatively small and vulnerable country like Myanmar has significant repercussions on investments, trade, and the geopolitical strategies of major global powers. This study aims to analyze the impact of the Burmese crisis on four key regional players: China, the United States, India, and Japan. It will examine the bilateral relations between these countries and Myanmar, their main economic, strategic, and geopolitical objectives, and, finally, it will seek to frame the analysis within a broader perspective by referencing theories and frameworks such as Susan Strange’s definition of structural power, David Womack’s asymmetry theory, and Buzan and Wæver’s “Regional Security Complex” theory. Particular attention will be given to China, whose often dominant presence in Myanmar and Southeast Asia directly influences the decisions of other actors. The final section of this study, following an in-depth discussion on ASEAN’s role in managing the Burmese crisis, offers various insights into possible future scenarios for Myanmar.

Dal 1° febbraio 2021, il Myanmar è precipitato in una crisi multidimensionale a seguito di un colpo di stato orchestrato dalle forze armate. Nel decennio precedente, il Paese aveva registrato un rapido e promettente sviluppo economico, favorito dalle politiche di liberalizzazione e internazionalizzazione avviate gradualmente dalla fine degli anni Novanta. Sebbene il popolo birmano non sia nuovo a instabilità e conflitti interni, la crisi attuale – innescata dal golpe, dalle proteste popolari e dalla violenta repressione della giunta militare – rischia di portare il Myanmar a un punto di non ritorno. In un mondo iper-globalizzato, l’instabilità di un Paese relativamente piccolo e vulnerabile come il Myanmar ha ripercussioni significative anche sugli investimenti, sul commercio e sulle strategie geopolitiche delle principali potenze globali. Questo lavoro si propone di analizzare l’impatto della crisi birmana su quattro attori regionali chiave: Cina, Stati Uniti, India e Giappone. Verranno esaminati i rapporti bilaterali tra questi Paesi e il Myanmar, i loro principali obiettivi economici, strategici e geopolitici, e infine si cercherà di inquadrare il tutto in una prospettiva più ampia, facendo riferimento a teorie e framework come la definizione di potere strutturale di Susan Strange, l’asimmetria di David Womack e la teoria dei “Regional Security Complex” di Buzan e Wæver. Un’attenzione particolare sarà dedicata alla Cina, la cui presenza, spesso imponente, in Myanmar e nel Sudest asiatico influenza direttamente le scelte degli altri attori. L’ultima parte del lavoro, dopo un approfondimento sul ruolo dell’ASEAN nella gestione della crisi birmana, offre diverse riflessioni sui possibili scenari futuri per il Myanmar.

Myanmar’s Crisis and Regional Power Diplomacy: A Comparative Analysis of Key Actors

D'ORTONA, ALESSIA
2023/2024

Abstract

Dal 1° febbraio 2021, il Myanmar è precipitato in una crisi multidimensionale a seguito di un colpo di stato orchestrato dalle forze armate. Nel decennio precedente, il Paese aveva registrato un rapido e promettente sviluppo economico, favorito dalle politiche di liberalizzazione e internazionalizzazione avviate gradualmente dalla fine degli anni Novanta. Sebbene il popolo birmano non sia nuovo a instabilità e conflitti interni, la crisi attuale – innescata dal golpe, dalle proteste popolari e dalla violenta repressione della giunta militare – rischia di portare il Myanmar a un punto di non ritorno. In un mondo iper-globalizzato, l’instabilità di un Paese relativamente piccolo e vulnerabile come il Myanmar ha ripercussioni significative anche sugli investimenti, sul commercio e sulle strategie geopolitiche delle principali potenze globali. Questo lavoro si propone di analizzare l’impatto della crisi birmana su quattro attori regionali chiave: Cina, Stati Uniti, India e Giappone. Verranno esaminati i rapporti bilaterali tra questi Paesi e il Myanmar, i loro principali obiettivi economici, strategici e geopolitici, e infine si cercherà di inquadrare il tutto in una prospettiva più ampia, facendo riferimento a teorie e framework come la definizione di potere strutturale di Susan Strange, l’asimmetria di David Womack e la teoria dei “Regional Security Complex” di Buzan e Wæver. Un’attenzione particolare sarà dedicata alla Cina, la cui presenza, spesso imponente, in Myanmar e nel Sudest asiatico influenza direttamente le scelte degli altri attori. L’ultima parte del lavoro, dopo un approfondimento sul ruolo dell’ASEAN nella gestione della crisi birmana, offre diverse riflessioni sui possibili scenari futuri per il Myanmar.
Myanmar’s Crisis and Regional Power Diplomacy: A Comparative Analysis of Key Actors
Since February 1, 2021, Myanmar has plunged into a multidimensional crisis following a coup orchestrated by the armed forces. In the preceding decade, the country had experienced rapid and promising economic growth, driven by liberalization and internationalization policies gradually introduced since the late 1990s. Although the Burmese people are no strangers to instability and internal conflicts, the current crisis—triggered by the coup, popular protests, and the military junta’s violent repression—risks pushing Myanmar to a point of no return. In today's hyper-globalized world, the instability of a relatively small and vulnerable country like Myanmar has significant repercussions on investments, trade, and the geopolitical strategies of major global powers. This study aims to analyze the impact of the Burmese crisis on four key regional players: China, the United States, India, and Japan. It will examine the bilateral relations between these countries and Myanmar, their main economic, strategic, and geopolitical objectives, and, finally, it will seek to frame the analysis within a broader perspective by referencing theories and frameworks such as Susan Strange’s definition of structural power, David Womack’s asymmetry theory, and Buzan and Wæver’s “Regional Security Complex” theory. Particular attention will be given to China, whose often dominant presence in Myanmar and Southeast Asia directly influences the decisions of other actors. The final section of this study, following an in-depth discussion on ASEAN’s role in managing the Burmese crisis, offers various insights into possible future scenarios for Myanmar.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/162553