Questo lavoro di ricerca è nato con l'intento di esplorare ed analizzare i meccanismi di ricezione coreica che giacciono alla base dell'incontro tra due culture per certi versi antitetiche e che, allo stesso tempo, si definiscono e trovano la loro ragion d'essere l'una nell'altra, a partire dagli inizi del XIX secolo: da una parte l'Occidente, o per meglio l'Europa e, in un secondo momento, soprattutto dal principio del secolo XX, la cultura americana in via di definizione, con la quale il vecchio continente stabilirà un florido scambio culturale; dall'altra il vicino Oriente, o più precisamente i paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, che fino alla I guerra mondiale facevano capo all'imponente Impero ottomano, dedicando uno sguardo particolare all'Egitto. Il cuore della ricerca è rivolto alla percezione che gli appartenenti alla cultura occidentale predominante avevano rispetto al patrimonio coreico della cultura orientale, dal loro privilegiato punto di vista di esploratori e colonizzatori. Nel contesto della cultura orientalista, che ha avuto un ruolo preponderante nell'Europa del XIX e buona parte del XX secolo, si è cercato di smascherare le dinamiche che erano in atto nella definizione della danza dei paesi del vicino Oriente. È emerso che, nell'osservazione e descrizione delle rappresentazioni coreiche indigene, venivano utilizzati gli stessi schemi e stereotipi in atto nell'analisi di altri aspetti culturali che, tradizionalmente, hanno ricevuto più attenzione da parte degli studiosi. Perciò, se da una parte ci siamo mossi in un approccio allo studio di questo rapporto tra Oriente e Occidente ben consolidato e di cui Edward Said è stato uno dei massimi iniziatori ed esponenti, dall'altra crediamo che l'essersi dedicati in modo più mirato all'espressione artistica in danza abbia fatto emergere nuovi spunti di riflessione in questo rapporto controverso.
La danza egiziana contemporanea. Problemi di ricezione tra Oriente e Occidente
PANCHERI, MARGHERITA
2014/2015
Abstract
Questo lavoro di ricerca è nato con l'intento di esplorare ed analizzare i meccanismi di ricezione coreica che giacciono alla base dell'incontro tra due culture per certi versi antitetiche e che, allo stesso tempo, si definiscono e trovano la loro ragion d'essere l'una nell'altra, a partire dagli inizi del XIX secolo: da una parte l'Occidente, o per meglio l'Europa e, in un secondo momento, soprattutto dal principio del secolo XX, la cultura americana in via di definizione, con la quale il vecchio continente stabilirà un florido scambio culturale; dall'altra il vicino Oriente, o più precisamente i paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, che fino alla I guerra mondiale facevano capo all'imponente Impero ottomano, dedicando uno sguardo particolare all'Egitto. Il cuore della ricerca è rivolto alla percezione che gli appartenenti alla cultura occidentale predominante avevano rispetto al patrimonio coreico della cultura orientale, dal loro privilegiato punto di vista di esploratori e colonizzatori. Nel contesto della cultura orientalista, che ha avuto un ruolo preponderante nell'Europa del XIX e buona parte del XX secolo, si è cercato di smascherare le dinamiche che erano in atto nella definizione della danza dei paesi del vicino Oriente. È emerso che, nell'osservazione e descrizione delle rappresentazioni coreiche indigene, venivano utilizzati gli stessi schemi e stereotipi in atto nell'analisi di altri aspetti culturali che, tradizionalmente, hanno ricevuto più attenzione da parte degli studiosi. Perciò, se da una parte ci siamo mossi in un approccio allo studio di questo rapporto tra Oriente e Occidente ben consolidato e di cui Edward Said è stato uno dei massimi iniziatori ed esponenti, dall'altra crediamo che l'essersi dedicati in modo più mirato all'espressione artistica in danza abbia fatto emergere nuovi spunti di riflessione in questo rapporto controverso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/159833