La tesi prende in considerazione alcuni approcci critici – come la riflessione femminista sulla scienza e sulla tecnologia e gli studi post-coloniali – i quali, mirando ad una riconfigurazione delle epistemologie e delle metodologie in vari ambiti della conoscenza, si propongono di decostruire “i saperi dell’uomo universale”. Tali riflessioni sostengono, infatti, che l’esperienza occidentale si sia posta come modello normativo della modernità e abbia legittimato e reso universali i suoi dispositivi di conoscenza. Nello specifico, questo lavoro riguarda la produzione dei discorsi scientifici in occidente, e l’affermazione della scienza come ambito oggettivo, impersonale e neutrale. A partire dall’età moderna, e in particolare dal XIX secolo, la scienza è stata caratterizzata da una persistente tendenza a sistematizzare il reale, definire soggetti unitari e stabilire categorie naturali e, in questo modo, ha contribuito a giustificare e legittimare strutture di potere fondate sulla discriminazione fra diverse varietà umane. Prendendo in considerazione alcuni studi scientifici del XIX secolo relativi alla "femminilità" e alle "diverse varietà umane", si intende rintracciare il processo di costruzione delle categorie scientifiche di “donna” e di “razza”, entrambe create mediante una dinamica di differenziazione e naturalizzazione che si fonda sulle nozioni di evidenza empirica e marchio naturale. I concetti scientifici di donna - e in senso più ampio di genere - e di razza, intrattengono un rapporto genetico, sono costruiti mediante analogie e riferimenti continui ed hanno la medesima “matrice": sono l’esito delle relazioni politiche e sociali esistenti e di rapporti di appropriazione materiali e storici. Tali categorie, costituite come norme egemoniche, si stabilizzano attraverso processi performativi e mediante la creazione di un sistema metaforico capace di plasmare radicalmente la percezione della differenza e lo stesso stare al mondo degli individui. La cornice dell’analisi è l’intersezionalità, teoria critica che prende in considerazione l’interconnessione di fattori come il genere, la razza e la classe e che rappresenta un potente dispositivo analitico attraverso il quale interrogare i processi di categorizzazione sociale e rintracciare la storicità e la mutabilità di classificazioni considerate fisse e naturali. Un approccio intersezionale permette di riconoscere rapporti di dominio, analizzare le disuguaglianze a partire dal posizionamento dei soggetti coinvolti e produrre conoscenze situate, slegate da canoni universali e da fissazioni identitarie.
La costruzione moderna delle categorie scientifiche di donna e razza: un approccio intersezionale
PASCARIELLO, MARIA GIULIA
2019/2020
Abstract
La tesi prende in considerazione alcuni approcci critici – come la riflessione femminista sulla scienza e sulla tecnologia e gli studi post-coloniali – i quali, mirando ad una riconfigurazione delle epistemologie e delle metodologie in vari ambiti della conoscenza, si propongono di decostruire “i saperi dell’uomo universale”. Tali riflessioni sostengono, infatti, che l’esperienza occidentale si sia posta come modello normativo della modernità e abbia legittimato e reso universali i suoi dispositivi di conoscenza. Nello specifico, questo lavoro riguarda la produzione dei discorsi scientifici in occidente, e l’affermazione della scienza come ambito oggettivo, impersonale e neutrale. A partire dall’età moderna, e in particolare dal XIX secolo, la scienza è stata caratterizzata da una persistente tendenza a sistematizzare il reale, definire soggetti unitari e stabilire categorie naturali e, in questo modo, ha contribuito a giustificare e legittimare strutture di potere fondate sulla discriminazione fra diverse varietà umane. Prendendo in considerazione alcuni studi scientifici del XIX secolo relativi alla "femminilità" e alle "diverse varietà umane", si intende rintracciare il processo di costruzione delle categorie scientifiche di “donna” e di “razza”, entrambe create mediante una dinamica di differenziazione e naturalizzazione che si fonda sulle nozioni di evidenza empirica e marchio naturale. I concetti scientifici di donna - e in senso più ampio di genere - e di razza, intrattengono un rapporto genetico, sono costruiti mediante analogie e riferimenti continui ed hanno la medesima “matrice": sono l’esito delle relazioni politiche e sociali esistenti e di rapporti di appropriazione materiali e storici. Tali categorie, costituite come norme egemoniche, si stabilizzano attraverso processi performativi e mediante la creazione di un sistema metaforico capace di plasmare radicalmente la percezione della differenza e lo stesso stare al mondo degli individui. La cornice dell’analisi è l’intersezionalità, teoria critica che prende in considerazione l’interconnessione di fattori come il genere, la razza e la classe e che rappresenta un potente dispositivo analitico attraverso il quale interrogare i processi di categorizzazione sociale e rintracciare la storicità e la mutabilità di classificazioni considerate fisse e naturali. Un approccio intersezionale permette di riconoscere rapporti di dominio, analizzare le disuguaglianze a partire dal posizionamento dei soggetti coinvolti e produrre conoscenze situate, slegate da canoni universali e da fissazioni identitarie.File | Dimensione | Formato | |
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