Il cambiamento climatico è responsabile dell’aumento della temperatura media e della variazione dei cicli meteorologici e delle perturbazioni. In Piemonte, in particolare, il 2022 è risultato essere l’anno più asciutto di oltre due secoli. Il fenomeno ha gravi ripercussioni anche sul benessere del verde ornamentale: ne è prova, a livello locale, la grave moria degli alberi della città di Torino. Come dimostrano i dati meteorologici raccolti, la siccità e le elevate temperature estive del 2022 non possono che esserne la causa principale. Se, ancora pochi decenni addietro, il cambiamento climatico era relegato a semplice fattore concorrente o predisponente al collasso dell’individuo vegetale, a questo punto occorre rivalutarne influenza e portata. Alcuni elementi del giardino concepito in maniera tradizionale – il tappeto erboso, per esempio - richiedono un quantitativo d’acqua elevato e costante, e in alcuni luoghi aridi del mondo il loro mantenimento rappresenta uno spreco di risorse non indifferente. È in un luogo del genere, appunto, che prende piede il movimento progettuale dello xeriscaping, nato in Colorado a fine anni ’70. Questa tipologia di progettazione, in evidente rottura con i giardini poco sostenibili del southwest americano, promuoveva dapprima l’utilizzo di specie soprattutto locali, evolutesi nel clima desertico. Oggi lo xeriscaping è una corrente di progettazione strutturata che si fonda su alcuni punti fermi, tra i quali spiccano lo studio dell’idrologia del suolo, la scelta della componente vegetale, l’efficienza irrigua, la pacciamatura e la riduzione delle richieste manutentive del giardino: l’obiettivo che esso si propone, infatti, non è più soltanto il risparmio d’acqua, ma anche la creazione di giardini sostenibili in senso lato, con la riduzione di ogni tipologia di input. Per creare un dry garden si scelgono innanzitutto piante provenienti da ambienti aridi e semi-aridi. Alcuni studi recenti sottolineano come le piante tetraploidi, rispetto ai corrispettivi diploidi, possiedano caratteristiche morfofisiologiche vantaggiose in contesti di scarsità d’acqua; altre ricerche si soffermano sull’uso dei fitoregolatori utili ad aiutare le piante in momenti siccitosi; infine, si segnala l’utilità dell’inoculo di funghi micorrizici in radice al fine di permettere alle piante di esplorare un volume di suolo più ampio e, di conseguenza, poter assorbire più acqua dal suolo. Una volta scelte le piante, si lavora il terreno in modo da garantirne il perfetto drenaggio. L’irrigazione dev’essere garantita almeno per la prima estate, e la tecnica migliore dal punto di vista dello sviluppo dell’apparato radicale è quella che prevede di somministrare volumi d’acqua elevati ma con intervalli di tempo di una o due settimane. Bisogna evitare tassativamente di irrigare per aspersione, poiché questa tecnica non promuove la corretta crescita verticale delle radici e crea le condizioni di umidità ideali per gli attacchi di agenti patogeni. Elemento essenziale per la conservazione dell’acqua nel substrato è la pacciamatura, che richiede però delle accortezze: in particolare, quella di prediligere la pacciamatura minerale nel caso di piante maggiormente sensibili al ristagno. Anche in vivaio è importante prevenire la spiralizzazione delle radici, la quale potrebbe in seguito causare crescita stentata. Dopo l'intervista ad un'azienda specializzata nella creazione di dry gardens, è stato analizzato il caso studio di Viarigi.

Progettazione del verde nella prospettiva del cambiamento climatico: adozione dello xeriscaping nel caso studio di Viarigi

LAMPERTICO, LORENZO PIETRO
2023/2024

Abstract

Il cambiamento climatico è responsabile dell’aumento della temperatura media e della variazione dei cicli meteorologici e delle perturbazioni. In Piemonte, in particolare, il 2022 è risultato essere l’anno più asciutto di oltre due secoli. Il fenomeno ha gravi ripercussioni anche sul benessere del verde ornamentale: ne è prova, a livello locale, la grave moria degli alberi della città di Torino. Come dimostrano i dati meteorologici raccolti, la siccità e le elevate temperature estive del 2022 non possono che esserne la causa principale. Se, ancora pochi decenni addietro, il cambiamento climatico era relegato a semplice fattore concorrente o predisponente al collasso dell’individuo vegetale, a questo punto occorre rivalutarne influenza e portata. Alcuni elementi del giardino concepito in maniera tradizionale – il tappeto erboso, per esempio - richiedono un quantitativo d’acqua elevato e costante, e in alcuni luoghi aridi del mondo il loro mantenimento rappresenta uno spreco di risorse non indifferente. È in un luogo del genere, appunto, che prende piede il movimento progettuale dello xeriscaping, nato in Colorado a fine anni ’70. Questa tipologia di progettazione, in evidente rottura con i giardini poco sostenibili del southwest americano, promuoveva dapprima l’utilizzo di specie soprattutto locali, evolutesi nel clima desertico. Oggi lo xeriscaping è una corrente di progettazione strutturata che si fonda su alcuni punti fermi, tra i quali spiccano lo studio dell’idrologia del suolo, la scelta della componente vegetale, l’efficienza irrigua, la pacciamatura e la riduzione delle richieste manutentive del giardino: l’obiettivo che esso si propone, infatti, non è più soltanto il risparmio d’acqua, ma anche la creazione di giardini sostenibili in senso lato, con la riduzione di ogni tipologia di input. Per creare un dry garden si scelgono innanzitutto piante provenienti da ambienti aridi e semi-aridi. Alcuni studi recenti sottolineano come le piante tetraploidi, rispetto ai corrispettivi diploidi, possiedano caratteristiche morfofisiologiche vantaggiose in contesti di scarsità d’acqua; altre ricerche si soffermano sull’uso dei fitoregolatori utili ad aiutare le piante in momenti siccitosi; infine, si segnala l’utilità dell’inoculo di funghi micorrizici in radice al fine di permettere alle piante di esplorare un volume di suolo più ampio e, di conseguenza, poter assorbire più acqua dal suolo. Una volta scelte le piante, si lavora il terreno in modo da garantirne il perfetto drenaggio. L’irrigazione dev’essere garantita almeno per la prima estate, e la tecnica migliore dal punto di vista dello sviluppo dell’apparato radicale è quella che prevede di somministrare volumi d’acqua elevati ma con intervalli di tempo di una o due settimane. Bisogna evitare tassativamente di irrigare per aspersione, poiché questa tecnica non promuove la corretta crescita verticale delle radici e crea le condizioni di umidità ideali per gli attacchi di agenti patogeni. Elemento essenziale per la conservazione dell’acqua nel substrato è la pacciamatura, che richiede però delle accortezze: in particolare, quella di prediligere la pacciamatura minerale nel caso di piante maggiormente sensibili al ristagno. Anche in vivaio è importante prevenire la spiralizzazione delle radici, la quale potrebbe in seguito causare crescita stentata. Dopo l'intervista ad un'azienda specializzata nella creazione di dry gardens, è stato analizzato il caso studio di Viarigi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/159982