Dopo una prima fase nelle vesti di critico, Giuseppe Antonio Borgese sceglie di diventare autore letterario e di entrare a far parte della storia della letteratura italiana della prima metà del Novecento. La poesia e il romanzo rappresentano le prime prove della sua scrittura creativa. Queste prime opere contengono già le tematiche che Borgese sviluppa e comprende in un disegno unitario nelle raccolte di novelle. In particolare, l'ultima di queste raccolte è l'opera che riesce a riassumere meglio l'idea artistica dell'autore. Nate in un contesto letterario piuttosto ostile alla forma narrativa del romanzo e del racconto, le novelle mettono in luce l'abilità dell'autore di saper coniugare una forma semplice e lineare con contenuti profondi e significativi. Borgese riesce a raccontare vicende umane esemplari, sempre focalizzate sull'interiorità dell'individuo, in uno spazio breve. Perciò, lungi dall'idea, al tempo diffusa, del racconto quale genere letterario minore, finalizzato a dilettare i momenti di riposo, lo studio delle novelle di Borgese mostra la complessità di significati che si cela dietro queste opere tanto da illustrare come le novelle possano rappresentare il risultato narrativo in cui Borgese applica la tanto sostenuta «poetica dell'unità». I protagonisti di Borgese, dei romanzi prima e delle novelle poi, sono immersi in quella crisi personale profonda che è la condizione dell'uomo moderno novecentesco. L'autore non solo mette l'uomo novecentesco di fronte a questo problema, ma offre una risposta alla crisi. Si tratta quindi di una letteratura che assume una funzione sociale e che recupera un ruolo etico. Uno dei fondamenti di questa risposta di Borgese, insieme etico ed estetico, è quello dell'organicità: il mondo sottostà a un principio unitario, di origine religiosa. L'opera d'arte, attraverso una costruzione narrativa capace di superare frammentismo e autobiografismo, rivela concretamente l'esistenza di un ordine metafisico che restituisce senso allo smarrimento dell'uomo. Più che nei romanzi, è nei racconti che possiamo trovare questo messaggio di organicità e di unità. L'insistenza con cui Borgese ritorna a lavorare sulle novelle, più dal punto di vista strutturale, modificando la consistenza delle raccolte e la disposizione delle novelle al loro interno, che dal punto di vista formale, è prova del significato che per lui ha l'architettura narrativa letta nella sua totalità. Infatti, in opposizione alle tendenze letterarie frammentiste e disgregatrici del suo tempo, Borgese realizza, con Le novelle (1950), un'opera artistica ordinata strutturalmente in funzione del contenuto: ogni novella della raccolta occupa un posto che non può essere di nessun'altra, poiché rappresenta una chiara tappa dell'itinerario esistenziale dell'uomo. In virtù di ciò, l'ultima raccolta delle novelle di Borgese (Le novelle, 1950) deve essere considerata qualcosa di più che non una semplice raccolta di racconti quale libro composito che offre la libertà di essere letto indipendentemente dall'ordine numerico delle pagine. Le novelle del 1950, può quindi essere considerato il testamento dell'autore, l'opera a cui Borgese affida la soluzione alla crisi letteraria ed esistenziale della prima metà del Novecento.

55 novelle: il tesoretto di G. A. Borgese

SIBONA, SARAH
2014/2015

Abstract

Dopo una prima fase nelle vesti di critico, Giuseppe Antonio Borgese sceglie di diventare autore letterario e di entrare a far parte della storia della letteratura italiana della prima metà del Novecento. La poesia e il romanzo rappresentano le prime prove della sua scrittura creativa. Queste prime opere contengono già le tematiche che Borgese sviluppa e comprende in un disegno unitario nelle raccolte di novelle. In particolare, l'ultima di queste raccolte è l'opera che riesce a riassumere meglio l'idea artistica dell'autore. Nate in un contesto letterario piuttosto ostile alla forma narrativa del romanzo e del racconto, le novelle mettono in luce l'abilità dell'autore di saper coniugare una forma semplice e lineare con contenuti profondi e significativi. Borgese riesce a raccontare vicende umane esemplari, sempre focalizzate sull'interiorità dell'individuo, in uno spazio breve. Perciò, lungi dall'idea, al tempo diffusa, del racconto quale genere letterario minore, finalizzato a dilettare i momenti di riposo, lo studio delle novelle di Borgese mostra la complessità di significati che si cela dietro queste opere tanto da illustrare come le novelle possano rappresentare il risultato narrativo in cui Borgese applica la tanto sostenuta «poetica dell'unità». I protagonisti di Borgese, dei romanzi prima e delle novelle poi, sono immersi in quella crisi personale profonda che è la condizione dell'uomo moderno novecentesco. L'autore non solo mette l'uomo novecentesco di fronte a questo problema, ma offre una risposta alla crisi. Si tratta quindi di una letteratura che assume una funzione sociale e che recupera un ruolo etico. Uno dei fondamenti di questa risposta di Borgese, insieme etico ed estetico, è quello dell'organicità: il mondo sottostà a un principio unitario, di origine religiosa. L'opera d'arte, attraverso una costruzione narrativa capace di superare frammentismo e autobiografismo, rivela concretamente l'esistenza di un ordine metafisico che restituisce senso allo smarrimento dell'uomo. Più che nei romanzi, è nei racconti che possiamo trovare questo messaggio di organicità e di unità. L'insistenza con cui Borgese ritorna a lavorare sulle novelle, più dal punto di vista strutturale, modificando la consistenza delle raccolte e la disposizione delle novelle al loro interno, che dal punto di vista formale, è prova del significato che per lui ha l'architettura narrativa letta nella sua totalità. Infatti, in opposizione alle tendenze letterarie frammentiste e disgregatrici del suo tempo, Borgese realizza, con Le novelle (1950), un'opera artistica ordinata strutturalmente in funzione del contenuto: ogni novella della raccolta occupa un posto che non può essere di nessun'altra, poiché rappresenta una chiara tappa dell'itinerario esistenziale dell'uomo. In virtù di ciò, l'ultima raccolta delle novelle di Borgese (Le novelle, 1950) deve essere considerata qualcosa di più che non una semplice raccolta di racconti quale libro composito che offre la libertà di essere letto indipendentemente dall'ordine numerico delle pagine. Le novelle del 1950, può quindi essere considerato il testamento dell'autore, l'opera a cui Borgese affida la soluzione alla crisi letteraria ed esistenziale della prima metà del Novecento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/156860