Insomnia is the most common sleep disorder in the general population, often comorbid with other medical conditions. In addition to nighttime symptoms, such as difficulty falling asleep, difficulty maintaining sleep due to recurrent awakenings, or early morning awakening, daytime symptoms include drowsiness, irritability, concentration difficulties, and fatigue. In this study, a group of 23 individuals with a clinical diagnosis of chronic insomnia, with nighttime symptoms persisting for more than three months and occurring at least three times a week, associated with daytime impairment, was considered. The patients underwent polysomnographic and actigraphic recordings at T0 and after approximately three months of therapy at T1. The treatment included pharmacological therapy aimed at treating chronic insomnia and cognitive-behavioral therapy for insomnia (CBT-I). Additionally, patients were administered two assessment scales to evaluate the perceived severity of the insomnia disorder (Insomnia Severity Index) and daytime sleepiness (Epworth Sleepiness Scale). The goal was to evaluate the interaction of therapy on both instrumental and non-instrumental parameters. The results showed that although an anamestic diagnosis is important, it can be imprecise or incomplete. This study found a significant incidence of diagnostic errors: after the first polysomnographic recording, only 57% of patients were actually diagnosed with insomnia, 4% with Obstructive Sleep Apnea Syndrome (OSAS), 22% with Periodic Limb Movement Disorder (PLMD), and the remaining 17% with both OSAS and PLMD. This highlighted discrepancies between the subjective perception of the subjects and their actual physical conditions and confirmed polysomnography as the "gold standard" in the assessment of sleep disorders. The incorrect diagnosis of insomnia led to inappropriate pharmacological treatment in non-insomniac patients, increasing daytime sleepiness, the risk of dependence, traffic accidents, and workplace injuries. The treatment, however, was effective in patients with an instrumental diagnosis of chronic insomnia: sleep efficiency, which represents the proportion of time spent actually sleeping compared to the total time spent in bed, significantly improved, indicating a reduction in the number of nighttime awakenings and more restful sleep. There was also an improvement in the patients' subjective perception, evidenced by a significant decrease in the average score of the Insomnia Severity Index, contributing to the overall success of the treatment. Patients reported a real difference in their health status, not only physically but also psychologically and socially, with improved mood and better functioning during the day.

L’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso nella popolazione generale, spesso in comorbidità con altre condizioni mediche. Ai sintomi notturni, come difficoltà all’addormentamento, difficoltà nel mantenere il sonno durante la notte a causa dei risvegli ricorrenti o il risveglio mattutino precoce, si aggiungono sintomi diurni come sonnolenza, irritabilità, difficoltà di concentrazione, astenia. In questo studio è stato preso in considerazione un gruppo di 23 individui con diagnosi anamnestica di insonnia cronica, con sintomi notturni che persistono da più di tre mesi, con una frequenza minima di tre volte alla settimana, associati a una compromissione diurna. I pazienti sono stati sottoposti a una registrazione polisonnografica e una registrazione actigrafica a T0 e dopo circa tre mesi di terapia a T1. Il trattamento a cui sono stati sottoposti i pazienti comprendeva terapia farmacologica, mirata a curare l’insonnia cronica, e terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I). Inoltre, ai pazienti sono stati somministrate due scale di valutazione, per verificare la gravità percepita del disturbo d’insonnia (Insomnia Severity Index) e la sonnolenza diurna (Scala Epworth sulla sonnolenza). Ci si è posti l’obiettivo di valutare l’interazione della terapia sui parametri strumentali e non strumentali. Dai risultati ottenuti è emerso che, sebbene una diagnosi anamestica sia importante, essa può risultare imprecisa o incompleta. Questo studio ha rilevato una significativa incidenza di errori diagnostici: dopo la prima registrazione polisonnografica solo il 57% dei pazienti è risultato effettivamente insonne, il 4% con Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS), il 22% con Disturbo dei Movimenti Periodici delle Gambe (PLMD) e il restante 17% con OSAS e PLMD. Questo ha permesso di evidenziare discrepanze tra la percezione soggettiva dei soggetti e le reali condizioni fisiche, e di confermare la polisonnografia come “gold standard” nella valutazione dei disturbi del sonno. L’errata diagnosi di insonnia ha portato ad intervenire con un trattamento farmacologico inappropriato nei pazienti non insonni, aumentando la sonnolenza diurna, il rischio di dipendenza, di incidenti stradali e infortuni sul lavoro. Il trattamento è risultato efficace, invece, nei pazienti con diagnosi strumentale di insonnia cronica: l’efficienza del sonno, che rappresenta la proporzione di tempo trascorso effettivamente dormendo rispetto al tempo totale passato a letto, ha subito un netto miglioramento, indicando una riduzione del numero di risvegli notturni e un sonno più riposante. Anche un miglioramento della percezione soggettiva dei pazienti, riportata da un notevole decremento del punteggio medio dell’Insomnia Severity Index, ha determinato il successo complessivo del trattamento. I pazienti hanno percepito una reale differenza nello stato di salute, non solo a livello fisico, ma anche psicologico e sociale, con un miglioramento dell’umore e una migliore funzionalità durante il giorno.

