Il presente lavoro si prefigge di esaminare, non solo da un punto di vista meramente normativo ma anche dottrinale e giurisprudenziale, un argomento di grande attualità ed interesse, ovverosia l’evoluzione della legge fallimentare fino ai più recenti interventi legislativi. Procedendo con ordine, nella prima parte dell’elaborato sarà eseguito l’excursus storico-normativo che ha condotto all’emanazione del Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267, quest’ultimo maggiormente noto con il nome “legge fallimentare”, malgrado la sua ben più articolata denominazione. In particolare, si osserverà come essa costituisse in origine la parte principale del Libro III del progetto del codice di commercio del 1940 che, tuttavia, non è mai entrato in vigore. Dunque, si porrà in risalto come il Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267 sia stato redatto proprio prendendo in esame tale profilo. Il secondo capitolo della tesi sarà dedicato, invece, alla natura giuridica del fallimento, così come disciplinato dal Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267, per poi concentrarsi sullo stato d’insolvenza così come disciplinato dal suo art. 5. Si prenderanno in esame altresì gli effetti del fallimento. Nell’ultima parte dell’elaborato si analizzeranno, infine, le più importanti riforme che hanno interessato la legge fallimentare, vale a dire il Decreto Legislativo 9 gennaio 2006, n. 5, il Decreto Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, la Legge 19 ottobre 2017, n. 155 e il Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14. Come visto, l’odierna disciplina contemplata dal CCII rispecchia l’ultimo mutamento nel modo di interpretare la crisi di impresa, superando la caratteristica negativa dell’insolvenza. Detto altrimenti, il legislatore interno ha operato in modo da eliminare dal Codice citato le espressioni «fallito» e «fallimento», sostituendo tali sintagmi con l’espressione «liquidazione giudiziaria».Nondimeno, il CCII ha determinato l’introduzione di ulteriori ed importanti novellazioni come, a titolo puramente esemplificativo, la previsione di un sistema di allerta che riconosca una sollecita segnalazione della crisi d’impresa. In ugual modo dirimente è da ritenersi l’introduzione di una nozione di «stato di crisi» anticipatrice dell’insolvenza. Sulla base di tale linea guida non ci si può esimere dal prendere in esame anche la preferenza assegnata alle proposte che promuovono la continuità aziendale in luogo di provvedimenti liquidatori. Ancora, il legislatore interno ha agito affinché si pervenisse ad una semplificazione delle previsioni concorsuali, nonché in vista di un contenimento della durata e dei costi delle procedure concorsuali. Con il CCII il legislatore ha previsto l’impiego di un solo modello processuale teso all’accertamento dello stato di crisi o di insolvenza, con maggiori tutele per i creditori. Infine, deve osservarsi come tutte le categorie di debitori – ad eccezione degli enti pubblici – possano essere soggette a processi di accertamento dello stato di crisi o dell’insolvenza. In altri termini, più tempestivamente si rinviene un riconoscimento delle problematicità in un’ottica economico-finanziaria, maggiori saranno le possibilità di un esito favorevole dei piani adottati per evitare l’insolvenza. Solo qualora la situazione economica e finanziaria dell’ente interessato sia compromessa inevitabilmente si ricorre alla liquidazione. Può affermarsi, quindi, che la «ratio» del CCII possa riconoscersi nell’anticipare ed evitare una crisi inarrestabile dell’ente.

La genesi della Legge Fallimentare del 1942 e le sue principali riforme

RICHEDA, FLAVIO
2023/2024

Abstract

Il presente lavoro si prefigge di esaminare, non solo da un punto di vista meramente normativo ma anche dottrinale e giurisprudenziale, un argomento di grande attualità ed interesse, ovverosia l’evoluzione della legge fallimentare fino ai più recenti interventi legislativi. Procedendo con ordine, nella prima parte dell’elaborato sarà eseguito l’excursus storico-normativo che ha condotto all’emanazione del Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267, quest’ultimo maggiormente noto con il nome “legge fallimentare”, malgrado la sua ben più articolata denominazione. In particolare, si osserverà come essa costituisse in origine la parte principale del Libro III del progetto del codice di commercio del 1940 che, tuttavia, non è mai entrato in vigore. Dunque, si porrà in risalto come il Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267 sia stato redatto proprio prendendo in esame tale profilo. Il secondo capitolo della tesi sarà dedicato, invece, alla natura giuridica del fallimento, così come disciplinato dal Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267, per poi concentrarsi sullo stato d’insolvenza così come disciplinato dal suo art. 5. Si prenderanno in esame altresì gli effetti del fallimento. Nell’ultima parte dell’elaborato si analizzeranno, infine, le più importanti riforme che hanno interessato la legge fallimentare, vale a dire il Decreto Legislativo 9 gennaio 2006, n. 5, il Decreto Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, la Legge 19 ottobre 2017, n. 155 e il Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14. Come visto, l’odierna disciplina contemplata dal CCII rispecchia l’ultimo mutamento nel modo di interpretare la crisi di impresa, superando la caratteristica negativa dell’insolvenza. Detto altrimenti, il legislatore interno ha operato in modo da eliminare dal Codice citato le espressioni «fallito» e «fallimento», sostituendo tali sintagmi con l’espressione «liquidazione giudiziaria».Nondimeno, il CCII ha determinato l’introduzione di ulteriori ed importanti novellazioni come, a titolo puramente esemplificativo, la previsione di un sistema di allerta che riconosca una sollecita segnalazione della crisi d’impresa. In ugual modo dirimente è da ritenersi l’introduzione di una nozione di «stato di crisi» anticipatrice dell’insolvenza. Sulla base di tale linea guida non ci si può esimere dal prendere in esame anche la preferenza assegnata alle proposte che promuovono la continuità aziendale in luogo di provvedimenti liquidatori. Ancora, il legislatore interno ha agito affinché si pervenisse ad una semplificazione delle previsioni concorsuali, nonché in vista di un contenimento della durata e dei costi delle procedure concorsuali. Con il CCII il legislatore ha previsto l’impiego di un solo modello processuale teso all’accertamento dello stato di crisi o di insolvenza, con maggiori tutele per i creditori. Infine, deve osservarsi come tutte le categorie di debitori – ad eccezione degli enti pubblici – possano essere soggette a processi di accertamento dello stato di crisi o dell’insolvenza. In altri termini, più tempestivamente si rinviene un riconoscimento delle problematicità in un’ottica economico-finanziaria, maggiori saranno le possibilità di un esito favorevole dei piani adottati per evitare l’insolvenza. Solo qualora la situazione economica e finanziaria dell’ente interessato sia compromessa inevitabilmente si ricorre alla liquidazione. Può affermarsi, quindi, che la «ratio» del CCII possa riconoscersi nell’anticipare ed evitare una crisi inarrestabile dell’ente.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
843989_tesi_completa.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 983.07 kB
Formato Adobe PDF
983.07 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/158081