In questo elaborato si intende esaminare il fenomeno del democidio – ossia della produzione di morte da parte degli Stati nei confronti delle popolazioni civili indifese – nei suoi molteplici aspetti e nelle sue matrici e dinamiche sul piano socio-antropologico, prendendo spunto dai temi dell'antropologia del corpo e della violenza (biopolitica, necropolitica, politiche della memoria, violenza strutturale e culturale, docilità e indocilità dei corpi) e dal suo approccio “in prima linea” sulla natura molteplice, fluida e mutevole dei fenomeni violenti e sui loro effetti concreti nel breve e nel lungo periodo. A partire dall'originale definizione fornita da Rudolph J. Rummel, viene effettuata, attraverso uno sguardo interdisciplinare, una panoramica che pone in contatto le numerose ricerche e riflessioni avvenute nei campi dell'antropologia, della sociologia, della politologia e della filosofia politica sul rapporto inestricabile e costante (e fondativo) dello Stato – e del suo potere accentratore e monopolizzante – con la sfera sfaccettata e multiforme della violenza e del suo uso legittimato nel dominio sulle società, nonché con la gestione delle responsabilità che essa comporta. Si propone, inoltre, il tentativo di aggiornare ed estendere la portata del concetto di democidio e delle riflessioni su di esso, sulle sue manifestazioni e sulle sue definizioni teorico-pratiche attraverso una distinzione per “gradi”, nell'ottica di stimolare un campo di studi e riflessioni sullo Stato non frammentato da rigidi, limitanti e – a tratti – stereotipati confini disciplinari. In conclusione, si prende in esame la vicenda palestinese, riassumente in sé tutti gli argomenti e le questioni trattati nell'elaborato ed esprimente, in maniera quanto più pregnante, la forma contemporanea di democidio più prolungata e impunita a disposizione.

Profili socio-antropologici del democidio e della violenza statale

BUASSI, GIAN MARIA BRUNO
2019/2020

Abstract

In questo elaborato si intende esaminare il fenomeno del democidio – ossia della produzione di morte da parte degli Stati nei confronti delle popolazioni civili indifese – nei suoi molteplici aspetti e nelle sue matrici e dinamiche sul piano socio-antropologico, prendendo spunto dai temi dell'antropologia del corpo e della violenza (biopolitica, necropolitica, politiche della memoria, violenza strutturale e culturale, docilità e indocilità dei corpi) e dal suo approccio “in prima linea” sulla natura molteplice, fluida e mutevole dei fenomeni violenti e sui loro effetti concreti nel breve e nel lungo periodo. A partire dall'originale definizione fornita da Rudolph J. Rummel, viene effettuata, attraverso uno sguardo interdisciplinare, una panoramica che pone in contatto le numerose ricerche e riflessioni avvenute nei campi dell'antropologia, della sociologia, della politologia e della filosofia politica sul rapporto inestricabile e costante (e fondativo) dello Stato – e del suo potere accentratore e monopolizzante – con la sfera sfaccettata e multiforme della violenza e del suo uso legittimato nel dominio sulle società, nonché con la gestione delle responsabilità che essa comporta. Si propone, inoltre, il tentativo di aggiornare ed estendere la portata del concetto di democidio e delle riflessioni su di esso, sulle sue manifestazioni e sulle sue definizioni teorico-pratiche attraverso una distinzione per “gradi”, nell'ottica di stimolare un campo di studi e riflessioni sullo Stato non frammentato da rigidi, limitanti e – a tratti – stereotipati confini disciplinari. In conclusione, si prende in esame la vicenda palestinese, riassumente in sé tutti gli argomenti e le questioni trattati nell'elaborato ed esprimente, in maniera quanto più pregnante, la forma contemporanea di democidio più prolungata e impunita a disposizione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/156266