This work aims to analyze the integration of Muslim people into the work’s enviroment in Europe. Specifically, the figure of the Muslim woman is examined with respect to the difficulties she can find in the path of professional fulfillment, evaluating both the obstacles that come from the European culture and those that derive from their owns. Following the Muslim migration phenomenon in Europe, social experiences of Islamophobia have arisen, affecting both the society and the workplaces, which tend to marginalize those who profess the Islamic religion. The part of this community that suffers the most from this situation is represented by women, especially if they wear the veil. In recent years, however, the growing diversity management has proposed corporate integration policies for Muslim culture as well. Semi-structured interviews were carried out with 10 working women, aged 21 to 39, all professing islamic religion and wearing the veil. From these it emerged that being a foreign woman represents a potential factor of discrimination in the workplaces, and that the headscarf feeds more these phenomena of marginalization. The obstacles that these women encountered in their professional life appear to derive more from European culture than their own. A common element emerged to be the incompatibility between the religious practices and the islamic festivities and the European working rhythms.
Il presente lavoro di tesi ha l’obiettivo di analizzare le modalità di integrazione delle persone di fede islamica nel mondo del lavoro in Europa. Nello specifico, viene presa in analisi la figura della donna musulmana rispetto alle difficoltà che può trovare nel percorso di realizzazione professionale, valutando sia gli ostacoli che provengono dal mondo occidentale, sia quelli che derivano dalla loro cultura. In seguito al fenomeno migratorio musulmano in Europa, sono nati vissuti sociali di islamofobia che, inevitabilmente, si manifestano anche negli ambienti lavorativi, i quali tendono a emarginare chi professa la religione islamica. La parte di questa comunità che subisce maggiormente questa esclusione lavorativa è rappresentata dalle donne, specialmente se indossano il velo. Negli ultimi anni, però, il crescente diversity management ha proposto politiche aziendali di integrazione anche per la cultura musulmana. Sono state svolte interviste semi-strutturate a 10 donne lavoratrici, di età dai 21 ai 39 anni, tutte professanti e portatrici del velo. Da queste è emerso che essere una donna straniera rappresenta un potenziale fattore di discriminazione negli ambienti di lavoro, e che il foulard alimenta maggiormente questi fenomeni di emarginazione. Gli ostacoli che queste intervistate hanno riscontrato nella loro vita professionale risultano derivare maggiormente dalla cultura occidentale, rispetto alla propria. Un elemento comune è emerso essere l’incompatibilità tra le pratiche e festività religiose dell’Islam e i ritmi lavorativi europei.
Diversity management: lavoro e donne dell'Islam
SIGAUDI, FRANCESCA
2020/2021
Abstract
Il presente lavoro di tesi ha l’obiettivo di analizzare le modalità di integrazione delle persone di fede islamica nel mondo del lavoro in Europa. Nello specifico, viene presa in analisi la figura della donna musulmana rispetto alle difficoltà che può trovare nel percorso di realizzazione professionale, valutando sia gli ostacoli che provengono dal mondo occidentale, sia quelli che derivano dalla loro cultura. In seguito al fenomeno migratorio musulmano in Europa, sono nati vissuti sociali di islamofobia che, inevitabilmente, si manifestano anche negli ambienti lavorativi, i quali tendono a emarginare chi professa la religione islamica. La parte di questa comunità che subisce maggiormente questa esclusione lavorativa è rappresentata dalle donne, specialmente se indossano il velo. Negli ultimi anni, però, il crescente diversity management ha proposto politiche aziendali di integrazione anche per la cultura musulmana. Sono state svolte interviste semi-strutturate a 10 donne lavoratrici, di età dai 21 ai 39 anni, tutte professanti e portatrici del velo. Da queste è emerso che essere una donna straniera rappresenta un potenziale fattore di discriminazione negli ambienti di lavoro, e che il foulard alimenta maggiormente questi fenomeni di emarginazione. Gli ostacoli che queste intervistate hanno riscontrato nella loro vita professionale risultano derivare maggiormente dalla cultura occidentale, rispetto alla propria. Un elemento comune è emerso essere l’incompatibilità tra le pratiche e festività religiose dell’Islam e i ritmi lavorativi europei.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/155845