Developmental dyspraxia is considered a multidimensional disorder not yet linked to definitions and diagnostical firm criteria agreed by variuos professionals and international researchers. Several british authors, according to DSM-V handbook directions, consider this as a developmental coordination disorder; italian researchers, on the contrary, prefer to define as a disorder of planning and control of goal-directed motor tasks. Researchers and clinicians use to separate ideomotor dyspraxia and ideational dyspraxia: fisrt one consists in a difficulty in representing mentally actions and objects to be used, in the second case a lack in action monitoring during its execution is present. Children affected by dispraxia usually show medical cases quite composite, with difficulties in reaching developmental motor milestones and in learning process, which affect self-esteem and the building of a positive self-portrait. They can infact suffer of a specific impairment of language, dyscalculia, dyslexia, dysgraphia and dysorthographia. Even if this impacts sensitively on children capacity to learn, in many countries this disorder has not yet been recognized as a school learning disability. The two clinical cases proofed in this work seem to show that dispraxia could be considered as learning disability and that the cooperation of professionals as neuropsychiatrist, occupational therapist, speech therapist and psycologist can plan an effective and agreed abilitative intervention. Due to difficulties occurred in varius situation of daily life such as family, school, team mates, those subjects could suffer of anxiety, social segregation, depression and behaviour diseases.
La disprassia evolutiva è considerata un disturbo multicomponenziale rispetto alla quale non sembrano esservi ancora oggi definizioni e criteri diagnostici univoci e condivisi da parte delle varie figure professionali e dai ricercatori internazionali. Molti autori anglosassoni, seguendo le indicazioni del manuale DSM-V, considerano questo disturbo come un disturbo della coordinazione motoria mentre i ricercatori italiani preferiscono definirlo come un disturbo della pianificazione e del controllo esecutivo dell'azione intenzionale. Si è soliti distinguere tra disprassia ideomotoria e disprassia ideativa: la prima tipologia implica una difficoltà nella rappresentazione mentale dell'azione e degli oggetti da utilizzare mentre nel secondo caso è presente una carenza nel monitoraggio dell'azione durante la sua esecuzione. I soggetti disprassici generalmente presentano quadri clinici piuttosto eterogenei caratterizzati da difficoltà nel raggiungimento delle principali tappe evolutive e nell'apprendimento, le quali influiscono sull'autostima e della costruzione di un'immagine positiva di sé. Essi infatti possono presentare disturbo del linguaggio, discalculia, dislessia, disgrafia e disortografia. Pur influendo in modo significativo sulla capacità del bambino di imparare, in molti Paesi questo disturbo non è stato ancora riconosciuto quale disturbo dell'apprendimento scolastico. I due casi clinici presentati sembrano però sostenere che la disprassia possa essere considerato come tale e che sia necessaria la collaborazione di figure professionali quali il neuropsichiatra, il neuropsicomotricista, il logopedista e lo psicologo per progettare un intervento abilitativo efficace e condiviso. Questi soggetti, inoltre, a causa delle difficoltà riportate nei vari contesti della vita quotidiana quali la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari, possono manifestare ansia, ritiro sociale, depressione e disturbi della condotta.
La disprassia in età evolutiva: un disturbo dell'apprendimento? Due casi clinici.
BARBERO, PAOLA
2014/2015
Abstract
La disprassia evolutiva è considerata un disturbo multicomponenziale rispetto alla quale non sembrano esservi ancora oggi definizioni e criteri diagnostici univoci e condivisi da parte delle varie figure professionali e dai ricercatori internazionali. Molti autori anglosassoni, seguendo le indicazioni del manuale DSM-V, considerano questo disturbo come un disturbo della coordinazione motoria mentre i ricercatori italiani preferiscono definirlo come un disturbo della pianificazione e del controllo esecutivo dell'azione intenzionale. Si è soliti distinguere tra disprassia ideomotoria e disprassia ideativa: la prima tipologia implica una difficoltà nella rappresentazione mentale dell'azione e degli oggetti da utilizzare mentre nel secondo caso è presente una carenza nel monitoraggio dell'azione durante la sua esecuzione. I soggetti disprassici generalmente presentano quadri clinici piuttosto eterogenei caratterizzati da difficoltà nel raggiungimento delle principali tappe evolutive e nell'apprendimento, le quali influiscono sull'autostima e della costruzione di un'immagine positiva di sé. Essi infatti possono presentare disturbo del linguaggio, discalculia, dislessia, disgrafia e disortografia. Pur influendo in modo significativo sulla capacità del bambino di imparare, in molti Paesi questo disturbo non è stato ancora riconosciuto quale disturbo dell'apprendimento scolastico. I due casi clinici presentati sembrano però sostenere che la disprassia possa essere considerato come tale e che sia necessaria la collaborazione di figure professionali quali il neuropsichiatra, il neuropsicomotricista, il logopedista e lo psicologo per progettare un intervento abilitativo efficace e condiviso. Questi soggetti, inoltre, a causa delle difficoltà riportate nei vari contesti della vita quotidiana quali la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari, possono manifestare ansia, ritiro sociale, depressione e disturbi della condotta.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
701817_tesimagistraleladisprassiainetàevolutiva.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.49 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.49 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/160282