The geographical region of Nagorny Karabakh, coinciding until January 2024 to the political Artsakh (in Armenian language)/Nagorno Karabakh Republic (NKR), sets an example of a place where past empires have left their traces and such an echo that affects nowadays’ local modern heir nation-States’ narratives and ideologies. Positioned between what have become present-day Armenia and Azerbaijan and contested since last century’s beginning, it was “assigned” by the USSR to be part of the Azerbaijani Soviet Republic, although as ethnically a majorly-Armenian-populated autonomous Oblast. In between the Soviet regime collapse, ethnic Armenian Nagorno nationalists saw their opportunity, with the turmoil of the two nations’ declarations of independence and the USSR’s initial reluctance to accept them. Already in 1988, however, a rising interethnic violence in the Soviet Azerbaijani territory broke out into conflict, after the proclamation of Karabakh’s self-secession. The hostilities halted only in 1994 thanks to various countries’ mediation and lasted, “with minor incidents”, until 2016, exploding again in 2020, then two years later, and culminating in September-October 2023, with the secessionists’ surrender and the displacement of more than 100000 ethnic Armenians majorly toward Armenia proper. This work aims at investigating the historical junctures that brought the Nagorny region from its imperial subject’s times to the 2023 Azerbaijani reconquest; examining both Armenian and Azeri nationalist rhetorics consolidated during the post-Soviet years, three case studies of cultural heritage controversy and destruction; and analysing three grassroots iniatives and their potential impact within the conflict resolution frame. In between, it will briefly delve into Unesco’s positioning and the OSCE-Minsk group mediation’s failure. Keywords: Nagorny Karabakh, Armenia, Azerbaijan, ethnonationalism, victimisation, cultural heritage destruction, grassroots initiatives, post-Soviet legacy.

La regione geografica del Nagorno Karabakh, coincidente fino a gennaio 2024 con quella politica dell’Artsakh (in lingua armena)/Repubblica del Nagorno Karabakh (NKR), rappresenta un esempio di luogo in cui gli imperi del passato hanno lasciato le loro tracce e un'eco tale da influenzare narrazioni e ideologie degli attuali stati nazionali locali, eredi moderni. Posizionata tra quelle che sono diventate l'attuale Armenia e Azerbaigian e contesa sin dall'inizio del secolo scorso, la regione fu "assegnata" dall'URSS a far parte della Repubblica Sovietica Azerbaigiana, sebbene come Oblast autonomo etnicamente a maggioranza armena. Durante il crollo del regime sovietico, i nazionalisti di etnia armena del Nagorno videro un’opportunità, nel caos delle dichiarazioni d’indipendenza delle due nazioni e l'iniziale riluttanza dell'URSS ad accettarle. Già nel 1988, tuttavia, una crescente violenza interetnica nel territorio azero sovietico sfociò in conflitto, dopo la proclamazione dell'auto-secessione del Karabakh. Le ostilità cessarono solo nel 1994 grazie alla mediazione di vari paesi e durarono, "con incidenti minori", fino al 2016, esplodendo di nuovo nel 2020, poi due anni dopo e culminando nel settembre-ottobre 2023, con la resa dei secessionisti e lo spostamento di oltre 100.000 persone di etnia armena principalmente verso lo stato armeno. Questo lavoro si pone l’obiettivo di indagare le congiunture storiche che hanno portato la regione del Nagorny dai tempi di sudditanza imperiale alla riconquista azera del 2023; esaminare sia la retorica nazionalista armena, sia quella azera, consolidate durante gli anni post-sovietici, tre casi studio su controversie e distruzione del patrimonio culturale; ed analizzare tre iniziative dal basso e il loro potenziale impatto nel quadro della risoluzione del conflitto. Inoltre, approfondirà brevemente il posizionamento dell'Unesco e il fallimento della mediazione del gruppo OSCE-Minsk. Parole chiave: Nagorny-Karabakh, Armenia, Azerbaigian, etnonazionalismo, vittimizzazione, distruzione del patrimonio culturale, iniziative popolari, eredità post-sovietica.

