La dissertazione trova il suo fondamento teorico e il suo senso d'essere all'interno di una fondamentale bipartizione, quella fra cura e esercizio. Pur non trattandosi di una ricerca sulla questione ¿cura¿ in sé e per sé, la trattazione è essenzialmente volta a dimostrare ¿ naturalmente attraverso le prestazioni teoriche di alcune autorità filosofiche ¿ come, in che misura e per quale motivo la cura sia indissolubilmente connessa alla sfera ascetica. La scommessa, che è doverosamente pratico-politica, di tale dissertazione si svolge quindi interamente all'interno degli spazi di gioco che si schiudono fra queste due ampie e variegate sfere semantiche. Essa verte sull'ipotesi, confermata in itinere, secondo la quale la cura ¿ intesa molto genericamente come il processo che mira a condurre qualcosa verso uno stato di salute ¿ potrebbe legittimamente essere suddivisa in due fasi: diagnosi e prognosi, o, più filosoficamente, sintomatologia e terapia. La seconda di esse, ecco il punto, viene codificata come esercizio, termine che, grazie alla definizione fornitaci da Peter Sloterdijk, sta ad indicare una qualsiasi operazione mediante la quale la qualificazione di chi agisce viene mantenuta o migliorata in vista della successiva esecuzione della medesima operazione. L'esercizio si trova dunque a essere una componente gemellare alla cura, a costituirne l'essenza stessa. Una volta elaborato tale binomio, per proseguire nell'ambito ¿terapeutico¿, esso verrà applicato al fenomeno filosofia e alle patologie di cui, ieri come oggi, essa pare soffrire. Sulla base delle riflessioni in merito di Pierre Hadot, si codificheranno le coordinate entro le quali concepire tale fenomeno, e successivamente si tenterà di dimostrare come, soltanto attraverso una cura che sia nello stesso tempo anche esercizio, la filosofia, curata, potrà a sua volta interagire col suo presente, prendendosene cura. Per fare ciò verranno chiamate in causa alcune riflessioni appartenenti a Michel Foucault e Peter Sloterdijk. Questi due autori, per quanto diversi, verranno infatti considerati come propulsori di una filosofia che sia essa stessa cura e esercizio, sulla base della lezione nietzschiana, per entrambi fondamentale. Per quanto riguarda Foucault, saranno presi in considerazione alcuni dei corsi tenuti al Collège de France, in modo particolare quello del 1982 intitolato L'ermeneutica del soggetto, che si concentra appunto sul fenomeno dell'epimeleia heautou (cura di sé) nel mondo antico. Sloterdijk invece, il cui interesse è più spiccatamente volto alla dinamica dell'esercizio, darà il suo contributo alla trattazione attraverso le riflessioni contenute, in modo particolare, nel testo del 2009 Devi cambiare la tua vita.
Atletiche della cura. Esercitare la filosofia tra Foucault e Sloterdijk.
MALCOTTI, LIDIA
2014/2015
Abstract
La dissertazione trova il suo fondamento teorico e il suo senso d'essere all'interno di una fondamentale bipartizione, quella fra cura e esercizio. Pur non trattandosi di una ricerca sulla questione ¿cura¿ in sé e per sé, la trattazione è essenzialmente volta a dimostrare ¿ naturalmente attraverso le prestazioni teoriche di alcune autorità filosofiche ¿ come, in che misura e per quale motivo la cura sia indissolubilmente connessa alla sfera ascetica. La scommessa, che è doverosamente pratico-politica, di tale dissertazione si svolge quindi interamente all'interno degli spazi di gioco che si schiudono fra queste due ampie e variegate sfere semantiche. Essa verte sull'ipotesi, confermata in itinere, secondo la quale la cura ¿ intesa molto genericamente come il processo che mira a condurre qualcosa verso uno stato di salute ¿ potrebbe legittimamente essere suddivisa in due fasi: diagnosi e prognosi, o, più filosoficamente, sintomatologia e terapia. La seconda di esse, ecco il punto, viene codificata come esercizio, termine che, grazie alla definizione fornitaci da Peter Sloterdijk, sta ad indicare una qualsiasi operazione mediante la quale la qualificazione di chi agisce viene mantenuta o migliorata in vista della successiva esecuzione della medesima operazione. L'esercizio si trova dunque a essere una componente gemellare alla cura, a costituirne l'essenza stessa. Una volta elaborato tale binomio, per proseguire nell'ambito ¿terapeutico¿, esso verrà applicato al fenomeno filosofia e alle patologie di cui, ieri come oggi, essa pare soffrire. Sulla base delle riflessioni in merito di Pierre Hadot, si codificheranno le coordinate entro le quali concepire tale fenomeno, e successivamente si tenterà di dimostrare come, soltanto attraverso una cura che sia nello stesso tempo anche esercizio, la filosofia, curata, potrà a sua volta interagire col suo presente, prendendosene cura. Per fare ciò verranno chiamate in causa alcune riflessioni appartenenti a Michel Foucault e Peter Sloterdijk. Questi due autori, per quanto diversi, verranno infatti considerati come propulsori di una filosofia che sia essa stessa cura e esercizio, sulla base della lezione nietzschiana, per entrambi fondamentale. Per quanto riguarda Foucault, saranno presi in considerazione alcuni dei corsi tenuti al Collège de France, in modo particolare quello del 1982 intitolato L'ermeneutica del soggetto, che si concentra appunto sul fenomeno dell'epimeleia heautou (cura di sé) nel mondo antico. Sloterdijk invece, il cui interesse è più spiccatamente volto alla dinamica dell'esercizio, darà il suo contributo alla trattazione attraverso le riflessioni contenute, in modo particolare, nel testo del 2009 Devi cambiare la tua vita.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
718684_tesiinterapdf.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.54 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.54 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/159834