"Dad, when are you coming home?" A simple, direct but powerful and meaningful question. For a father in prison, answering this question means confronting the weight of distance, guilt, and the difficulty of maintaining an affective relationship despite deprivation of liberty. Being a father in a house of detention is a challenge that tests the structures of parenthood, redefines family roles and imposes strategies to preserve, rebuild or, in some cases, accept the loss of a relationship. But what does it mean, in a broader sense, to be a family? The family is not just a biological nucleus, but a system of bonds, emotional connections and roles that are shaped by circumstances. The prison context overturns these dynamics, requiring a constant re-negotiation of relationships and identities. Forced separation forces fathers to rethink their position within the family unit and to find new ways of being present. My ethnographic research aims to investigate the experience of fatherhood and being a family in prison, exploring how prisoners live and interpret their role within a highly limiting context.
“Papà, quando torni a casa?” Una domanda semplice, diretta, ma potente e carica di significato. Per un padre detenuto, rispondere a questa domanda vuol dire confrontarsi con il peso della distanza, con il senso di colpa, con la difficoltà di mantenere un rapporto affettivo nonostante la privazione della libertà. Essere padri in una casa di reclusione è una sfida che mette alla prova le strutture della genitorialità, ridefinisce i ruoli familiari e impone strategie per conservare, ricostruire o, in alcuni casi, accettare la perdita di una relazione. Ma cosa significa, in senso più ampio, essere famiglia? La famiglia non è solo un nucleo biologico, ma un sistema di legami, connessioni emotive e ruoli che si modellano in base alle circostanze. Il contesto carcerario stravolge queste dinamiche, richiedendo una rinegoziazione costante delle relazioni e delle identità. La separazione forzata impone ai padri detenuti di ripensare la propria posizione all’interno del nucleo familiare e di trovare nuove modalità di presenza. La mia ricerca etnografica si propone di indagare l’esperienza della paternità e dell’essere famiglia dentro il carcere, esplorando le modalità con cui i detenuti vivono e interpretano il loro ruolo all’interno di un contesto fortemente limitante.
Essere famiglia tra dentro e fuori. Etnografia in una casa di reclusione italiana.
PERACCHI, DENISE
2024/2025
Abstract
“Papà, quando torni a casa?” Una domanda semplice, diretta, ma potente e carica di significato. Per un padre detenuto, rispondere a questa domanda vuol dire confrontarsi con il peso della distanza, con il senso di colpa, con la difficoltà di mantenere un rapporto affettivo nonostante la privazione della libertà. Essere padri in una casa di reclusione è una sfida che mette alla prova le strutture della genitorialità, ridefinisce i ruoli familiari e impone strategie per conservare, ricostruire o, in alcuni casi, accettare la perdita di una relazione. Ma cosa significa, in senso più ampio, essere famiglia? La famiglia non è solo un nucleo biologico, ma un sistema di legami, connessioni emotive e ruoli che si modellano in base alle circostanze. Il contesto carcerario stravolge queste dinamiche, richiedendo una rinegoziazione costante delle relazioni e delle identità. La separazione forzata impone ai padri detenuti di ripensare la propria posizione all’interno del nucleo familiare e di trovare nuove modalità di presenza. La mia ricerca etnografica si propone di indagare l’esperienza della paternità e dell’essere famiglia dentro il carcere, esplorando le modalità con cui i detenuti vivono e interpretano il loro ruolo all’interno di un contesto fortemente limitante.File | Dimensione | Formato | |
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Tesi Denise Peracchi 1086943.pdf
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/162059