Oggetto della tesi è il cinema analizzato come strumento politico di comunicazione di massa. Dopo aver brevemente riportato la nascita e la conseguente affermazione del cinema quale medium protagonista del XX secolo, analizzando i suoi primi usi diretti dalle classi dirigenti per propagandare narrazioni distorte della realtà, si entrerà nel dettaglio con due dittature che fecero della cinematografia un elemento essenziale per il benessere e il mantenimento del sistema politico: l'Unione Sovietica e il regime fascista italiano. Nel caso dell'URSS, fino ai primi anni 30, si vedrà una libertà artistica incentivata dal regime e sostenuta ed alimentata da intellettuali e registi vogliosi di contribuire alla Rivoluzione e al mantenimento di una società socialista. Con il fine di creare un'arte proletaria volta alla liberazione dei cittadini sovietici, la cinematografia sovietica porterà enormi contributi ed innovazioni sul piano del linguaggio, in modo particolare sull'uso del montaggio. Ciò però non avvenne nel cinema fascista italiano: trovatosi di fronte ad una mancanza culturale di fondo, Benito Mussolini e gerarchi scelsero la via della burocratizzazione rinchiudendo la libertà artistica nella gabbia delle scelte e delle direttive politiche. I prodotti cinematografici che ne conseguirono furono esplicitamente propagandistici ma mancanti di ideali e valori fascisti da diffondere.
Il cinema come strumento politico: il caso sovietico e fascista.
ZAMBOLO, NICOLA
2023/2024
Abstract
Oggetto della tesi è il cinema analizzato come strumento politico di comunicazione di massa. Dopo aver brevemente riportato la nascita e la conseguente affermazione del cinema quale medium protagonista del XX secolo, analizzando i suoi primi usi diretti dalle classi dirigenti per propagandare narrazioni distorte della realtà, si entrerà nel dettaglio con due dittature che fecero della cinematografia un elemento essenziale per il benessere e il mantenimento del sistema politico: l'Unione Sovietica e il regime fascista italiano. Nel caso dell'URSS, fino ai primi anni 30, si vedrà una libertà artistica incentivata dal regime e sostenuta ed alimentata da intellettuali e registi vogliosi di contribuire alla Rivoluzione e al mantenimento di una società socialista. Con il fine di creare un'arte proletaria volta alla liberazione dei cittadini sovietici, la cinematografia sovietica porterà enormi contributi ed innovazioni sul piano del linguaggio, in modo particolare sull'uso del montaggio. Ciò però non avvenne nel cinema fascista italiano: trovatosi di fronte ad una mancanza culturale di fondo, Benito Mussolini e gerarchi scelsero la via della burocratizzazione rinchiudendo la libertà artistica nella gabbia delle scelte e delle direttive politiche. I prodotti cinematografici che ne conseguirono furono esplicitamente propagandistici ma mancanti di ideali e valori fascisti da diffondere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/159987