Il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. 140 furono le vittime della nave, mentre non si verificarono decessi nell’imbarcazione trasportante petrolio grezzo. Il caso del Moby Prince è tutt’oggi avvolto da una nube di mistero, e i parenti delle vittime custodiscono nel cuore il dolore della perdita oltre al desiderio di verità. Dopo 32 anni non c’è ancora traccia di un colpevole a questa vicenda, né una spiegazione al motivo per cui la petroliera di trovasse in una zona di sosta vietata. Nel 2021 fu scritto nero su bianco che era presente un terzo natante nel mar Ligure quella nera, ma nessuno ne era a conoscenza perché era un’imbarcazione immischiata con il traffico di armi illecito, in seguito alla guerra del Golfo. Molti sono i pezzi del puzzle mancanti e nel primo capitolo è affrontato il fatto di cronaca che si verificò il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno, poco dopo le 22. Dall’accusa al comandante Ugo Chessi per essersi distratto e aver provocato l’incidente, alla scusante della morte veloce e della nebbia fittissima che ha impedito una corretta navigazione. Agli impianti sprinkler impostati sulla modalità manuale al segnale di may day perso nel nulla. I famigliari vogliono giustizia per i figli, gli amici, i fratelli e i genitori che quella sera pensavano che sarebbero giunti nella terra sarda ma non arrivarono mai a destinazione. Se nel primo capitolo lo sguardo è più distaccato e oggettivo, nel terzo capitolo vi è un’identificazione nei personaggi e nei parenti, basandosi sulle testimonianze dei libri Moby Prince. La nuova verità, di E. Arrighi, e Il Caso Moby Prince, di F. Sanna e G. Bardazza. Il focus è sulle ingiustizie e sui misteri che si celano dietro la tragedia, passando poi al racconto dei fatti con una maggiore concentrazione sulle storie delle vittime e dei loro cari. L’immedesimazione è possibile grazie alla forma utilizzata per la stesura, ovvero monologica. La scelta del monologo ha consentito di far trasparire emozioni più direttamente, per entrare nel vivo della vicenda. La stesura del testo è stata poi realizzata praticamente e filmata, per mettere in scena quanto elaborato. Lo sfondo del monologo scritto è costituto dal teatro di narrazione, di cui si parla nel secondo capitolo. Un teatro in cui l’attore è al centro della scena e riesce con la gestualità e l’espressività a tenere alta la soglia dell’attenzione e a trasmettere la passione senza ricorrere all’utilizzo di scenografia elaborata. I movimenti del viso e del corpo, infatti, sono fondamentali in quanto sono i mezzi attraverso cui l’attore riesce a far interessare lo spettatore a una determinata vicenda. Lo scopo, infatti, è quello di sensibilizzare il pubblico e lasciare un segno, affinché lo spettacolo di una serata non sia soltanto un passatempo ma resti nel futuro. Il teatro di narrazione e quello civile sono un bene prezioso per non lasciar cadere nell’oblio fatti accaduti nel corso della storia, che sono spesso dimenticati. Ne è un esempio lampante il tema del Moby Prince, che è troppo poco conosciuto.

Il teatro di narrazione, la cronaca in scena: Il disastro del Moby Prince

DOMIZIANO, MARTA
2022/2023

Abstract

Il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. 140 furono le vittime della nave, mentre non si verificarono decessi nell’imbarcazione trasportante petrolio grezzo. Il caso del Moby Prince è tutt’oggi avvolto da una nube di mistero, e i parenti delle vittime custodiscono nel cuore il dolore della perdita oltre al desiderio di verità. Dopo 32 anni non c’è ancora traccia di un colpevole a questa vicenda, né una spiegazione al motivo per cui la petroliera di trovasse in una zona di sosta vietata. Nel 2021 fu scritto nero su bianco che era presente un terzo natante nel mar Ligure quella nera, ma nessuno ne era a conoscenza perché era un’imbarcazione immischiata con il traffico di armi illecito, in seguito alla guerra del Golfo. Molti sono i pezzi del puzzle mancanti e nel primo capitolo è affrontato il fatto di cronaca che si verificò il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno, poco dopo le 22. Dall’accusa al comandante Ugo Chessi per essersi distratto e aver provocato l’incidente, alla scusante della morte veloce e della nebbia fittissima che ha impedito una corretta navigazione. Agli impianti sprinkler impostati sulla modalità manuale al segnale di may day perso nel nulla. I famigliari vogliono giustizia per i figli, gli amici, i fratelli e i genitori che quella sera pensavano che sarebbero giunti nella terra sarda ma non arrivarono mai a destinazione. Se nel primo capitolo lo sguardo è più distaccato e oggettivo, nel terzo capitolo vi è un’identificazione nei personaggi e nei parenti, basandosi sulle testimonianze dei libri Moby Prince. La nuova verità, di E. Arrighi, e Il Caso Moby Prince, di F. Sanna e G. Bardazza. Il focus è sulle ingiustizie e sui misteri che si celano dietro la tragedia, passando poi al racconto dei fatti con una maggiore concentrazione sulle storie delle vittime e dei loro cari. L’immedesimazione è possibile grazie alla forma utilizzata per la stesura, ovvero monologica. La scelta del monologo ha consentito di far trasparire emozioni più direttamente, per entrare nel vivo della vicenda. La stesura del testo è stata poi realizzata praticamente e filmata, per mettere in scena quanto elaborato. Lo sfondo del monologo scritto è costituto dal teatro di narrazione, di cui si parla nel secondo capitolo. Un teatro in cui l’attore è al centro della scena e riesce con la gestualità e l’espressività a tenere alta la soglia dell’attenzione e a trasmettere la passione senza ricorrere all’utilizzo di scenografia elaborata. I movimenti del viso e del corpo, infatti, sono fondamentali in quanto sono i mezzi attraverso cui l’attore riesce a far interessare lo spettatore a una determinata vicenda. Lo scopo, infatti, è quello di sensibilizzare il pubblico e lasciare un segno, affinché lo spettacolo di una serata non sia soltanto un passatempo ma resti nel futuro. Il teatro di narrazione e quello civile sono un bene prezioso per non lasciar cadere nell’oblio fatti accaduti nel corso della storia, che sono spesso dimenticati. Ne è un esempio lampante il tema del Moby Prince, che è troppo poco conosciuto.
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