Bōsōzoku è una parola giapponese estremamente poco conosciuta in Occidente: molti appassionati di cultura pop nipponica non vi si imbattono mai e le ricerche su Internet a riguardo rimandano verso poche e scarne pagine intente a dare una definizione molto generalizzata del fenomeno. Nonostante ciò, chiunque abbia un po’ di familiarità con anime e manga avrà memoria di almeno una tra queste caratteristiche: capelli riempiti di gel e raccolti in un punch perm, una variante più voluminosa del taglio pompadour degli anni Sessanta, volgarmente chiamati in italiano capelli a banana; lunghe giacche da kamikaze piene di scritte e kanji su tutta la schiena; pose da teppista simili ad uno squat, piegando le ginocchia e rimanendo accovacciati; personaggi scontrosi e rumorosi, solitamente con inflessioni e modi di parlare particolari, che nascondo un insospettabile cuore tenero. Tutti questi aspetti non sono che parte dell’estetica e degli stereotipi sviluppatisi intorno ai bōsōzoku, dietro ai quali si nasconde un mondo più vasto e, soprattutto, complesso. Durante questo studio si tenterà di fornire una descrizione più chiara del fenomeno, evidenziandone luci, ombre e chiaroscuri. La tradizione di studi sul tema è piuttosto giovane e non particolarmente corposa, ma non per questo di scarso interesse culturale: la necessità di conciliare diverse narrative e giudizi su una fascia di età a cavallo tra l’infanzia e l’età adulta restituisce l’immagine di una sotto-cultura originale e polarizzante, capace di catalizzare l’attenzione dei media giapponesi per buona parte degli ultimi trent’anni del Novecento. In queste pagine ci si propone di effettuare una analisi comparativa tra diverse fonti accademiche per poter definire il fenomeno bōsōzoku nelle sue premesse e nelle sue conseguenze. Successivamente, verranno confrontate tre serie a fumetti appartenenti a periodi storici, case editrici e generi differenti tra loro per poter rispondere ad alcune domande: perché nei manga si registrano rappresentazioni positive dei giovani teppisti, in controtendenza con l’immagine negativa offerta dai media di comunicazione di massa? Perché questi personaggi e le loro avventure continuano a riscuotere tanto successo? L’obiettivo sarà stabilire fino a che punto queste due visioni siano inconciliabili e in che modo si influenzino a vicenda, nella cornice di una cultura giapponese in costante evoluzione e mai prima d’ora così lontana dall’età d’oro dei bōsōzoku.
L’impatto culturale dei bōsōzoku: la corsa fuori controllo dei ribelli senza una causa
LANDI, LORENZO
2022/2023
Abstract
Bōsōzoku è una parola giapponese estremamente poco conosciuta in Occidente: molti appassionati di cultura pop nipponica non vi si imbattono mai e le ricerche su Internet a riguardo rimandano verso poche e scarne pagine intente a dare una definizione molto generalizzata del fenomeno. Nonostante ciò, chiunque abbia un po’ di familiarità con anime e manga avrà memoria di almeno una tra queste caratteristiche: capelli riempiti di gel e raccolti in un punch perm, una variante più voluminosa del taglio pompadour degli anni Sessanta, volgarmente chiamati in italiano capelli a banana; lunghe giacche da kamikaze piene di scritte e kanji su tutta la schiena; pose da teppista simili ad uno squat, piegando le ginocchia e rimanendo accovacciati; personaggi scontrosi e rumorosi, solitamente con inflessioni e modi di parlare particolari, che nascondo un insospettabile cuore tenero. Tutti questi aspetti non sono che parte dell’estetica e degli stereotipi sviluppatisi intorno ai bōsōzoku, dietro ai quali si nasconde un mondo più vasto e, soprattutto, complesso. Durante questo studio si tenterà di fornire una descrizione più chiara del fenomeno, evidenziandone luci, ombre e chiaroscuri. La tradizione di studi sul tema è piuttosto giovane e non particolarmente corposa, ma non per questo di scarso interesse culturale: la necessità di conciliare diverse narrative e giudizi su una fascia di età a cavallo tra l’infanzia e l’età adulta restituisce l’immagine di una sotto-cultura originale e polarizzante, capace di catalizzare l’attenzione dei media giapponesi per buona parte degli ultimi trent’anni del Novecento. In queste pagine ci si propone di effettuare una analisi comparativa tra diverse fonti accademiche per poter definire il fenomeno bōsōzoku nelle sue premesse e nelle sue conseguenze. Successivamente, verranno confrontate tre serie a fumetti appartenenti a periodi storici, case editrici e generi differenti tra loro per poter rispondere ad alcune domande: perché nei manga si registrano rappresentazioni positive dei giovani teppisti, in controtendenza con l’immagine negativa offerta dai media di comunicazione di massa? Perché questi personaggi e le loro avventure continuano a riscuotere tanto successo? L’obiettivo sarà stabilire fino a che punto queste due visioni siano inconciliabili e in che modo si influenzino a vicenda, nella cornice di una cultura giapponese in costante evoluzione e mai prima d’ora così lontana dall’età d’oro dei bōsōzoku.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/156929