Lo scopo del presente lavoro è stato il confronto dei risultati ottenuti con l'analisi morfometrica 2D, ampiamente impiegata con ottimi risultati sui più svariati gruppi tassonomici, con quelli ricavati da un'analisi 3D, ancora sperimentale, in quanto mai impiegata finora sugli insetti. Il limite principale di tale tecnica dipende dalle caratteristiche della strumentazione, in cui il margine di errore di acquisizione di ciascun punto spesso è maggiore delle dimensioni dell'insetto. Proprio per questo motivo si è scelto il genere Heliocopris Hope, che comprende i più grandi scarabeidi coprofagi (fino a 70 mm.), a distribuzione paleotropicale e marcato dimorfismo sessuale. Esso è costituito da 50 specie ripartite, secondo la letteratura, in 5 gruppi. Sono stati utilizzati 109 individui appartenenti a 19 specie, e su di essi sono state effettuate analisi 2D e 3D in parallelo su strutture esoscheletriche omologhe nei due sessi insieme (elitre) o separatamente (capo, pronoto e carena); le analisi tridimensionali sono state condotte solo sulle elitre e sul pronoto delle femmine. L'analisi bidimensionale è stata effettuata ottenendo foto digitali per mezzo del macroscopio LEICA Z16 APO, su cui sono stati posizionati landmarks e semilandmarks. L'analisi tridimensionale è stata condotta per mezzo del braccio mobile Microscribe MX, in grado di acquisire le coordinate tridimensionali direttamente sugli animali. I dati 2D e 3D sono quindi stati analizzati con MorphoJ. Le strutture esaminate presentano una certa varianza delle strutture in esame, fatta eccezione per le elitre (poco variabili di per sé) e per il capo dei maschi (varianza notevole all'interno dei singoli gruppi), ma scarsamente ripartite in coerenza ai gruppi di specie definiti dalla letteratura. Sulla base dei risultati della CVA si evidenzia una migliore suddivisione in gruppi nei grafici, con risultati statistici solo in parte significativi e quando la significatività è minore nei maschi (ad esempio nelle carene) è a causa della grande variabilità all'interno dei gruppi. Questo dato è stato confermato dall'analisi della funzione discriminante. In ogni caso, i dati 3D forniscono una maggiore significatività rispetto ai dati 2D, soprattutto per quanto riguarda le elitre, perché tale tecnica permette di tener conto della convessità delle elitre. Per quanto riguarda invece il pronoto delle femmine, i dati 3D non danno risultati significativamente migliori rispetto ai dati 2D, probabilmente perché la sua grande complessità non è stata completamente espressa dalle configurazioni dei landmarks impiegati, oppure per le sue piccole dimensioni. Questa struttura richiede una strumentazione che permetta una definizione dei dati acquisiti molto più dettagliata di quanto sia possibile con un braccio mobile per l'acquisizione manuale

Morfometria geometrica: analisi bidimensionale e tridimensionale del genere Heliocopris Hope (Coleoptera, Scarabaeidae)

FILOMENO, NICOLA
2009/2010

Abstract

Lo scopo del presente lavoro è stato il confronto dei risultati ottenuti con l'analisi morfometrica 2D, ampiamente impiegata con ottimi risultati sui più svariati gruppi tassonomici, con quelli ricavati da un'analisi 3D, ancora sperimentale, in quanto mai impiegata finora sugli insetti. Il limite principale di tale tecnica dipende dalle caratteristiche della strumentazione, in cui il margine di errore di acquisizione di ciascun punto spesso è maggiore delle dimensioni dell'insetto. Proprio per questo motivo si è scelto il genere Heliocopris Hope, che comprende i più grandi scarabeidi coprofagi (fino a 70 mm.), a distribuzione paleotropicale e marcato dimorfismo sessuale. Esso è costituito da 50 specie ripartite, secondo la letteratura, in 5 gruppi. Sono stati utilizzati 109 individui appartenenti a 19 specie, e su di essi sono state effettuate analisi 2D e 3D in parallelo su strutture esoscheletriche omologhe nei due sessi insieme (elitre) o separatamente (capo, pronoto e carena); le analisi tridimensionali sono state condotte solo sulle elitre e sul pronoto delle femmine. L'analisi bidimensionale è stata effettuata ottenendo foto digitali per mezzo del macroscopio LEICA Z16 APO, su cui sono stati posizionati landmarks e semilandmarks. L'analisi tridimensionale è stata condotta per mezzo del braccio mobile Microscribe MX, in grado di acquisire le coordinate tridimensionali direttamente sugli animali. I dati 2D e 3D sono quindi stati analizzati con MorphoJ. Le strutture esaminate presentano una certa varianza delle strutture in esame, fatta eccezione per le elitre (poco variabili di per sé) e per il capo dei maschi (varianza notevole all'interno dei singoli gruppi), ma scarsamente ripartite in coerenza ai gruppi di specie definiti dalla letteratura. Sulla base dei risultati della CVA si evidenzia una migliore suddivisione in gruppi nei grafici, con risultati statistici solo in parte significativi e quando la significatività è minore nei maschi (ad esempio nelle carene) è a causa della grande variabilità all'interno dei gruppi. Questo dato è stato confermato dall'analisi della funzione discriminante. In ogni caso, i dati 3D forniscono una maggiore significatività rispetto ai dati 2D, soprattutto per quanto riguarda le elitre, perché tale tecnica permette di tener conto della convessità delle elitre. Per quanto riguarda invece il pronoto delle femmine, i dati 3D non danno risultati significativamente migliori rispetto ai dati 2D, probabilmente perché la sua grande complessità non è stata completamente espressa dalle configurazioni dei landmarks impiegati, oppure per le sue piccole dimensioni. Questa struttura richiede una strumentazione che permetta una definizione dei dati acquisiti molto più dettagliata di quanto sia possibile con un braccio mobile per l'acquisizione manuale
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