L’elaborato si concentra sulla contrapposizione nel Giappone di un discorso antinucleare e di uno pro-nucleare, il primo incentrato sulla prospettiva della vittima e il secondo su quella del promotore. Il primo capitolo prende in analisi l’attivismo antinucleare degli hibakusha, le vittime del nucleare, che a partire dagli anni Cinquanta hanno iniziato a portare le loro testimonianze. Come esposto nell’elaborato, l’attivismo hibakusha fu spesso guidato da donne. Partendo dalla raccolta di trenta milioni di firme per l’abolizione delle bombe atomiche e all’idrogeno nel 1954 in seguito all’incidente provocato dal test atomico condotto dagli Stati Uniti nelle isole Marshall, proseguendo con la rappresentazione dei danni provocati dal nucleare delle genbaku otome 原爆乙女 (vergini della bomba atomica), o di Sasaki Sadako, la bambina che realizzò oltre mille origami prima di morire di cancro, e con tutta la Genbaku bungaku 原爆文学 (Letteratura della bomba atomica) realizzata da autrici contemporanee o posteriori alle esplosioni. Le donne furono importanti nella fondazione di gruppi di supporto e di promozione della lotta, come nel caso di Takagi Shizuko e Miura Kazue le quali, nel 1967, fondarono la Sezione delle Donne della Ōsaka shi genbaku higaisha no kai 大阪市 原爆被害者の会, l’Associazione delle vittime della bomba atomica di Ōsaka, per permettere alle donne hibakusha di poter parlare di quei problemi, legati al loro sesso, che nella società giapponese dell’epoca non potevano discutere liberamente. Infine, prendendo in esame l’opera di Naono Akiko, viene esposto il caso dell'associazione Nihon Hidankyo 日本被団協, una delle più importanti del paese, la quale lotta tutt’oggi per ottenere maggiori diritti per gli hibakusha e un’ammissione di responsabilità da parte dello stato per i danni causati dalla guerra da questo iniziata. Il secondo capitolo si concentra invece sull’altro volto del discorso nucleare, analizzato nell’opera di Yoshimi Shun’ya “Atoms for a dream”, ossia sulla promozione dell’energia nucleare da parte del governo giapponese, a partire dalle strategie statunitensi “new look” e “atoms for peace” dell’amministrazione Eisenhower, utilizzate per promuovere un’immagine dell’energia nucleare innocua e fondamentale per rendere il Giappone un paese moderno e all’avanguardia, soprattutto dopo che la sconfitta della guerra venne da molti considerata una conseguenza della poca conoscenza del nucleare da parte del Giappone. Grazie alla promozione dell’uso pacifico del nucleare in tutto il mondo venne svolto anche il compito politico di cancellare dalla memoria gli orrori che il nucleare aveva provocato. Altri mezzi di “propaganda” furono i mass media attraverso i quali l’immagine dell’atomo venne personificata e popolarizzata come nel caso della serie manga Tetsuwan Atomu 鉄腕アトム (Atom braccio forte). Infine, nel terzo capitolo, viene esaminato come l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima l’11 marzo 2011 abbia portato a una ripresa dell’attivismo antinucleare che negli ultimi anni era andato indebolendosi. L’incidente ha infatti cambiato l’ideale secondo il quale le centrali nucleari fossero totalmente sicure e ha spinto gli attivisti a mobilitarsi sfruttando i social media per diffondere il loro messaggio. Inoltre si è aperto un maggior discorso riguardante lo sviluppo di fonti energetiche sostenibili dato anche dalla produzione di energia del paese che non riesce a rispettare le previsioni e gli obiettivi prefissati.

I due volti del discorso sul nucleare in Giappone

FALCIONI, CHIARA
2022/2023

Abstract

L’elaborato si concentra sulla contrapposizione nel Giappone di un discorso antinucleare e di uno pro-nucleare, il primo incentrato sulla prospettiva della vittima e il secondo su quella del promotore. Il primo capitolo prende in analisi l’attivismo antinucleare degli hibakusha, le vittime del nucleare, che a partire dagli anni Cinquanta hanno iniziato a portare le loro testimonianze. Come esposto nell’elaborato, l’attivismo hibakusha fu spesso guidato da donne. Partendo dalla raccolta di trenta milioni di firme per l’abolizione delle bombe atomiche e all’idrogeno nel 1954 in seguito all’incidente provocato dal test atomico condotto dagli Stati Uniti nelle isole Marshall, proseguendo con la rappresentazione dei danni provocati dal nucleare delle genbaku otome 原爆乙女 (vergini della bomba atomica), o di Sasaki Sadako, la bambina che realizzò oltre mille origami prima di morire di cancro, e con tutta la Genbaku bungaku 原爆文学 (Letteratura della bomba atomica) realizzata da autrici contemporanee o posteriori alle esplosioni. Le donne furono importanti nella fondazione di gruppi di supporto e di promozione della lotta, come nel caso di Takagi Shizuko e Miura Kazue le quali, nel 1967, fondarono la Sezione delle Donne della Ōsaka shi genbaku higaisha no kai 大阪市 原爆被害者の会, l’Associazione delle vittime della bomba atomica di Ōsaka, per permettere alle donne hibakusha di poter parlare di quei problemi, legati al loro sesso, che nella società giapponese dell’epoca non potevano discutere liberamente. Infine, prendendo in esame l’opera di Naono Akiko, viene esposto il caso dell'associazione Nihon Hidankyo 日本被団協, una delle più importanti del paese, la quale lotta tutt’oggi per ottenere maggiori diritti per gli hibakusha e un’ammissione di responsabilità da parte dello stato per i danni causati dalla guerra da questo iniziata. Il secondo capitolo si concentra invece sull’altro volto del discorso nucleare, analizzato nell’opera di Yoshimi Shun’ya “Atoms for a dream”, ossia sulla promozione dell’energia nucleare da parte del governo giapponese, a partire dalle strategie statunitensi “new look” e “atoms for peace” dell’amministrazione Eisenhower, utilizzate per promuovere un’immagine dell’energia nucleare innocua e fondamentale per rendere il Giappone un paese moderno e all’avanguardia, soprattutto dopo che la sconfitta della guerra venne da molti considerata una conseguenza della poca conoscenza del nucleare da parte del Giappone. Grazie alla promozione dell’uso pacifico del nucleare in tutto il mondo venne svolto anche il compito politico di cancellare dalla memoria gli orrori che il nucleare aveva provocato. Altri mezzi di “propaganda” furono i mass media attraverso i quali l’immagine dell’atomo venne personificata e popolarizzata come nel caso della serie manga Tetsuwan Atomu 鉄腕アトム (Atom braccio forte). Infine, nel terzo capitolo, viene esaminato come l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima l’11 marzo 2011 abbia portato a una ripresa dell’attivismo antinucleare che negli ultimi anni era andato indebolendosi. L’incidente ha infatti cambiato l’ideale secondo il quale le centrali nucleari fossero totalmente sicure e ha spinto gli attivisti a mobilitarsi sfruttando i social media per diffondere il loro messaggio. Inoltre si è aperto un maggior discorso riguardante lo sviluppo di fonti energetiche sostenibili dato anche dalla produzione di energia del paese che non riesce a rispettare le previsioni e gli obiettivi prefissati.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/157197