Nel corso degli ultimi anni la popolazione anziana e geriatrica è notevolmente aumentata ed è previsto che il numero di persone con età superiore ai 65 anni arrivi a 1.6 miliardi entro il 2050. La maggior parte dei soggetti anziani e sono affetti da malattie croniche che richiedono trattamenti farmacologici e che aumentano il rischio di disabilità fisiche e cognitive, con problemi di adattamento nella vita quotidiana. Risulta quindi chiara, la necessità di comprendere lo sviluppo e progressione dell’invecchiamento, le sue caratteristiche, i fattori correlati o preventivi e soprattutto quello che emerge come un progressivo declino, non solo organico, ma anche cognitivo. Negli ultimi anni, lo studio dell’invecchiamento cognitivo è stato un ambito di ricerca fiorente, supportato dal progresso delle nuove tecnologie e dall’analisi comparativa intra ed interspecifica. Tra le specie animali più utilizzate per la valutazione dell'invecchiamento cognitivo vi è il cane domestico (Canis familiaris) in cui si osserva la stessa dinamica para-fisiologica riscontrata nell’uomo. La specie canina è infatti un ottimo modello in quanto condivide con noi i cambiamenti ambientali, sociali e fisiologici che sembrano oggi, secondo le più recenti teorie, essere cofattori all’invecchiamento. In particolare, la ricerca si è mossa secondo due diversi filoni di ricerca: il comparativo diretto, per meglio comprendere le differenze e le modificazioni fisiologiche, cognitive e comportamentali tra individui giovani e anziani e i test indiretti per determinare i fattori indicativi del declino cognitivo o i cofattori in senso preventivo\predittivo o diagnostico. Lo scopo di questo elaborato è quello di voler analizzare l’utilizzo di test e protocolli attualmente in uso per la valutazione dell’invecchiamento patologico e fisiologico della specie canina e in ambito comparativo. All’analisi dello stato dell’arte appaiono infatti evidenti alcune discrepanze nella standardizzazione degli studi, sia in termini di pre-screening e progettazione, sia in termini di analisi ed elaborazione dei dati, nonché su alcune definizioni basilari, riguardanti in primis il concetto di invecchiamento e i diversi fenotipi. Sembrerebbe infatti, che non sia ancora stata determinata una traiettoria normale di invecchiamento adattabile alla specie canina e che i domini cognitivi coinvolti dal declino cognitivo ed utili alla sua analisi (attenzione, memoria, funzioni esecutive e apprendimento) vengano spesso categorizzati, o esclusi dai test, senza un chiaro criterio di selezione. Emerge inoltre un’altra importante criticità negli studi sull’invecchiamento cognitivo del cane: buona parte della letteratura si riferisce alla condizione patologica chiamata Canine Cognitive Disfunction CCD, condizione analoga alle patologie neurodegenerative dell’uomo, senza però far riferimento ad una definizione chiara e puntuale dei confini patologici. Pertanto, con questo elaborato si vuole valutare la possibilità di creare un test di campionamento e pre-screening che possa essere utilizzato sia per la standardizzazione del campione in esame, sia come pre-validazione da poter utilizzare per una più aderente analisi dei dati raccolti e di progettazione degli studi, sia come applicativo della distinzione tra patologico e fisiologico.

Invecchiamento cognitivo nel cane anziano (Canis familiaris) Revisione dei test di screening e validazione negli studi sull’invecchiamento

BONCOMPAGNI, CHIARA
2019/2020

Abstract

Nel corso degli ultimi anni la popolazione anziana e geriatrica è notevolmente aumentata ed è previsto che il numero di persone con età superiore ai 65 anni arrivi a 1.6 miliardi entro il 2050. La maggior parte dei soggetti anziani e sono affetti da malattie croniche che richiedono trattamenti farmacologici e che aumentano il rischio di disabilità fisiche e cognitive, con problemi di adattamento nella vita quotidiana. Risulta quindi chiara, la necessità di comprendere lo sviluppo e progressione dell’invecchiamento, le sue caratteristiche, i fattori correlati o preventivi e soprattutto quello che emerge come un progressivo declino, non solo organico, ma anche cognitivo. Negli ultimi anni, lo studio dell’invecchiamento cognitivo è stato un ambito di ricerca fiorente, supportato dal progresso delle nuove tecnologie e dall’analisi comparativa intra ed interspecifica. Tra le specie animali più utilizzate per la valutazione dell'invecchiamento cognitivo vi è il cane domestico (Canis familiaris) in cui si osserva la stessa dinamica para-fisiologica riscontrata nell’uomo. La specie canina è infatti un ottimo modello in quanto condivide con noi i cambiamenti ambientali, sociali e fisiologici che sembrano oggi, secondo le più recenti teorie, essere cofattori all’invecchiamento. In particolare, la ricerca si è mossa secondo due diversi filoni di ricerca: il comparativo diretto, per meglio comprendere le differenze e le modificazioni fisiologiche, cognitive e comportamentali tra individui giovani e anziani e i test indiretti per determinare i fattori indicativi del declino cognitivo o i cofattori in senso preventivo\predittivo o diagnostico. Lo scopo di questo elaborato è quello di voler analizzare l’utilizzo di test e protocolli attualmente in uso per la valutazione dell’invecchiamento patologico e fisiologico della specie canina e in ambito comparativo. All’analisi dello stato dell’arte appaiono infatti evidenti alcune discrepanze nella standardizzazione degli studi, sia in termini di pre-screening e progettazione, sia in termini di analisi ed elaborazione dei dati, nonché su alcune definizioni basilari, riguardanti in primis il concetto di invecchiamento e i diversi fenotipi. Sembrerebbe infatti, che non sia ancora stata determinata una traiettoria normale di invecchiamento adattabile alla specie canina e che i domini cognitivi coinvolti dal declino cognitivo ed utili alla sua analisi (attenzione, memoria, funzioni esecutive e apprendimento) vengano spesso categorizzati, o esclusi dai test, senza un chiaro criterio di selezione. Emerge inoltre un’altra importante criticità negli studi sull’invecchiamento cognitivo del cane: buona parte della letteratura si riferisce alla condizione patologica chiamata Canine Cognitive Disfunction CCD, condizione analoga alle patologie neurodegenerative dell’uomo, senza però far riferimento ad una definizione chiara e puntuale dei confini patologici. Pertanto, con questo elaborato si vuole valutare la possibilità di creare un test di campionamento e pre-screening che possa essere utilizzato sia per la standardizzazione del campione in esame, sia come pre-validazione da poter utilizzare per una più aderente analisi dei dati raccolti e di progettazione degli studi, sia come applicativo della distinzione tra patologico e fisiologico.
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