Renal cell carcinoma is the most common urologic malignancy, accounting for 12,000 new diagnoses and 4,600 deaths each year, in Italy. Metastatic disease is found in about 20-30% of patients at the time of diagnosis. Understanding the role of angiogenesis and the unique immunological milieu, both critical in the progression of this disease, has led to the introduction of four immunotherapy-based combinations as the first line of treatment for advanced renal cancer. Considering the lack of direct comparisons and predictive biomarkers, real-world studies can assist clinicians in selecting the most appropriate therapy for each patient. Such studies allow us to analyze a wider and more complex population than those included in trials, yielding additional information regarding the true effectiveness of therapies. This helps us to understand which treatments are most effective for specific patients based on their clinical characteristics. Our retrospective, multicenter study enrolled patients with metastatic renal cell carcinoma treated with one of four first-line combinations, aiming to determine the rate of individuals whose early progression was the best response to therapy. Secondary objectives were: the objective response rate (ORR), percentages of complete and partial responses, stable disease, progression-free survival (PFS), adverse events, and treatment discontinuation rate. Results: A total of 194 patients from 14 Piedmont centers and one Swiss center were recruited. Among them, 184 patients were eligible for the final analysis. The rate of patients who reported early progression was 14.1%, while the ORR was 61.9%. (6.5% of complete response and 55.4% of partial response). Results of the analysis revealed a significant relationship between treatment category and early progression as the best response (p=0.003). Early progression was seen in 10.6% of patients treated with ICI-TKI combinations, while the rate was significantly higher (30.3%) in patients treated with Nivolumab + Ipilimumab. Treatment discontinuation due to toxicity occurred in 55.4% of all patients, showing a significant difference between ICI-TKI and ICI-ICI combinations (60.9% vs. 30.3%; p=0.001). The overall case report showed a median PFS of 15.3 months (95% CI 9.9 - 20.7). In detail, median PFS was 15.4 months in the ICI-TKI group vs 9.6 months in the Nivolumab + Ipilimumab group (p=0.34). Conclusions: Our findings are consistent with the literature and confirm that response rates and early progression rates can be used as selection criteria for treatment options. Patients with more severe and fast-advancing diseases should, in our opinion, be considered for immunotherapy combos that include TKIs. Future research should focus on finding predictors of response and drug resistance in order to improve treatment personalization.

