Secondo la leggenda il kabuki ebbe origine intorno al 1603 sulle sponde del fiume Kamo, quando una danzatrice di nome Okuni si esibì insieme alla sua compagnia introducendo una nuova serie di canti, danze e recitazione a Kyōto. Nato come teatro della classe popolare, il kabuki ha subìto molti cambiamenti nel corso dei secoli e per questo la sua storia si può dividere in più fasi. La prima, quella dell’Okuni Kabuki (anche onna kabuki) era caratterizzata da compagnie di attrici donne che interpretavano tutti i ruoli, anche quelli maschili; nei rari casi in cui fosse presente un attore uomo questo spesso interpretava ruoli femminili, mettendo in scena fin dalle origini la caratteristica ambiguità di genere che rappresenterà, in seguito, uno degli elementi più significativi degli onnagata. Okuni si travestiva da kabukimono , termine con la quale venivano denominati dei giovani uomini ai margini della società, spesso rōnin, che si lasciavano andare ad atteggiamenti esagerati. Con indosso vesti eccentriche, questi uomini danzavano e cantavano per le strade, portando scompiglio e incutendo timore nella popolazione; non erano ben voluti dallo shogunato che li fece sparire all’inizio del XVII secolo. Tuttavia, Okuni non aveva concepito il kabuki odori come una danza sovversiva di sfida verso il governo Tokugawa. Lei voleva creare delle scene satiriche imitando i kabukimono che erano all’epoca il simbolo della virilità stravagante: Okuni li trasformò da fuorilegge pericolosi a uomini innocui, rendendoli icone dell’eroticità maschile. L’atmosfera delle sue esibizioni era comica e giocosa: l’obiettivo era quello di intrattenere il pubblico. Le scene che venivano messe in atto erano cariche di fascino erotico, questo perché spesso le attrici erano anche prostitute (yūjo) ed era quello un modo per mettersi in mostra davanti ad un pubblico che poteva essere costituito da futuri clienti. Fin da subito l’obiettivo del kabuki non era quello di rappresentare la realtà, per questo “Okuni’s creative alterations of the stereotypic gender and class behavior codes were what made her dangerously and seductively entertaining”. Una delle scene tipiche del teatro di Okuni era il keiseikai, basato sulla pubblicizzazione e vendita di una prostituta, si rifaceva in modo ironico al teatro nō, ma sovvertiva l’immagine di genere grazie alla rappresentazione dei personaggi femminili da parte di attori uomini, e viceversa i personaggi maschili erano interpretati da attrici donne, creando quella che Donald Shively ha definito una “pantomima inappropriata”.

Ambiguità del genere onnagata come paradigma di negazione ed esistenza: il caso di "Onnagata" di Mishima Yukio

DRAZZA, CRISTINA
2023/2024

Abstract

Secondo la leggenda il kabuki ebbe origine intorno al 1603 sulle sponde del fiume Kamo, quando una danzatrice di nome Okuni si esibì insieme alla sua compagnia introducendo una nuova serie di canti, danze e recitazione a Kyōto. Nato come teatro della classe popolare, il kabuki ha subìto molti cambiamenti nel corso dei secoli e per questo la sua storia si può dividere in più fasi. La prima, quella dell’Okuni Kabuki (anche onna kabuki) era caratterizzata da compagnie di attrici donne che interpretavano tutti i ruoli, anche quelli maschili; nei rari casi in cui fosse presente un attore uomo questo spesso interpretava ruoli femminili, mettendo in scena fin dalle origini la caratteristica ambiguità di genere che rappresenterà, in seguito, uno degli elementi più significativi degli onnagata. Okuni si travestiva da kabukimono , termine con la quale venivano denominati dei giovani uomini ai margini della società, spesso rōnin, che si lasciavano andare ad atteggiamenti esagerati. Con indosso vesti eccentriche, questi uomini danzavano e cantavano per le strade, portando scompiglio e incutendo timore nella popolazione; non erano ben voluti dallo shogunato che li fece sparire all’inizio del XVII secolo. Tuttavia, Okuni non aveva concepito il kabuki odori come una danza sovversiva di sfida verso il governo Tokugawa. Lei voleva creare delle scene satiriche imitando i kabukimono che erano all’epoca il simbolo della virilità stravagante: Okuni li trasformò da fuorilegge pericolosi a uomini innocui, rendendoli icone dell’eroticità maschile. L’atmosfera delle sue esibizioni era comica e giocosa: l’obiettivo era quello di intrattenere il pubblico. Le scene che venivano messe in atto erano cariche di fascino erotico, questo perché spesso le attrici erano anche prostitute (yūjo) ed era quello un modo per mettersi in mostra davanti ad un pubblico che poteva essere costituito da futuri clienti. Fin da subito l’obiettivo del kabuki non era quello di rappresentare la realtà, per questo “Okuni’s creative alterations of the stereotypic gender and class behavior codes were what made her dangerously and seductively entertaining”. Una delle scene tipiche del teatro di Okuni era il keiseikai, basato sulla pubblicizzazione e vendita di una prostituta, si rifaceva in modo ironico al teatro nō, ma sovvertiva l’immagine di genere grazie alla rappresentazione dei personaggi femminili da parte di attori uomini, e viceversa i personaggi maschili erano interpretati da attrici donne, creando quella che Donald Shively ha definito una “pantomima inappropriata”.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
854003_tesicompletadrazza1.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 613.06 kB
Formato Adobe PDF
613.06 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/158288