Over the past decade the wine industry has been rather unstable. The traditional European wine-producing countries, such as France and Italy have encountered some difficulties due to a contraction in domestic consumption, which represented the main outlet for their products, and have started to gradually lose market share internationally, because of ' intensification of the competitive development of the "third countries": the United States, Chile, Argentina, New Zealand, Australia and South Africa. The widespread fear was that the New World wines due to their quality and to targeted promotion strategies and information, could invade the markets of the Old World wine, going to meet the needs of new consumers. Another disadvantage is that European companies as well as being on average smaller than and those outside Europe, are less consumer-oriented, and therefore find it harder to compete on a global market as well. For this reason, the European Union had to intervene by adopting very stringent and strict rules that disciplinassero detail in the wine sector since the previous CAP (Common Agricultural Policy) was more oriented to the change of agricultural income and to the development of the market. The European Commission published June 22, 2006, a communication which showed a clear direction towards a competitive and sustainable European wine sector, expression of a breakthrough. That communication contained the situation of European wine list and reported in various options to reform the sector, which were then resumed in 2008 by the Council of the European Union through the enactment of Reg. (Ce) n. 479/2008. After detailed what was the regulatory pathway that involved the Italian wine sector, in the context of the European Union, I stopped to analyze the measure "Promotion on third-country markets." That measure, included in the program CMO wine provides that EU companies to promote their production of wine in non-European countries, taking advantage of the loans granted by the European Union. After identifying the strategic activities undertaken by companies, and in which countries are going to export more of their wines, I made a focus on two fine wines and representative of Piedmont: Asti Moscato DOCG and Barolo DOCG.
Negli ultimi dieci anni il settore vitivinicolo è stato piuttosto instabile. I tradizionali Paesi produttori vitivinicoli europei, quali Francia ed Italia hanno incontrato alcune difficoltà dovute ad una contrazione dei consumi interni, che rappresentavano il principale sbocco delle loro produzioni, e hanno iniziato a perdere via via quote di mercato su scala internazionale, a causa dell'intensificarsi dello sviluppo competitivo dei ¿Paesi terzi¿: Stati Uniti, Cile, Argentina, Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa. La paura diffusa era che i vini del Nuovo Mondo grazie alla loro qualità e, a mirate strategie di promozione e di informazione, potessero invadere i mercati del Vecchio mondo del vino, andando a soddisfare al meglio le esigenze dei nuovi consumatori. Un altro svantaggio è che le aziende europee oltre a essere in media di più piccole dimensioni rispetto e quelle extraeuropee, risultano anche meno orientate al consumatore, e pertanto, fanno più fatica a competere su un mercato così globalizzato. Per tale ragione l'Unione Europea è dovuta intervenire adottando delle regole molto stringenti e severe che disciplinassero nel dettaglio il settore vitivinicolo, poiché la precedente PAC (Politica agricola comune) era più orientata al mutamento del reddito agricolo che allo sviluppo del mercato. La Commissione europea pubblicò il 22 giugno 2006, una comunicazione da cui emergeva un chiaro orientamento verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile e competitivo, espressione di una svolta. Tale comunicazione conteneva il punto della situazione della viticoltura europea e riportava in elenco varie opzioni di riforma del settore, che vennero poi riprese nel 2008 dal Consiglio dell'Unione europea attraverso l'emanazione del Reg. (CE) n. 479/2008. Dopo aver dettagliato qual è stato il percorso normativo che ha interessato il settore vitivinicolo italiano, inserito nel contesto dell'Unione europea, mi sono soffermata ad analizzare la misura ¿Promozione sui mercati dei Paesi terzi¿. Tale misura, inserita nel programma Ocm vino, prevede che le aziende comunitarie promuovano le loro produzioni di vino nei Paesi extra europei, sfruttando dei finanziamenti concessi dall'Unione europea. Una volta individuate le attività strategiche messe in atto dalle aziende, e in quali paesi sono andate ad esportare maggiormente i loro vini, ho fatto un focus su due vini di pregio e rappresentativi del Piemonte: l'Asti Moscato Docg e il Barolo Docg.
Le politiche e le strategie del settore vitivinicolo piemontese. Analisi e applicazione della Misura "Promozione sui mercati dei Paesi terzi" nella Regione Piemonte con un focus su "Asti Moscato DOCG" e "Barolo DOCG"
PORRO, LAURA
2014/2015
Abstract
Negli ultimi dieci anni il settore vitivinicolo è stato piuttosto instabile. I tradizionali Paesi produttori vitivinicoli europei, quali Francia ed Italia hanno incontrato alcune difficoltà dovute ad una contrazione dei consumi interni, che rappresentavano il principale sbocco delle loro produzioni, e hanno iniziato a perdere via via quote di mercato su scala internazionale, a causa dell'intensificarsi dello sviluppo competitivo dei ¿Paesi terzi¿: Stati Uniti, Cile, Argentina, Nuova Zelanda, Australia e Sud Africa. La paura diffusa era che i vini del Nuovo Mondo grazie alla loro qualità e, a mirate strategie di promozione e di informazione, potessero invadere i mercati del Vecchio mondo del vino, andando a soddisfare al meglio le esigenze dei nuovi consumatori. Un altro svantaggio è che le aziende europee oltre a essere in media di più piccole dimensioni rispetto e quelle extraeuropee, risultano anche meno orientate al consumatore, e pertanto, fanno più fatica a competere su un mercato così globalizzato. Per tale ragione l'Unione Europea è dovuta intervenire adottando delle regole molto stringenti e severe che disciplinassero nel dettaglio il settore vitivinicolo, poiché la precedente PAC (Politica agricola comune) era più orientata al mutamento del reddito agricolo che allo sviluppo del mercato. La Commissione europea pubblicò il 22 giugno 2006, una comunicazione da cui emergeva un chiaro orientamento verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile e competitivo, espressione di una svolta. Tale comunicazione conteneva il punto della situazione della viticoltura europea e riportava in elenco varie opzioni di riforma del settore, che vennero poi riprese nel 2008 dal Consiglio dell'Unione europea attraverso l'emanazione del Reg. (CE) n. 479/2008. Dopo aver dettagliato qual è stato il percorso normativo che ha interessato il settore vitivinicolo italiano, inserito nel contesto dell'Unione europea, mi sono soffermata ad analizzare la misura ¿Promozione sui mercati dei Paesi terzi¿. Tale misura, inserita nel programma Ocm vino, prevede che le aziende comunitarie promuovano le loro produzioni di vino nei Paesi extra europei, sfruttando dei finanziamenti concessi dall'Unione europea. Una volta individuate le attività strategiche messe in atto dalle aziende, e in quali paesi sono andate ad esportare maggiormente i loro vini, ho fatto un focus su due vini di pregio e rappresentativi del Piemonte: l'Asti Moscato Docg e il Barolo Docg.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
706441_tesilauraporro.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
5.51 MB
Formato
Adobe PDF
|
5.51 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/159797