Il carcinoma renale è la più frequente neoplasia urologica, con circa 12.000 nuove diagnosi e 4.600 decessi ogni anno, in Italia. In circa il 20-30% dei pazienti si riscontra una malattia metastatica alla diagnosi. La comprensione del ruolo dell’angiogenesi e del peculiare microambiente immunitario, cruciali per la promozione di questa neoplasia, ha consentito di introdurre, nell’armamentario terapeutico del tumore renale avanzato, le quattro combinazioni contenenti immunoterapia che oggi rappresentano la prima linea di trattamento. La guida nella scelta della terapia più appropriata per il singolo paziente, data l’assenza di confronti diretti e di biomarcatori predittivi, può essere aiutata dagli studi di real-world. Tali studi permettono di esaminare una popolazione più eterogenea e meno selezionata rispetto a quella inclusa nei trials, consentendoci di estrapolare maggiori informazioni sulla reale efficacia delle terapie e potenzialmente di risalire ai trattamenti che assicurino ai singoli pazienti il miglior beneficio sulla base delle loro caratteristiche cliniche. Il nostro studio, retrospettivo e multicentrico, condotto su pazienti con diagnosi di carcinoma a cellule renali metastatico trattati con una delle quattro combinazioni di prima linea, si è posto come obiettivo principale quello di descrivere la percentuale di pazienti in cui si sia osservata una progressione precoce come miglior risposta alla terapia. Gli obiettivi secondari consistono nella descrizione di: percentuale di risposta oggettiva (ORR), percentuali di risposte complete, di risposte parziali, di malattia stabile, progression-free survival (PFS), eventi avversi e percentuale di sospensione del trattamento. Risultati: Sono stati reclutati 194 pazienti totali afferenti da 14 centri piemontesi e da 1 centro svizzero. Tra questi, sono risultati eleggibili per l’analisi finale 184 pazienti. La percentuale di pazienti che ha dimostrato un fallimento precoce, è stata del 14,1% e l’ORR è risultata essere del 61,9% (6,5% di risposte complete e 55,4% di risposte parziali). L’analisi dei risultati ha dimostrato una correlazione statisticamente significativa tra la categoria di trattamento e la progressione precoce come miglior risposta (p=0,003). In particolare, si è osservata una progressione precoce nel 10,6% dei pazienti trattati con le combinazioni ICI-TKI, mentre la percentuale è risultata sensibilmente superiore (30,3%) nei pazienti trattati con Nivolumab + Ipilimumab. La sospensione (temporanea o definitiva) del trattamento dovuta alla tossicità ha riguardato il 55,4% dei pazienti totali, con una differenza significativa tra le combinazioni ICI-TKI e ICI-ICI (60,9% vs. 30,3%; p=0,001). La mediana di PFS è risultata essere globalmente di 15,3 mesi (IC 95% 9,9 - 20,7) sulla casistica complessiva. In particolare, nel gruppo trattato con immunoterapia + TKI è stata di 15,4 mesi rispetto a 9,6 mesi nel gruppo trattato con Nivolumab + Ipilimumab (p=0,34). Conclusioni: I nostri risultati sono in linea con la letteratura e confermano che le percentuali di risposta e, in particolare, la percentuale di progressioni precoci possono rappresentare un criterio di selezione per la scelta del trattamento. Pazienti con malattia maggiormente aggressiva e a rapida evoluzione, dovrebbero, a nostro parere, essere candidati a combinazioni di immunoterapia comprendenti i TKI. Le ricerche future dovranno focalizzarsi sull’identificazione di biomarcatori di risposta e di resistenza ai farmaci al fine di ottimizzare la personalizzazione del trattamento.

Rischio di progressione precoce nei pazienti con diagnosi di carcinoma a cellule renali metastatico avviati ad una prima linea di trattamento con combinazioni di immunoterapia: studio multicentrico retrospettivo TIAR