What path for a new coexistence? The Nagorny Karabakh region between cultural heritage challenges and grassroots initiatives

TARAHOMI, LEYLA MICHELA
2023/2024

Abstract

La regione geografica del Nagorno Karabakh, coincidente fino a gennaio 2024 con quella politica dell’Artsakh (in lingua armena)/Repubblica del Nagorno Karabakh (NKR), rappresenta un esempio di luogo in cui gli imperi del passato hanno lasciato le loro tracce e un'eco tale da influenzare narrazioni e ideologie degli attuali stati nazionali locali, eredi moderni. Posizionata tra quelle che sono diventate l'attuale Armenia e Azerbaigian e contesa sin dall'inizio del secolo scorso, la regione fu "assegnata" dall'URSS a far parte della Repubblica Sovietica Azerbaigiana, sebbene come Oblast autonomo etnicamente a maggioranza armena. Durante il crollo del regime sovietico, i nazionalisti di etnia armena del Nagorno videro un’opportunità, nel caos delle dichiarazioni d’indipendenza delle due nazioni e l'iniziale riluttanza dell'URSS ad accettarle. Già nel 1988, tuttavia, una crescente violenza interetnica nel territorio azero sovietico sfociò in conflitto, dopo la proclamazione dell'auto-secessione del Karabakh. Le ostilità cessarono solo nel 1994 grazie alla mediazione di vari paesi e durarono, "con incidenti minori", fino al 2016, esplodendo di nuovo nel 2020, poi due anni dopo e culminando nel settembre-ottobre 2023, con la resa dei secessionisti e lo spostamento di oltre 100.000 persone di etnia armena principalmente verso lo stato armeno. Questo lavoro si pone l’obiettivo di indagare le congiunture storiche che hanno portato la regione del Nagorny dai tempi di sudditanza imperiale alla riconquista azera del 2023; esaminare sia la retorica nazionalista armena, sia quella azera, consolidate durante gli anni post-sovietici, tre casi studio su controversie e distruzione del patrimonio culturale; ed analizzare tre iniziative dal basso e il loro potenziale impatto nel quadro della risoluzione del conflitto. Inoltre, approfondirà brevemente il posizionamento dell'Unesco e il fallimento della mediazione del gruppo OSCE-Minsk. Parole chiave: Nagorny-Karabakh, Armenia, Azerbaigian, etnonazionalismo, vittimizzazione, distruzione del patrimonio culturale, iniziative popolari, eredità post-sovietica.
What path for a new coexistence? The Nagorny Karabakh region between cultural heritage challenges and grassroots initiatives
The geographical region of Nagorny Karabakh, coinciding until January 2024 to the political Artsakh (in Armenian language)/Nagorno Karabakh Republic (NKR), sets an example of a place where past empires have left their traces and such an echo that affects nowadays’ local modern heir nation-States’ narratives and ideologies. Positioned between what have become present-day Armenia and Azerbaijan and contested since last century’s beginning, it was “assigned” by the USSR to be part of the Azerbaijani Soviet Republic, although as ethnically a majorly-Armenian-populated autonomous Oblast. In between the Soviet regime collapse, ethnic Armenian Nagorno nationalists saw their opportunity, with the turmoil of the two nations’ declarations of independence and the USSR’s initial reluctance to accept them. Already in 1988, however, a rising interethnic violence in the Soviet Azerbaijani territory broke out into conflict, after the proclamation of Karabakh’s self-secession. The hostilities halted only in 1994 thanks to various countries’ mediation and lasted, “with minor incidents”, until 2016, exploding again in 2020, then two years later, and culminating in September-October 2023, with the secessionists’ surrender and the displacement of more than 100000 ethnic Armenians majorly toward Armenia proper. This work aims at investigating the historical junctures that brought the Nagorny region from its imperial subject’s times to the 2023 Azerbaijani reconquest; examining both Armenian and Azeri nationalist rhetorics consolidated during the post-Soviet years, three case studies of cultural heritage controversy and destruction; and analysing three grassroots iniatives and their potential impact within the conflict resolution frame. In between, it will briefly delve into Unesco’s positioning and the OSCE-Minsk group mediation’s failure. Keywords: Nagorny Karabakh, Armenia, Azerbaijan, ethnonationalism, victimisation, cultural heritage destruction, grassroots initiatives, post-Soviet legacy.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/162051