Correlati neuropsicofisiologici dell'insonnia

PINNA, LETIZIA
2023/2024

Abstract

L’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso nella popolazione generale, spesso in comorbidità con altre condizioni mediche. Ai sintomi notturni, come difficoltà all’addormentamento, difficoltà nel mantenere il sonno durante la notte a causa dei risvegli ricorrenti o il risveglio mattutino precoce, si aggiungono sintomi diurni come sonnolenza, irritabilità, difficoltà di concentrazione, astenia. In questo studio è stato preso in considerazione un gruppo di 23 individui con diagnosi anamnestica di insonnia cronica, con sintomi notturni che persistono da più di tre mesi, con una frequenza minima di tre volte alla settimana, associati a una compromissione diurna. I pazienti sono stati sottoposti a una registrazione polisonnografica e una registrazione actigrafica a T0 e dopo circa tre mesi di terapia a T1. Il trattamento a cui sono stati sottoposti i pazienti comprendeva terapia farmacologica, mirata a curare l’insonnia cronica, e terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I). Inoltre, ai pazienti sono stati somministrate due scale di valutazione, per verificare la gravità percepita del disturbo d’insonnia (Insomnia Severity Index) e la sonnolenza diurna (Scala Epworth sulla sonnolenza). Ci si è posti l’obiettivo di valutare l’interazione della terapia sui parametri strumentali e non strumentali. Dai risultati ottenuti è emerso che, sebbene una diagnosi anamestica sia importante, essa può risultare imprecisa o incompleta. Questo studio ha rilevato una significativa incidenza di errori diagnostici: dopo la prima registrazione polisonnografica solo il 57% dei pazienti è risultato effettivamente insonne, il 4% con Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS), il 22% con Disturbo dei Movimenti Periodici delle Gambe (PLMD) e il restante 17% con OSAS e PLMD. Questo ha permesso di evidenziare discrepanze tra la percezione soggettiva dei soggetti e le reali condizioni fisiche, e di confermare la polisonnografia come “gold standard” nella valutazione dei disturbi del sonno. L’errata diagnosi di insonnia ha portato ad intervenire con un trattamento farmacologico inappropriato nei pazienti non insonni, aumentando la sonnolenza diurna, il rischio di dipendenza, di incidenti stradali e infortuni sul lavoro. Il trattamento è risultato efficace, invece, nei pazienti con diagnosi strumentale di insonnia cronica: l’efficienza del sonno, che rappresenta la proporzione di tempo trascorso effettivamente dormendo rispetto al tempo totale passato a letto, ha subito un netto miglioramento, indicando una riduzione del numero di risvegli notturni e un sonno più riposante. Anche un miglioramento della percezione soggettiva dei pazienti, riportata da un notevole decremento del punteggio medio dell’Insomnia Severity Index, ha determinato il successo complessivo del trattamento. I pazienti hanno percepito una reale differenza nello stato di salute, non solo a livello fisico, ma anche psicologico e sociale, con un miglioramento dell’umore e una migliore funzionalità durante il giorno.
Neuropsychophysiological correlates of insomnia
Insomnia is the most common sleep disorder in the general population, often comorbid with other medical conditions. In addition to nighttime symptoms, such as difficulty falling asleep, difficulty maintaining sleep due to recurrent awakenings, or early morning awakening, daytime symptoms include drowsiness, irritability, concentration difficulties, and fatigue. In this study, a group of 23 individuals with a clinical diagnosis of chronic insomnia, with nighttime symptoms persisting for more than three months and occurring at least three times a week, associated with daytime impairment, was considered. The patients underwent polysomnographic and actigraphic recordings at T0 and after approximately three months of therapy at T1. The treatment included pharmacological therapy aimed at treating chronic insomnia and cognitive-behavioral therapy for insomnia (CBT-I). Additionally, patients were administered two assessment scales to evaluate the perceived severity of the insomnia disorder (Insomnia Severity Index) and daytime sleepiness (Epworth Sleepiness Scale). The goal was to evaluate the interaction of therapy on both instrumental and non-instrumental parameters. The results showed that although an anamestic diagnosis is important, it can be imprecise or incomplete. This study found a significant incidence of diagnostic errors: after the first polysomnographic recording, only 57% of patients were actually diagnosed with insomnia, 4% with Obstructive Sleep Apnea Syndrome (OSAS), 22% with Periodic Limb Movement Disorder (PLMD), and the remaining 17% with both OSAS and PLMD. This highlighted discrepancies between the subjective perception of the subjects and their actual physical conditions and confirmed polysomnography as the "gold standard" in the assessment of sleep disorders. The incorrect diagnosis of insomnia led to inappropriate pharmacological treatment in non-insomniac patients, increasing daytime sleepiness, the risk of dependence, traffic accidents, and workplace injuries. The treatment, however, was effective in patients with an instrumental diagnosis of chronic insomnia: sleep efficiency, which represents the proportion of time spent actually sleeping compared to the total time spent in bed, significantly improved, indicating a reduction in the number of nighttime awakenings and more restful sleep. There was also an improvement in the patients' subjective perception, evidenced by a significant decrease in the average score of the Insomnia Severity Index, contributing to the overall success of the treatment. Patients reported a real difference in their health status, not only physically but also psychologically and socially, with improved mood and better functioning during the day.
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Descrizione: Tesi di Laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/161882