According to the conception held by Jonathan Bennett and christened by him the 'Kant-Frege view of existence', the Kantian thesis that existence is not a real predicate of an object is an important precursor to the Fregean formalisation of the notion of existence as a second-level property. In line with Bennett, the Kantian thesis on existence has been regarded by many commentators as a precondition for one of the major developments in nineteenth-century logic: the emergence, mediated by the work of Boole and De Morgan, of the modern notion of quantification. Much has been written about the Kantian legacy of existential quantification developed by Frege in the Begriffsschrift (1979). Equally discussed is the connection between Kant and the other father of quantification, C. S. Peirce, who developed his own notion in the early 1880s from Boolean logic and independently of Frege. The subject of this discussion is precisely the triangular connection between Frege, Kant and Peirce, particularly with regard to the conception of existence. Our aim is, in particular, to determine the extent to which a Kantian inheritance can be found in the notion of existential quantification developed by Frege and Peirce.
Secondo la concezione sostenuta da Jonathan Bennett e da lui stesso battezzata "Kant-Frege view of existence", la tesi kantiana che l'esistenza non sia un predicato reale di un oggetto è un importante precursore della formalizzazione fregeana della nozione di esistenza come proprietà di secondo livello. In linea con Bennett, la tesi kantiana sull'esistenza è stata considerata da molti commentatori come presupposto per uno dei principali sviluppi della logica ottocentesca: la nascita, mediata dal lavoro di Boole e De Morgan, della moderna nozione di quantificazione. Molto è stato scritto sull'eredità kantiana della quantificazione esistenziale sviluppata da Frege nella Begriffsschrift (1979). Altrettanto discusso è il legame tra Kant e l'altro padre della quantificazione, C. S. Peirce, che sviluppa la propria nozione nei primi anni Ottanta dell'Ottocento, a partire dalla logica booleana e indipendentemente da Frege. L'oggetto di questa trattazione è appunto il nesso triangolare tra Frege, Kant e Peirce, in particolare per quanto riguarda la concezione dell'esistenza. Il nostro obiettivo è, in particolare, determinare in che misura sia possibile ritrovare lasciti kantiani nella nozione di quantificazione esistenziale sviluppata da Frege e Peirce.
La quantificazione esistenziale in Frege e in Peirce: un'eredità kantiana?
Somà, BEATRICE
2022/2023
Abstract
Secondo la concezione sostenuta da Jonathan Bennett e da lui stesso battezzata "Kant-Frege view of existence", la tesi kantiana che l'esistenza non sia un predicato reale di un oggetto è un importante precursore della formalizzazione fregeana della nozione di esistenza come proprietà di secondo livello. In linea con Bennett, la tesi kantiana sull'esistenza è stata considerata da molti commentatori come presupposto per uno dei principali sviluppi della logica ottocentesca: la nascita, mediata dal lavoro di Boole e De Morgan, della moderna nozione di quantificazione. Molto è stato scritto sull'eredità kantiana della quantificazione esistenziale sviluppata da Frege nella Begriffsschrift (1979). Altrettanto discusso è il legame tra Kant e l'altro padre della quantificazione, C. S. Peirce, che sviluppa la propria nozione nei primi anni Ottanta dell'Ottocento, a partire dalla logica booleana e indipendentemente da Frege. L'oggetto di questa trattazione è appunto il nesso triangolare tra Frege, Kant e Peirce, in particolare per quanto riguarda la concezione dell'esistenza. Il nostro obiettivo è, in particolare, determinare in che misura sia possibile ritrovare lasciti kantiani nella nozione di quantificazione esistenziale sviluppata da Frege e Peirce.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/156737