C’è stato un tempo nel quale la solitudine era fortemente desiderata, e in un luogo solitario si poteva scrivere o studiare, pensare, capire noi stessi o connetterci col divino; ma oggi la solitudine ha quasi sempre un ruolo negativo nelle vite degli individui, ed è un tema fondamentale per la società moderna, nella quale siamo sempre connessi tra noi, ma sempre più soli, anche l’uno vicino all’altro. Uno dei romanzi che più si presta per dare testimonianza di varie tipologie di solitudine, è L’isola di Arturo di Elsa Morante, sul quale in questo elaborato si proverà a far luce. Nel primo capitolo si presenterà il romanzo in alcune sue caratteristiche peculiari, come la dedica liminare al testo; o l’incipit con le sue promesse forse disattese; o ancora il ruolo dell’isola di Procida all’interno della storia di crescita del protagonista. Nel secondo capitolo, dopo un excursus su ciò che la solitudine ha significato per autori quali Francesco Petrarca, Torquato Tasso, Michel de Montaigne, Jean-Jacques Rousseau, Vittorio Alfieri, Giacomo Leopardi e Umberto Saba, si approfondirà la solitudine per Elsa Morante, attraverso alcuni frammenti del suo Diario 1938 e alcune lettere. Più avanti, attraverso campioni del romanzo, si proverà a fare chiarezza sulle luci e sulle ombre della solitudine di Arturo, il protagonista, ma anche su quella del padre Wilhelm, solitario pendolare misterioso, e su quella di Nunziatella, la sua sposa sedicenne.

Solitudini nell'Isola di Arturo: un'indagine sui personaggi di Elsa Morante

DI FIORE, ROBERTA
2022/2023

Abstract

C’è stato un tempo nel quale la solitudine era fortemente desiderata, e in un luogo solitario si poteva scrivere o studiare, pensare, capire noi stessi o connetterci col divino; ma oggi la solitudine ha quasi sempre un ruolo negativo nelle vite degli individui, ed è un tema fondamentale per la società moderna, nella quale siamo sempre connessi tra noi, ma sempre più soli, anche l’uno vicino all’altro. Uno dei romanzi che più si presta per dare testimonianza di varie tipologie di solitudine, è L’isola di Arturo di Elsa Morante, sul quale in questo elaborato si proverà a far luce. Nel primo capitolo si presenterà il romanzo in alcune sue caratteristiche peculiari, come la dedica liminare al testo; o l’incipit con le sue promesse forse disattese; o ancora il ruolo dell’isola di Procida all’interno della storia di crescita del protagonista. Nel secondo capitolo, dopo un excursus su ciò che la solitudine ha significato per autori quali Francesco Petrarca, Torquato Tasso, Michel de Montaigne, Jean-Jacques Rousseau, Vittorio Alfieri, Giacomo Leopardi e Umberto Saba, si approfondirà la solitudine per Elsa Morante, attraverso alcuni frammenti del suo Diario 1938 e alcune lettere. Più avanti, attraverso campioni del romanzo, si proverà a fare chiarezza sulle luci e sulle ombre della solitudine di Arturo, il protagonista, ma anche su quella del padre Wilhelm, solitario pendolare misterioso, e su quella di Nunziatella, la sua sposa sedicenne.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/160441