L’elaborato verterà su un argomento ancora poco trattato e studiato, in fase di ricerca: i non canti e la loro stabilità nel tempo. Riprodotti dalle megattere, fanno parte del loro repertorio vocale insieme ai canti, per i quali sono principalmente conosciute. Questi mammiferi di grandi dimensioni fanno parte del sott’ordine dei misticeti e dell’infraordine dei cetacei, sono caratterizzati dalla presenza di fanoni, utilizzati come sistema di filtraggio per l’approvvigionamento del cibo. Inizialmente si pensava che non producessero alcun tipo di suono e solo grazie alle prime registrazioni, si poté osservare e analizzare una piccola parte del loro complesso repertorio vocale. L’elaborato è suddiviso in tre principali capitoli: nel primo si ha una breve introduzione sulla forma dei canti, ovvero singole unità che unendosi vanno a costituire canzoni dalla lunga durata e ampia distanza di propagazione, che subiscono delle modifiche col passare del tempo e vengono riprodotte solamente degli esemplari maschili. Successivamente sono introdotte le non-song o i così detti suoni sociali, costituiti da tutti quei suoni che vengono riprodotti sia da esemplari maschili che femminili e dai cuccioli, non facenti parte dei canti, comprendendo anche i suoni emessi sulla superficie. Nello studio condotto da Dunlop e i colleghi nel 2008 sulla costa est dell’Australia, attraverso registrazioni acustiche e visive, vennero scoperti 34 differenti tipi di vocalizzazioni di cui 13 presenti in tutto il periodo di studio. In un secondo lavoro svolto nel 2015 nel sud-est dell’Alaska si registrarono altre vocalizzazioni, alcune nuove e altre in comune con quelle dell’Australia. Nel secondo capitolo si potrà rispondere alla domanda se questi suoni hanno effettivamente una stabilità vocale o variano nel tempo come i canti. Dai risultati ottenuti, utilizzando diversi criteri nelle analisi, per poter confermare la stabilità come, ad esempio, la durata del segnale e la frequenza, comprendente la minima, la massima e il range, si è potuto osservare che alcuni di questi variano, modificandosi attraverso la perdita e l’acquisizione di unità e questo può essere dovuto in risposta all’interazione con l’ambiente fisico, derive genetiche e culturali ecc. Allo stesso tempo i suoni utilizzati per la comunicazione all’interno e all’esterno dei gruppi rimangono stabili, in modo tale da poter mantenere il contatto con i conspecifici. Infine, nell’ultimo capitolo, viene analizzato uno studio della durata di 36 anni a partire dal 1976 al 2012 per poter osservare l’effettiva stabilità temporale. Vennero registrati 914 suoni, suddivisi in 4 categorie: a bassa frequenza, pulsati, complessi rumorosi e tonali. Dai risultati ottenuti si è potuto osservare quindi che i suoni persistono nel tempo e per effettuare delle analisi più specifiche, questi sono stati confrontati con quelli registrati nel periodo compreso tra il 1997 e il 2008 da un secondo studio, verificando e confermando l’ipotesi che effettivamente non cambiassero. Concludendo si può quindi affermare che questi suoni hanno una stabilità temporale e sono trasmissibili di generazione in generazione

Complessità acustica e stabilità temporale del repertorio vocale della megattera (Megaptera novaeangliae)

DI VENERE, FEDERICA
2022/2023

Abstract

L’elaborato verterà su un argomento ancora poco trattato e studiato, in fase di ricerca: i non canti e la loro stabilità nel tempo. Riprodotti dalle megattere, fanno parte del loro repertorio vocale insieme ai canti, per i quali sono principalmente conosciute. Questi mammiferi di grandi dimensioni fanno parte del sott’ordine dei misticeti e dell’infraordine dei cetacei, sono caratterizzati dalla presenza di fanoni, utilizzati come sistema di filtraggio per l’approvvigionamento del cibo. Inizialmente si pensava che non producessero alcun tipo di suono e solo grazie alle prime registrazioni, si poté osservare e analizzare una piccola parte del loro complesso repertorio vocale. L’elaborato è suddiviso in tre principali capitoli: nel primo si ha una breve introduzione sulla forma dei canti, ovvero singole unità che unendosi vanno a costituire canzoni dalla lunga durata e ampia distanza di propagazione, che subiscono delle modifiche col passare del tempo e vengono riprodotte solamente degli esemplari maschili. Successivamente sono introdotte le non-song o i così detti suoni sociali, costituiti da tutti quei suoni che vengono riprodotti sia da esemplari maschili che femminili e dai cuccioli, non facenti parte dei canti, comprendendo anche i suoni emessi sulla superficie. Nello studio condotto da Dunlop e i colleghi nel 2008 sulla costa est dell’Australia, attraverso registrazioni acustiche e visive, vennero scoperti 34 differenti tipi di vocalizzazioni di cui 13 presenti in tutto il periodo di studio. In un secondo lavoro svolto nel 2015 nel sud-est dell’Alaska si registrarono altre vocalizzazioni, alcune nuove e altre in comune con quelle dell’Australia. Nel secondo capitolo si potrà rispondere alla domanda se questi suoni hanno effettivamente una stabilità vocale o variano nel tempo come i canti. Dai risultati ottenuti, utilizzando diversi criteri nelle analisi, per poter confermare la stabilità come, ad esempio, la durata del segnale e la frequenza, comprendente la minima, la massima e il range, si è potuto osservare che alcuni di questi variano, modificandosi attraverso la perdita e l’acquisizione di unità e questo può essere dovuto in risposta all’interazione con l’ambiente fisico, derive genetiche e culturali ecc. Allo stesso tempo i suoni utilizzati per la comunicazione all’interno e all’esterno dei gruppi rimangono stabili, in modo tale da poter mantenere il contatto con i conspecifici. Infine, nell’ultimo capitolo, viene analizzato uno studio della durata di 36 anni a partire dal 1976 al 2012 per poter osservare l’effettiva stabilità temporale. Vennero registrati 914 suoni, suddivisi in 4 categorie: a bassa frequenza, pulsati, complessi rumorosi e tonali. Dai risultati ottenuti si è potuto osservare quindi che i suoni persistono nel tempo e per effettuare delle analisi più specifiche, questi sono stati confrontati con quelli registrati nel periodo compreso tra il 1997 e il 2008 da un secondo studio, verificando e confermando l’ipotesi che effettivamente non cambiassero. Concludendo si può quindi affermare che questi suoni hanno una stabilità temporale e sono trasmissibili di generazione in generazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/157465