The theme I have chosen to explore and investigate concerns the role of space within educational practice: it must become the object of intentional planning by the educational team as an indicator of the quality of a service. The setting becomes the vehicle and support of indirect education, that is, of things, which allows the child to know, discover, move and choose independently, without the constant intervention and help from the adult: it becomes what is called a "third educator" or "invisible educator," that is, a latent pedagogical device. The space, which throughout history has undergone transformations and changes from the point of view of the value attributed to it, makes it possible to make visible and tangible the idea and image that the team upholds of the child, of the educational process, of the relationship. Moreover, it requires a consequent and necessary revisiting of the role of the adult as director and designer of the educational environment, which from mere space becomes a phenomenological place. Supporting the thesis of space as a medium of learning and an ally in educational practice, I will address the in-depth study of the criteria and characteristics that a nursery environment must meet to be effective, also focusing on the aspect of furniture and materials. From this perspective, therefore, space does not represent the container within which education takes place, but becomes the means through which it is carried out: the environment can in fact invite, stimulate, intrigue or, on the contrary, prohibit, inhibit, hinder, and it is here that the primary role of the educational setting is played as a mediator between educator, child and learning. Keywords: space, third educator, design.
Il tema che ho scelto di approfondire ed indagare riguarda il ruolo dello spazio all’interno della pratica educativa: esso deve divenire oggetto di un’intenzionale progettazione da parte dell’equipe educativa in quanto indicatore di qualità di un servizio. Il setting diviene veicolo e supporto dell’educazione indiretta, cioè delle cose, che permette al bambino di conoscere, scoprire, muoversi e scegliere in autonomia, senza il costante intervento e aiuto da parte dell’adulto: diventa ciò che viene definito “terzo educatore” o “educatore invisibile”, cioè un dispositivo pedagogico latente. Lo spazio, che nel corso della storia ha subìto trasformazioni e cambiamenti dal punto di vista del valore attribuitogli, permette di rendere visibile e tangibile l’idea e l’immagine che l’equipe sostiene di bambino, di processo educativo, di relazione. Inoltre, richiede una conseguente e necessaria rivisitazione del ruolo dell’adulto come regista e progettista dell’ambiente educativo, il quale da semplice spazio diviene luogo fenomenologico. Sostenendo la tesi dello spazio come mezzo dell’apprendimento e alleato nella pratica educativa, affronterò l’approfondimento dei criteri e delle caratteristiche che un ambiente di nido d’infanzia deve soddisfare per essere efficace, concentrandomi anche sull’aspetto di arredi e materiali. In quest’ottica, quindi, lo spazio non rappresenta il contenitore all’interno del quale si svolge l’educazione, ma diviene il mezzo attraverso cui essa si esplica: l’ambiente può infatti invitare, stimolare, incuriosire o al contrario vietare, inibire, ostacolare, ed è qui che si gioca il ruolo primario del setting educativo come mediatore tra educatore, bambino e apprendimento. Parole chiave: spazio, terzo educatore, progettazione.
Il terzo educatore. La progettazione degli spazi educativi nel contesto del nido
PAOLINELLI, FRANCESCA
2023/2024
Abstract
Il tema che ho scelto di approfondire ed indagare riguarda il ruolo dello spazio all’interno della pratica educativa: esso deve divenire oggetto di un’intenzionale progettazione da parte dell’equipe educativa in quanto indicatore di qualità di un servizio. Il setting diviene veicolo e supporto dell’educazione indiretta, cioè delle cose, che permette al bambino di conoscere, scoprire, muoversi e scegliere in autonomia, senza il costante intervento e aiuto da parte dell’adulto: diventa ciò che viene definito “terzo educatore” o “educatore invisibile”, cioè un dispositivo pedagogico latente. Lo spazio, che nel corso della storia ha subìto trasformazioni e cambiamenti dal punto di vista del valore attribuitogli, permette di rendere visibile e tangibile l’idea e l’immagine che l’equipe sostiene di bambino, di processo educativo, di relazione. Inoltre, richiede una conseguente e necessaria rivisitazione del ruolo dell’adulto come regista e progettista dell’ambiente educativo, il quale da semplice spazio diviene luogo fenomenologico. Sostenendo la tesi dello spazio come mezzo dell’apprendimento e alleato nella pratica educativa, affronterò l’approfondimento dei criteri e delle caratteristiche che un ambiente di nido d’infanzia deve soddisfare per essere efficace, concentrandomi anche sull’aspetto di arredi e materiali. In quest’ottica, quindi, lo spazio non rappresenta il contenitore all’interno del quale si svolge l’educazione, ma diviene il mezzo attraverso cui essa si esplica: l’ambiente può infatti invitare, stimolare, incuriosire o al contrario vietare, inibire, ostacolare, ed è qui che si gioca il ruolo primario del setting educativo come mediatore tra educatore, bambino e apprendimento. Parole chiave: spazio, terzo educatore, progettazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/159706