The Corporate Crisis Code represents a turning point in the way the disruption phase that any company may face during its life is handled. Starting with the legal aspect, one can grasp the clear departure from the previous regulatory framework. The term "bankruptcy" has been removed from the lexicon of insolvency law to symbolize the significant shift desired by the legislator. It has been acknowledged that a company’s crisis can result from factors beyond the control of the entrepreneur and, as such, can affect any company, regardless of the quality of its management. The main objective pursued by the reform is the safeguarding of business continuity, now elevated to a matter of public interest. In line with the concept of crisis developed by business experts, where the crisis is seen as a phase of an involutionary process that gradually leads to the loss of economic, financial, and asset balance, the legislator has defined crisis as the state of the debtor that makes insolvency likely in the future. The entrepreneur is required to constantly monitor the company’s health by continuously analyzing future cash flows to meet future obligations. The new Code applies to both distressed companies and those operating normally, strengthening the legal safeguards for proper business management. Therefore, crisis prevention is a universally required standard, regardless of its occurrence, and can only be pursued by establishing an appropriate organizational, administrative, and accounting structure. Based on insights drawn from literature, regulations, and case law, the appropriate content of corporate structures is identified, so they can act as safeguards to signal in advance the worsening of business risks and, if the storm is inevitable, allow the entrepreneur to act in managing the difficulties, while also providing the necessary tools to assess the feasibility of a recovery plan, since the restoration of continuity, when possible, represents the preferred route for resolving the crisis. Furthermore, a topic that has raised widespread concerns was analyzed, illustrated by the overhaul of the original alert system. In the penultimate chapter, where the perspective of the banking system is observed in light of recent EBA guidelines, it emerged that the creditworthiness evaluation criteria adopted by banks show clear similarities with the forward-looking approach that should characterize managerial business management. An appropriate corporate structure can, therefore, enable accurate and timely information flow to financiers, translating into greater access to credit opportunities for businesses. By integrating ESG factors into business objectives, tangible competitive advantages emerge for companies, particularly considering the increasing rewarding mechanisms guaranteed by guidelines for credit to virtuous companies, as well as the more favorable consumer preferences in this direction. Finally, after demonstrating the relationship between risk management, corporate structures, and ESG factors, the concept of "sustainability" was identified as the link between the various perspectives, including that underlying the reformed corporate crisis legislation.
Il Codice della crisi d’impresa rappresenta una svolta epocale nel trattamento della fase di perturbazione che ogni azienda può attraversare durante la sua vita. A partire dall’esame dell’aspetto giuridico, si coglie il deciso superamento della precedente impostazione normativa. Il termine “fallimento” è stato eliminato dal lessico della disciplina concorsuale a simboleggiare il deciso cambio di passo voluto dal Legislatore. Si è preso atto che la crisi di impresa può dipendere da fattori che sfuggono al controllo dell’imprenditore e, come tali, possono investire qualsiasi impresa, indipendentemente dalla bontà della sua gestione. L’obiettivo principale perseguito dalla Riforma è la salvaguardia della continuità aziendale, elevata ora a valore di pubblico interesse. In linea con il concetto di crisi elaborato dagli aziendalisti, dove la stessa è identificata come fase di un processo involutivo che comporta, più o meno gradualmente, la perdita dell’equilibrio economico, finanziario e patrimoniale, il Legislatore ha definito la crisi come lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza in un determinato futuro. L’imprenditore è tenuto a monitorare costantemente lo stato di salute aziendale, tramite una continua analisi dei flussi di cassa prospettici a servizio delle obbligazioni future. Il nuovo Codice investe tanto le aziende in crisi quanto quelle in normale funzionamento, rafforzando i presidi giuridici a garanzia della corretta gestione dell’impresa. La prevenzione della crisi, dunque, è un requisito richiesto universalmente, a prescindere dall’evenienza della stessa, ed è perseguibile solo istituendo un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile. Dalle considerazioni tratte da letteratura, normativa e giurisprudenza si individua l’opportuno contenuto degli assetti societari, affinché fungano da guarnigione capace di segnalare per tempo l’aggravarsi del rischio d’impresa e, se la tempesta è inevitabile, consentano all’imprenditore di azionarsi per la gestione delle difficoltà, fornendo al contempo un bagaglio di strumenti necessari alla valutazione di fattibilità di un piano di risanamento, posto che il ripristino della continuità, dove possibile, rappresenta la corsia preferenziale per la risoluzione della crisi. Si è, inoltre, analizzato un tema che ha sollevato diffuse perplessità, raffigurato dallo stravolgimento dell’originaria impostazione del sistema di allerta. Nel penultimo capitolo, dove si osserva la prospettiva del sistema bancario alla luce dei recenti orientamenti EBA, è emerso che i criteri valutativi del merito creditizio adottati dalle banche presentano evidenti affinità con l’impostazione prospettica che deve connotare la gestione manageriale delle imprese. Un adeguato assetto societario può, dunque, consentire un flusso informativo accurato e tempestivo verso i finanziatori, traducendosi in maggiori opportunità di accesso al credito per le aziende. Integrando tra gli obiettivi aziendali anche i fattori ESG, si rivelano tangibili vantaggi competitivi per le imprese, anche in considerazione dei crescenti meccanismi premianti garantiti dagli orientamenti in materia di credito verso le imprese virtuose, oltre che delle più favorevoli preferenze dei consumatori in tale direzione. Infine, dopo aver dimostrato la relazione esistente tra risk management, assetti societari e fattori ESG, si è individuato il concetto di “sostenibilità” quale nesso tra le diverse prospettive, compresa quella che sottende la riformata materia sulla crisi di impresa.
Adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili alla luce del nuovo Codice della Crisi d'impresa e dell'Insolvenza
MASSARELLI, MATTEO
2023/2024
Abstract
Il Codice della crisi d’impresa rappresenta una svolta epocale nel trattamento della fase di perturbazione che ogni azienda può attraversare durante la sua vita. A partire dall’esame dell’aspetto giuridico, si coglie il deciso superamento della precedente impostazione normativa. Il termine “fallimento” è stato eliminato dal lessico della disciplina concorsuale a simboleggiare il deciso cambio di passo voluto dal Legislatore. Si è preso atto che la crisi di impresa può dipendere da fattori che sfuggono al controllo dell’imprenditore e, come tali, possono investire qualsiasi impresa, indipendentemente dalla bontà della sua gestione. L’obiettivo principale perseguito dalla Riforma è la salvaguardia della continuità aziendale, elevata ora a valore di pubblico interesse. In linea con il concetto di crisi elaborato dagli aziendalisti, dove la stessa è identificata come fase di un processo involutivo che comporta, più o meno gradualmente, la perdita dell’equilibrio economico, finanziario e patrimoniale, il Legislatore ha definito la crisi come lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza in un determinato futuro. L’imprenditore è tenuto a monitorare costantemente lo stato di salute aziendale, tramite una continua analisi dei flussi di cassa prospettici a servizio delle obbligazioni future. Il nuovo Codice investe tanto le aziende in crisi quanto quelle in normale funzionamento, rafforzando i presidi giuridici a garanzia della corretta gestione dell’impresa. La prevenzione della crisi, dunque, è un requisito richiesto universalmente, a prescindere dall’evenienza della stessa, ed è perseguibile solo istituendo un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile. Dalle considerazioni tratte da letteratura, normativa e giurisprudenza si individua l’opportuno contenuto degli assetti societari, affinché fungano da guarnigione capace di segnalare per tempo l’aggravarsi del rischio d’impresa e, se la tempesta è inevitabile, consentano all’imprenditore di azionarsi per la gestione delle difficoltà, fornendo al contempo un bagaglio di strumenti necessari alla valutazione di fattibilità di un piano di risanamento, posto che il ripristino della continuità, dove possibile, rappresenta la corsia preferenziale per la risoluzione della crisi. Si è, inoltre, analizzato un tema che ha sollevato diffuse perplessità, raffigurato dallo stravolgimento dell’originaria impostazione del sistema di allerta. Nel penultimo capitolo, dove si osserva la prospettiva del sistema bancario alla luce dei recenti orientamenti EBA, è emerso che i criteri valutativi del merito creditizio adottati dalle banche presentano evidenti affinità con l’impostazione prospettica che deve connotare la gestione manageriale delle imprese. Un adeguato assetto societario può, dunque, consentire un flusso informativo accurato e tempestivo verso i finanziatori, traducendosi in maggiori opportunità di accesso al credito per le aziende. Integrando tra gli obiettivi aziendali anche i fattori ESG, si rivelano tangibili vantaggi competitivi per le imprese, anche in considerazione dei crescenti meccanismi premianti garantiti dagli orientamenti in materia di credito verso le imprese virtuose, oltre che delle più favorevoli preferenze dei consumatori in tale direzione. Infine, dopo aver dimostrato la relazione esistente tra risk management, assetti societari e fattori ESG, si è individuato il concetto di “sostenibilità” quale nesso tra le diverse prospettive, compresa quella che sottende la riformata materia sulla crisi di impresa.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: TESI DI LAUREA SPECIALISTICA IN PROFESSIONI CONTABILI
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