Nel corso del XX secolo, il modello produttivo fordista ha esercitato una dominanza senza precedenti sull’industria globale, trasformando radicalmente l’organizzazione della produzione e la gestione del lavoro. Basato sulla produzione di massa e sulla standardizzazione dei processi, il fordismo ha permesso alle imprese di raggiungere livelli di efficienza e produttività mai visti prima. Tuttavia, con l’espansione della globalizzazione e i cambiamenti nelle condizioni del mercato globale, il modello fordista ha cominciato a mostrare segni di crisi già negli anni '70. Le rigidità strutturali del fordismo e la crescente concorrenza internazionale hanno spinto le imprese a cercare nuovi modelli produttivi più flessibili e adattabili, dando inizio a una significativa trasformazione nel panorama industriale. Questa tesi si propone di analizzare l’evoluzione dei modelli produttivi, l’impatto della delocalizzazione sulle condizioni di lavoro e sull'ambiente, e di valutare le risposte aziendali a crisi sociali e ambientali attraverso lo studio di casi storici significativi. Gli obiettivi principali sono di comprendere come la crisi del fordismo abbia portato alla nascita di nuovi modelli produttivi, esplorare le sfide sollevate dalla delocalizzazione in termini di diritti umani e sostenibilità ambientale, e formulare raccomandazioni per migliorare le pratiche aziendali globali, garantendo una maggiore responsabilità e conformità alle normative internazionali. Il primo capitolo di questa tesi esamina le origini e l'evoluzione del fordismo, analizzando le sue caratteristiche distintive e le ragioni della sua crisi. Questo capitolo mira a delineare i fondamenti teorici e pratici del fordismo e a esplorare come il suo sistema rigido di produzione sia stato gradualmente sostituito da approcci più flessibili e diversificati. L’obiettivo è comprendere come la crisi del fordismo abbia stimolato la nascita di modelli produttivi in grado di rispondere meglio alle sfide del mercato globale in rapido cambiamento. Il secondo capitolo si concentra sul fenomeno della delocalizzazione, una risposta strategica alle esigenze di competitività e riduzione dei costi. Le imprese, trasferendo le loro attività verso paesi con regolamentazioni meno severe e costi di manodopera inferiori, hanno cercato di ottimizzare le loro operazioni globali. Questo capitolo esplora le motivazioni dietro la delocalizzazione e analizza le sue implicazioni per i diritti umani e la sostenibilità ambientale. Si propone di valutare come la lacuna normativa internazionale influenzi le pratiche aziendali e le condizioni di lavoro nei paesi ospitanti. Il terzo capitolo approfondisce due casi storici emblematici che illustrano le conseguenze delle pratiche aziendali globali: il disastro di Bhopal e il caso Foxconn. Il disastro di Bhopal, avvenuto nel 1984, rappresenta un tragico esempio di come una gestione industriale irresponsabile possa provocare catastrofi di enorme portata. La strategia legale adottata dalla Union Carbide Corporation (UCC), basata sul concetto di forum non conveniens, ha portato alla decisione del giudice Keenan del 12 maggio 1986 di trasferire il caso in India. Questa decisione, che giustificava il trasferimento con l’argomento che le vittime, i testimoni e le prove erano in India, e che l’interesse pubblico indiano superava il sovraccarico del sistema giudiziario americano, ha sollevato gravi interrogativi sulla giustizia e sulla responsabilità delle multinazionali.
Delocalizzazione industriale, ambiente e diritti umani: i casi Bhopal e Foxconn
PIPINO, ROBERTO
2023/2024
Abstract
Nel corso del XX secolo, il modello produttivo fordista ha esercitato una dominanza senza precedenti sull’industria globale, trasformando radicalmente l’organizzazione della produzione e la gestione del lavoro. Basato sulla produzione di massa e sulla standardizzazione dei processi, il fordismo ha permesso alle imprese di raggiungere livelli di efficienza e produttività mai visti prima. Tuttavia, con l’espansione della globalizzazione e i cambiamenti nelle condizioni del mercato globale, il modello fordista ha cominciato a mostrare segni di crisi già negli anni '70. Le rigidità strutturali del fordismo e la crescente concorrenza internazionale hanno spinto le imprese a cercare nuovi modelli produttivi più flessibili e adattabili, dando inizio a una significativa trasformazione nel panorama industriale. Questa tesi si propone di analizzare l’evoluzione dei modelli produttivi, l’impatto della delocalizzazione sulle condizioni di lavoro e sull'ambiente, e di valutare le risposte aziendali a crisi sociali e ambientali attraverso lo studio di casi storici significativi. Gli obiettivi principali sono di comprendere come la crisi del fordismo abbia portato alla nascita di nuovi modelli produttivi, esplorare le sfide sollevate dalla delocalizzazione in termini di diritti umani e sostenibilità ambientale, e formulare raccomandazioni per migliorare le pratiche aziendali globali, garantendo una maggiore responsabilità e conformità alle normative internazionali. Il primo capitolo di questa tesi esamina le origini e l'evoluzione del fordismo, analizzando le sue caratteristiche distintive e le ragioni della sua crisi. Questo capitolo mira a delineare i fondamenti teorici e pratici del fordismo e a esplorare come il suo sistema rigido di produzione sia stato gradualmente sostituito da approcci più flessibili e diversificati. L’obiettivo è comprendere come la crisi del fordismo abbia stimolato la nascita di modelli produttivi in grado di rispondere meglio alle sfide del mercato globale in rapido cambiamento. Il secondo capitolo si concentra sul fenomeno della delocalizzazione, una risposta strategica alle esigenze di competitività e riduzione dei costi. Le imprese, trasferendo le loro attività verso paesi con regolamentazioni meno severe e costi di manodopera inferiori, hanno cercato di ottimizzare le loro operazioni globali. Questo capitolo esplora le motivazioni dietro la delocalizzazione e analizza le sue implicazioni per i diritti umani e la sostenibilità ambientale. Si propone di valutare come la lacuna normativa internazionale influenzi le pratiche aziendali e le condizioni di lavoro nei paesi ospitanti. Il terzo capitolo approfondisce due casi storici emblematici che illustrano le conseguenze delle pratiche aziendali globali: il disastro di Bhopal e il caso Foxconn. Il disastro di Bhopal, avvenuto nel 1984, rappresenta un tragico esempio di come una gestione industriale irresponsabile possa provocare catastrofi di enorme portata. La strategia legale adottata dalla Union Carbide Corporation (UCC), basata sul concetto di forum non conveniens, ha portato alla decisione del giudice Keenan del 12 maggio 1986 di trasferire il caso in India. Questa decisione, che giustificava il trasferimento con l’argomento che le vittime, i testimoni e le prove erano in India, e che l’interesse pubblico indiano superava il sovraccarico del sistema giudiziario americano, ha sollevato gravi interrogativi sulla giustizia e sulla responsabilità delle multinazionali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/158354