La scelta di studiare il mondo dei foodblogger più da vicino è stata dettata principalmente dalla curiosità di confrontarsi con una realtà sempre più in voga in questi ultimi anni. Facilitata nel compito dal fatto di appartenere al gruppo dei foodblogger ma, nello stesso tempo, un po' titubante per la poca letteratura presente sull'argomento, ho deciso, comunque, di approfondire questa tematica riportando, in questo elaborato, in parte la mia esperienza personale e in parte il punto di vista dei miei colleghi. Nella domanda di partenza di questa ricerca ci si è chiesti se fosse stato possibile accostare la figura del foodblogger a quella di un qualsiasi lavoratore autonomo con partita iva inquadrandolo in una qualche forma di lavoro atipico contemporaneo. Questa idea è nata dal fatto che un blog, come anche un sito, dà la possibilità al proprietario, inserendo al suo interno dei banner pubblicitari, di poter guadagnare ¿qualcosa¿. Lo studio, svolto tra dicembre e gennaio 2015, e, con un aggiornamento nell'aprile 2016, si basa su un piccolo campione, non rappresentativo, di 27 foodblogger legati alla piattaforma GialloZafferano. Lo strumento di rilevazione delle opinioni degli intervistati è stato un questionario semi-strutturato. Con le risposte fornite al questionario si è cercato di creare un profilo utile a descrivere la figura del foodblogger a livello socio-anagrafico e a ricostruire le competenze necessarie per aprire un blog e renderlo, in seguito, un blog di successo. Alcuni foodblogger vorrebbero far diventare il proprio hobby una vera e propria professione, questo studio prova a rispondere anche a questa domanda: si può vivere di solo blog?

Inventarsi un lavoro seguendo una passione: il caso dei foodblogger

CHIAPPARO, GRAZIA
2015/2016

Abstract

La scelta di studiare il mondo dei foodblogger più da vicino è stata dettata principalmente dalla curiosità di confrontarsi con una realtà sempre più in voga in questi ultimi anni. Facilitata nel compito dal fatto di appartenere al gruppo dei foodblogger ma, nello stesso tempo, un po' titubante per la poca letteratura presente sull'argomento, ho deciso, comunque, di approfondire questa tematica riportando, in questo elaborato, in parte la mia esperienza personale e in parte il punto di vista dei miei colleghi. Nella domanda di partenza di questa ricerca ci si è chiesti se fosse stato possibile accostare la figura del foodblogger a quella di un qualsiasi lavoratore autonomo con partita iva inquadrandolo in una qualche forma di lavoro atipico contemporaneo. Questa idea è nata dal fatto che un blog, come anche un sito, dà la possibilità al proprietario, inserendo al suo interno dei banner pubblicitari, di poter guadagnare ¿qualcosa¿. Lo studio, svolto tra dicembre e gennaio 2015, e, con un aggiornamento nell'aprile 2016, si basa su un piccolo campione, non rappresentativo, di 27 foodblogger legati alla piattaforma GialloZafferano. Lo strumento di rilevazione delle opinioni degli intervistati è stato un questionario semi-strutturato. Con le risposte fornite al questionario si è cercato di creare un profilo utile a descrivere la figura del foodblogger a livello socio-anagrafico e a ricostruire le competenze necessarie per aprire un blog e renderlo, in seguito, un blog di successo. Alcuni foodblogger vorrebbero far diventare il proprio hobby una vera e propria professione, questo studio prova a rispondere anche a questa domanda: si può vivere di solo blog?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/155419