L’Africa rientrava tra gli interessi politici ed economici francesi già dalla colonizzazione francese di inizio ‘800. Le prime conquiste territoriali e le prime esplorazioni hanno reso la Francia una potenza imperialista. Tra le prime strategie attuate per imporre la lingua e la cultura francese vi fu la colonizzazione. Idealmente la Francia voleva ottenere la Françafrique, ovvero unire Africa e Francia in unico grande impero innalzando il potere francese dinanzi alle altre potenze europee. Nell’impero africano venne instaurato un regime di schiavitù al fine di aumentare la produttività di beni che poi sarebbero stati esportati. Proprio qui, tramite la lingua francese e la religione cristiana, cominciarono la “missione civilizzatrice” e il processo di “evangelizzazione”. L’Africa conobbe l’indipendenza al termine della decolonizzazione nel 1960 e iniziò la creazione di nuovi stati nazionali, così come oggi li conosciamo. Ciò nonostante, i territori decolonizzati hanno sempre mantenuto un rapporto economico politico e culturale con la Francia. Ancora oggi molti territori e dipartimenti d’oltre mare sono francesi. Si tratta dei DOMs-TOMs, ovvero terre che condividono l’euro e beneficiano dei fondi europei per le politiche di sviluppo. Verrà trattato anche il concetto di Eurafrica, analizzando le peculiarità affini del passato dei due continenti, sottolineando il rapporto maturato da interessi comuni e condivisi. Non vengono mai interrotti i rapporti con la Francia, la lingua e gli scambi culturali. L’interesse economico, legante tra i due attori globali, si manifesta nella vendita di prodotti agricoli, risorse naturali, come il gas, il petrolio e l’uranio, fondamentali per il mantenimento dell’industria francese. Dall’altra parte, il Nord Africa acquisisce tecnologie, armi e prodotti industriali francesi. L’influenza francese si evidenzia, inoltre, nel mantenimento della lingua francese come prima o seconda lingua ufficiale in molti stati africani. L’Africa francofona è un potente strumento politico, grazie al quale la Francia esercita la sua soft power, ovvero la capacità di imporre la propria egemonia senza ricorrere all’uso della forza, diffondendo la propria politica e la propria cultura. Inoltre è un’alternativa all’anglicizzazione africana. Verrà affrontato inoltre il tema dell’influenza monetaria in particolare per quanto riguarda l’esistenza di una zona franca e del franco CFA e CFP utilizzati in Africa e nel Pacifico. Nonostante alcuni vantaggi, questa moneta ha portato a numerose proteste, in quanto gli stati africani che ancora oggi ne fanno uso, non hanno sovranità monetaria assoluta, poiché la moneta è custodita nelle casse del Tesoro francese. Dunque, ci si chiede l’effettiva convenenza di questa moneta e quanto questa possa durare. Tutto dipende da chi ne trae giovamento, se solo la classe dirigente o se, invece, gli stati africani.

L’ATTUALE INFLUENZA FRANCESE NELLE EX COLONIE AFRICANE

SPRO, MICHELE
2020/2021

Abstract

L’Africa rientrava tra gli interessi politici ed economici francesi già dalla colonizzazione francese di inizio ‘800. Le prime conquiste territoriali e le prime esplorazioni hanno reso la Francia una potenza imperialista. Tra le prime strategie attuate per imporre la lingua e la cultura francese vi fu la colonizzazione. Idealmente la Francia voleva ottenere la Françafrique, ovvero unire Africa e Francia in unico grande impero innalzando il potere francese dinanzi alle altre potenze europee. Nell’impero africano venne instaurato un regime di schiavitù al fine di aumentare la produttività di beni che poi sarebbero stati esportati. Proprio qui, tramite la lingua francese e la religione cristiana, cominciarono la “missione civilizzatrice” e il processo di “evangelizzazione”. L’Africa conobbe l’indipendenza al termine della decolonizzazione nel 1960 e iniziò la creazione di nuovi stati nazionali, così come oggi li conosciamo. Ciò nonostante, i territori decolonizzati hanno sempre mantenuto un rapporto economico politico e culturale con la Francia. Ancora oggi molti territori e dipartimenti d’oltre mare sono francesi. Si tratta dei DOMs-TOMs, ovvero terre che condividono l’euro e beneficiano dei fondi europei per le politiche di sviluppo. Verrà trattato anche il concetto di Eurafrica, analizzando le peculiarità affini del passato dei due continenti, sottolineando il rapporto maturato da interessi comuni e condivisi. Non vengono mai interrotti i rapporti con la Francia, la lingua e gli scambi culturali. L’interesse economico, legante tra i due attori globali, si manifesta nella vendita di prodotti agricoli, risorse naturali, come il gas, il petrolio e l’uranio, fondamentali per il mantenimento dell’industria francese. Dall’altra parte, il Nord Africa acquisisce tecnologie, armi e prodotti industriali francesi. L’influenza francese si evidenzia, inoltre, nel mantenimento della lingua francese come prima o seconda lingua ufficiale in molti stati africani. L’Africa francofona è un potente strumento politico, grazie al quale la Francia esercita la sua soft power, ovvero la capacità di imporre la propria egemonia senza ricorrere all’uso della forza, diffondendo la propria politica e la propria cultura. Inoltre è un’alternativa all’anglicizzazione africana. Verrà affrontato inoltre il tema dell’influenza monetaria in particolare per quanto riguarda l’esistenza di una zona franca e del franco CFA e CFP utilizzati in Africa e nel Pacifico. Nonostante alcuni vantaggi, questa moneta ha portato a numerose proteste, in quanto gli stati africani che ancora oggi ne fanno uso, non hanno sovranità monetaria assoluta, poiché la moneta è custodita nelle casse del Tesoro francese. Dunque, ci si chiede l’effettiva convenenza di questa moneta e quanto questa possa durare. Tutto dipende da chi ne trae giovamento, se solo la classe dirigente o se, invece, gli stati africani.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/156636