La famiglia sin dall’antichità è stata considerata il pilastro fondamentale della società, e all’interno di questa istituzione, la casa familiare rappresenta un simbolo tangibile di legame, affetto e sicurezza; essa rappresenta il luogo principale dove vive la famiglia e costituisce il fulcro della vita domestica ove si creano le personalità dei membri che vi coabitano. La normativa italiana regolamenta attentamente questa materia, definendo criteri e principi per la corretta assegnazione della casa familiare in caso di separazione o divorzio. Tra le norme più importanti e rilevanti in questo contesto, spiccano il Codice civile italiano e la giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione. Il Codice civile, nell’ art. 155, stabilisce che “nell’assegnazione della casa familiare si tiene conto delle esigenze dei figli e delle condizioni economiche dei coniugi”. L’art. 155 del Codice civile costituisce un principio fondamentale su cui si basano le decisioni giuridiche in merito all’assegnazione della dimora familiare. Essa riflette l’equilibrio delicato che il legislatore italiano ha cercato di instaurare tra gli aspetti affettivi e finanziari che sottendono ad una famiglia in fase di separazione o divorzio, con una specifica attenzione rivolta alla tutela degli interessi del minore. Inoltre, la giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione ha avuto un ruolo fondamentale nel definire l’interpretazione e l’applicazione delle norme relative all’assegnazione della casa familiare. Sentenze significative come la n. 23591/2010 hanno stabilito importanti principi giuridici in merito all’assegnazione familiare, delineando linee guida che i tribunali di tutta Italia sono soliti seguire. Sarà altresì esaminata l’attuazione della legge n. 54/2006, la quale rappresenta uno sforzo legislativo volto a ridurre il conflitto e a promuovere una soluzione cooperativa alle dispute familiari, tenendo sempre presente il benessere dei figli minori. Tuttavia, va notato che la sua applicazione pratica può variare in base alle circostanze specifiche di ciascun caso e alla volontà delle parti coinvolte nel processo di mediazione. Attraverso questa analisi multidisciplinare, miriamo a contribuire a una comprensione più chiara e approfondita del modo in cui la normativa italiana regola l'assegnazione della casa familiare, con l'obiettivo di promuovere una giustizia familiare equa e rispettosa delle esigenze di tutte le parti coinvolte. La casa familiare risulta essere oggetto di contese sensibili e difficili da dirimere in sede processuale: essa è il nido sicuro in cui i figli trovano protezione, e nella quale iniziano a costruire il proprio essere, oltre a rivestire un importante valore economico per i genitori e pertanto spesso al centro di aspri conflitti. Si comprende quindi l’importanza dell’intervento del legislatore, il quale nel dettare una compiuta disciplina in merito, dovrà contemperare i differenti interessi che gravitano, in primis quelli della prole, nonché dei genitori, ed infine dei soggetti terzi che sul bene vantano un diritto di proprietà (art. 42 Cost; art. 832 c.c.), ovvero un altro diritto reale ugualmente meritevole di tutela giuridica.

“Assegnazione della casa famigliare alla luce della sentenza n° 23591/2010”

DARIE, BEATRICE PATRICIA
2022/2023

Abstract

La famiglia sin dall’antichità è stata considerata il pilastro fondamentale della società, e all’interno di questa istituzione, la casa familiare rappresenta un simbolo tangibile di legame, affetto e sicurezza; essa rappresenta il luogo principale dove vive la famiglia e costituisce il fulcro della vita domestica ove si creano le personalità dei membri che vi coabitano. La normativa italiana regolamenta attentamente questa materia, definendo criteri e principi per la corretta assegnazione della casa familiare in caso di separazione o divorzio. Tra le norme più importanti e rilevanti in questo contesto, spiccano il Codice civile italiano e la giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione. Il Codice civile, nell’ art. 155, stabilisce che “nell’assegnazione della casa familiare si tiene conto delle esigenze dei figli e delle condizioni economiche dei coniugi”. L’art. 155 del Codice civile costituisce un principio fondamentale su cui si basano le decisioni giuridiche in merito all’assegnazione della dimora familiare. Essa riflette l’equilibrio delicato che il legislatore italiano ha cercato di instaurare tra gli aspetti affettivi e finanziari che sottendono ad una famiglia in fase di separazione o divorzio, con una specifica attenzione rivolta alla tutela degli interessi del minore. Inoltre, la giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione ha avuto un ruolo fondamentale nel definire l’interpretazione e l’applicazione delle norme relative all’assegnazione della casa familiare. Sentenze significative come la n. 23591/2010 hanno stabilito importanti principi giuridici in merito all’assegnazione familiare, delineando linee guida che i tribunali di tutta Italia sono soliti seguire. Sarà altresì esaminata l’attuazione della legge n. 54/2006, la quale rappresenta uno sforzo legislativo volto a ridurre il conflitto e a promuovere una soluzione cooperativa alle dispute familiari, tenendo sempre presente il benessere dei figli minori. Tuttavia, va notato che la sua applicazione pratica può variare in base alle circostanze specifiche di ciascun caso e alla volontà delle parti coinvolte nel processo di mediazione. Attraverso questa analisi multidisciplinare, miriamo a contribuire a una comprensione più chiara e approfondita del modo in cui la normativa italiana regola l'assegnazione della casa familiare, con l'obiettivo di promuovere una giustizia familiare equa e rispettosa delle esigenze di tutte le parti coinvolte. La casa familiare risulta essere oggetto di contese sensibili e difficili da dirimere in sede processuale: essa è il nido sicuro in cui i figli trovano protezione, e nella quale iniziano a costruire il proprio essere, oltre a rivestire un importante valore economico per i genitori e pertanto spesso al centro di aspri conflitti. Si comprende quindi l’importanza dell’intervento del legislatore, il quale nel dettare una compiuta disciplina in merito, dovrà contemperare i differenti interessi che gravitano, in primis quelli della prole, nonché dei genitori, ed infine dei soggetti terzi che sul bene vantano un diritto di proprietà (art. 42 Cost; art. 832 c.c.), ovvero un altro diritto reale ugualmente meritevole di tutela giuridica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/160412