Interoception can be defined as the ability to recognize one’s own internal states. Body image can be seen as the image we have of our body (Schilder 1950/1935). Badoud and Tsakiris (2017) hypothesise that the former can predict the latter in subjects with eating disorders and in healthy subjects. On the contrary, Pollatos and collegues (2016) propose that the perceived discomfort towards one’s body may determine lower interoceptive ability levels in subjects with anorexia nervosa. In fact, the perceived discomfort towards one’s own body is a central aspect of this disorder, in which interoceptive competence would also appear to be deficient. The aim of this thesis is to provide empirical evidence for these hypotheses. 282 female subjects and 67 subjects diagnosed with binge-purging and restrictive anorexia nervosa were recruited. They were asked to fill out the Body Uneasiness Test (BUT) and the Multidimensional Assessment of Interoceptive Awareness (MAIA) in order to assess their body dissatisfaction and their interoceptive awareness. Regression analysis were made to understand the relationship between these constructs. Results showed that interoception predicts negatively body image dissatisfaction in healthy subjects and does not in subject with a diagnosis of anorexia nervosa. Furthermore, body dissatisfaction appears to predict some facets of interoceptive awareness in subjects diagnosed with anorexia nervosa. Both these findings allow us to hypothese that social-cultural factors may mediate the relationship between interoceptive awareness and body image in people with anorexia nervosa. In both cases they seem to suggest a multidisciplinary approach to body representation and the use of treatments that allow to work on the conscious experience of one’s body. Future research may replicate the study with a larger sample, including male subjects and using other tools for assessing the constructs. Moreover, the mediating effects of social factors should be taken into account in future studies.
L’interocezione riguarda la capacità di riconoscere i propri stati interni. L’immagine corporea è definita come l’immagine che abbiamo del nostro corpo (Schilder, 1950/1935). Badoud e Tsakiris (2017) ipotizzano che la prima possa predire la seconda sia nei soggetti con disturbi alimentari sia nei soggetti sani. Al contrario, Pollatos e collaboratori (2016) propongono che sia il disagio percepito verso il proprio corpo a determinare una più bassa abilità interocettiva nei soggetti con anoressia nervosa. È noto, infatti, che il disagio percepito verso il proprio corpo è un aspetto centrale di questo disturbo, in cui anche la competenza interocettiva sembrerebbe essere deficitaria. L’obiettivo di questa tesi è fornire un’evidenza empirica a queste ipotesi. Sono stati reclutati 282 soggetti di genere femminile e 67 soggetti di genere femminile con diagnosi di anoressia nervosa di tipo binge-purging e restrictive, a cui sono stati somministrati il Body Uneasiness Test (BUT) e il Multidimensional Assessment of Interoceptive Awareness (MAIA) per misurare rispettivamente il disagio percepito verso il proprio corpo e la consapevolezza interocettiva. Per studiare la relazione tra i costrutti sono stati creati dei modelli di regressione lineare. Dai risultati emerge che nei soggetti sani, ma non in quelli con anoressia nervosa, l’abilità interocettiva sembra predire negativamente l’insoddisfazione corporea. Inoltre, sembrerebbe che l’insoddisfazione corporea possa spiegare alcune componenti della consapevolezza interocettiva nei soggetti con anoressia nervosa. I risultati ottenuti permettono di ipotizzare che nei soggetti con anoressia nervosa, la relazione tra questi due costrutti sia mediata da altri fattori, probabilmente di tipo socio-culturale. In entrambi i casi, essi suggeriscono l’utilità di un approccio multidimensionale alla rappresentazione corporea e l’utilizzo di trattamenti che permettano di lavorare sull’esperienza consapevole del proprio corpo. Future ricerche potrebbero replicare lo studio utilizzando un campione più ampio, includendo il genere maschile e servendosi di ulteriori strumenti per misurare i due costrutti. Inoltre, si potrebbe provare a studiare l’effetto mediatore delle variabili sociali.
La relazione tra l'interocezione e la rappresentazione corporea nei soggetti di genere femminile con e senza diagnosi di anoressia nervosa
SECCI, SARA
2023/2024
Abstract
L’interocezione riguarda la capacità di riconoscere i propri stati interni. L’immagine corporea è definita come l’immagine che abbiamo del nostro corpo (Schilder, 1950/1935). Badoud e Tsakiris (2017) ipotizzano che la prima possa predire la seconda sia nei soggetti con disturbi alimentari sia nei soggetti sani. Al contrario, Pollatos e collaboratori (2016) propongono che sia il disagio percepito verso il proprio corpo a determinare una più bassa abilità interocettiva nei soggetti con anoressia nervosa. È noto, infatti, che il disagio percepito verso il proprio corpo è un aspetto centrale di questo disturbo, in cui anche la competenza interocettiva sembrerebbe essere deficitaria. L’obiettivo di questa tesi è fornire un’evidenza empirica a queste ipotesi. Sono stati reclutati 282 soggetti di genere femminile e 67 soggetti di genere femminile con diagnosi di anoressia nervosa di tipo binge-purging e restrictive, a cui sono stati somministrati il Body Uneasiness Test (BUT) e il Multidimensional Assessment of Interoceptive Awareness (MAIA) per misurare rispettivamente il disagio percepito verso il proprio corpo e la consapevolezza interocettiva. Per studiare la relazione tra i costrutti sono stati creati dei modelli di regressione lineare. Dai risultati emerge che nei soggetti sani, ma non in quelli con anoressia nervosa, l’abilità interocettiva sembra predire negativamente l’insoddisfazione corporea. Inoltre, sembrerebbe che l’insoddisfazione corporea possa spiegare alcune componenti della consapevolezza interocettiva nei soggetti con anoressia nervosa. I risultati ottenuti permettono di ipotizzare che nei soggetti con anoressia nervosa, la relazione tra questi due costrutti sia mediata da altri fattori, probabilmente di tipo socio-culturale. In entrambi i casi, essi suggeriscono l’utilità di un approccio multidimensionale alla rappresentazione corporea e l’utilizzo di trattamenti che permettano di lavorare sull’esperienza consapevole del proprio corpo. Future ricerche potrebbero replicare lo studio utilizzando un campione più ampio, includendo il genere maschile e servendosi di ulteriori strumenti per misurare i due costrutti. Inoltre, si potrebbe provare a studiare l’effetto mediatore delle variabili sociali.File | Dimensione | Formato | |
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