CAMPISI, ILARIA
2022/2023

Abstract

Il carcinoma renale è la più frequente neoplasia urologica, con circa 12.000 nuove diagnosi e 4.600 decessi ogni anno, in Italia. In circa il 20-30% dei pazienti si riscontra una malattia metastatica alla diagnosi. La comprensione del ruolo dell’angiogenesi e del peculiare microambiente immunitario, cruciali per la promozione di questa neoplasia, ha consentito di introdurre, nell’armamentario terapeutico del tumore renale avanzato, le quattro combinazioni contenenti immunoterapia che oggi rappresentano la prima linea di trattamento. La guida nella scelta della terapia più appropriata per il singolo paziente, data l’assenza di confronti diretti e di biomarcatori predittivi, può essere aiutata dagli studi di real-world. Tali studi permettono di esaminare una popolazione più eterogenea e meno selezionata rispetto a quella inclusa nei trials, consentendoci di estrapolare maggiori informazioni sulla reale efficacia delle terapie e potenzialmente di risalire ai trattamenti che assicurino ai singoli pazienti il miglior beneficio sulla base delle loro caratteristiche cliniche. Il nostro studio, retrospettivo e multicentrico, condotto su pazienti con diagnosi di carcinoma a cellule renali metastatico trattati con una delle quattro combinazioni di prima linea, si è posto come obiettivo principale quello di descrivere la percentuale di pazienti in cui si sia osservata una progressione precoce come miglior risposta alla terapia. Gli obiettivi secondari consistono nella descrizione di: percentuale di risposta oggettiva (ORR), percentuali di risposte complete, di risposte parziali, di malattia stabile, progression-free survival (PFS), eventi avversi e percentuale di sospensione del trattamento. Risultati: Sono stati reclutati 194 pazienti totali afferenti da 14 centri piemontesi e da 1 centro svizzero. Tra questi, sono risultati eleggibili per l’analisi finale 184 pazienti. La percentuale di pazienti che ha dimostrato un fallimento precoce, è stata del 14,1% e l’ORR è risultata essere del 61,9% (6,5% di risposte complete e 55,4% di risposte parziali). L’analisi dei risultati ha dimostrato una correlazione statisticamente significativa tra la categoria di trattamento e la progressione precoce come miglior risposta (p=0,003). In particolare, si è osservata una progressione precoce nel 10,6% dei pazienti trattati con le combinazioni ICI-TKI, mentre la percentuale è risultata sensibilmente superiore (30,3%) nei pazienti trattati con Nivolumab + Ipilimumab. La sospensione (temporanea o definitiva) del trattamento dovuta alla tossicità ha riguardato il 55,4% dei pazienti totali, con una differenza significativa tra le combinazioni ICI-TKI e ICI-ICI (60,9% vs. 30,3%; p=0,001). La mediana di PFS è risultata essere globalmente di 15,3 mesi (IC 95% 9,9 - 20,7) sulla casistica complessiva. In particolare, nel gruppo trattato con immunoterapia + TKI è stata di 15,4 mesi rispetto a 9,6 mesi nel gruppo trattato con Nivolumab + Ipilimumab (p=0,34). Conclusioni: I nostri risultati sono in linea con la letteratura e confermano che le percentuali di risposta e, in particolare, la percentuale di progressioni precoci possono rappresentare un criterio di selezione per la scelta del trattamento. Pazienti con malattia maggiormente aggressiva e a rapida evoluzione, dovrebbero, a nostro parere, essere candidati a combinazioni di immunoterapia comprendenti i TKI. Le ricerche future dovranno focalizzarsi sull’identificazione di biomarcatori di risposta e di resistenza ai farmaci al fine di ottimizzare la personalizzazione del trattamento.
Risk of early progression in patients with metastatic renal cell cancer receiving first-line treatment with combination immunotherapy: the multicentric retrospective TIAR study
Renal cell carcinoma is the most common urologic malignancy, accounting for 12,000 new diagnoses and 4,600 deaths each year, in Italy. Metastatic disease is found in about 20-30% of patients at the time of diagnosis. Understanding the role of angiogenesis and the unique immunological milieu, both critical in the progression of this disease, has led to the introduction of four immunotherapy-based combinations as the first line of treatment for advanced renal cancer. Considering the lack of direct comparisons and predictive biomarkers, real-world studies can assist clinicians in selecting the most appropriate therapy for each patient. Such studies allow us to analyze a wider and more complex population than those included in trials, yielding additional information regarding the true effectiveness of therapies. This helps us to understand which treatments are most effective for specific patients based on their clinical characteristics. Our retrospective, multicenter study enrolled patients with metastatic renal cell carcinoma treated with one of four first-line combinations, aiming to determine the rate of individuals whose early progression was the best response to therapy. Secondary objectives were: the objective response rate (ORR), percentages of complete and partial responses, stable disease, progression-free survival (PFS), adverse events, and treatment discontinuation rate. Results: A total of 194 patients from 14 Piedmont centers and one Swiss center were recruited. Among them, 184 patients were eligible for the final analysis. The rate of patients who reported early progression was 14.1%, while the ORR was 61.9%. (6.5% of complete response and 55.4% of partial response). Results of the analysis revealed a significant relationship between treatment category and early progression as the best response (p=0.003). Early progression was seen in 10.6% of patients treated with ICI-TKI combinations, while the rate was significantly higher (30.3%) in patients treated with Nivolumab + Ipilimumab. Treatment discontinuation due to toxicity occurred in 55.4% of all patients, showing a significant difference between ICI-TKI and ICI-ICI combinations (60.9% vs. 30.3%; p=0.001). The overall case report showed a median PFS of 15.3 months (95% CI 9.9 - 20.7). In detail, median PFS was 15.4 months in the ICI-TKI group vs 9.6 months in the Nivolumab + Ipilimumab group (p=0.34). Conclusions: Our findings are consistent with the literature and confirm that response rates and early progression rates can be used as selection criteria for treatment options. Patients with more severe and fast-advancing diseases should, in our opinion, be considered for immunotherapy combos that include TKIs. Future research should focus on finding predictors of response and drug resistance in order to improve treatment personalization.
LANOTTE, MICHELE MARIA ROSARIO
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