Il “Segreto di Pulcinella” è stato svelato, dopo anni di occultamento e sotterfugi, l’attività portata avanti dalla Camorra fin dagli anni ‘90 è stata resa pubblica: nel 2003 appare per la prima volta l’espressione “Terra dei Fuochi” sul Rapporto Ecomafia di Legambiente . Tale espressione indica il territorio che si estende tra la Provincia di Napoli e Caserta comprendendo 90 su 550 comuni dell’intera ragione . L’attività ad opera della Camorra, in particolare del Clan dei Casalesi, si caratterizza per lo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell'atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui la diossina. Le conseguenze di tali attività hanno ripercussioni sull’ambiente, sull’ecosistema e sulla salute dei residenti nella zona. Il problema della gestione dell’immondizia attanaglia da anni il territorio a cui mi sento legata, non per nascita, ma per origine, che ho sempre osservato da lontano e vissuto sporadicamente, in occasione delle vacanze. Senza conoscere nel dettaglio le vicende collegate a questa terra, ho sempre pensato che tale questione rappresentasse l’ennesima testimonianza del malgoverno meridionale, una delle tante criticità e disfunzioni che caratterizzano il territorio campano. Nonostante il senso di rabbia e frustrazione che provo ogni volta che viene definita la Campania come una terra “malata”, non riesco a trasformare questi sentimenti in nulla se non in un senso di rassegnazione. Proprio per questa ragione per la dissertazione finale ho scelto di occuparmi dell’emergenza rifiuti che ha colpito e continua a colpire la Campania, che considero una mia seconda casa. L’obbiettivo di tale elaborato non è quello di trovare dei responsabili, quello l’ha già fatto la Magistratura, ma cercare di fare chiarezza sul tema. Ad esempio, ricordando che non tutta la Regione, ma solo una parte ristretta del territorio è stata coinvolta nello smaltimento illegale di rifiuti ad opera della camorra. Non possiamo infatti permettere che soli 30 ettari contaminati, su 50 000 mila presenti in tutta la Regione, possano rovinare la reputazione di una terra che per decenni è stata una delle più fertili, grazie ai tre complessi vulcanici: il dormiente Vesuvio, il vulcano spento di Roccamonfina e il complesso dei Campi Flegrei. Un altro elemento che ha reso tale terra particolarmente produttiva riguarda le acque stagnanti, che grazie alle bonifiche effettuate dai Borboni, attraverso la costruzione di canali chiamati Regi Lagni, hanno portato a fare emergere appunto la fertile pianura campana . La tesi affronta quindi il caso della Terra dei Fuochi, soffermandosi principalmente sui legami tra la Camorra, l’ambiente, la società e gli enti locali.

Gestione dei rifiuti, Camorra ed enti locali. Il caso della Terra dei Fuochi.

DE MARCO, SARA
2019/2020

Abstract

Il “Segreto di Pulcinella” è stato svelato, dopo anni di occultamento e sotterfugi, l’attività portata avanti dalla Camorra fin dagli anni ‘90 è stata resa pubblica: nel 2003 appare per la prima volta l’espressione “Terra dei Fuochi” sul Rapporto Ecomafia di Legambiente . Tale espressione indica il territorio che si estende tra la Provincia di Napoli e Caserta comprendendo 90 su 550 comuni dell’intera ragione . L’attività ad opera della Camorra, in particolare del Clan dei Casalesi, si caratterizza per lo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell'atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui la diossina. Le conseguenze di tali attività hanno ripercussioni sull’ambiente, sull’ecosistema e sulla salute dei residenti nella zona. Il problema della gestione dell’immondizia attanaglia da anni il territorio a cui mi sento legata, non per nascita, ma per origine, che ho sempre osservato da lontano e vissuto sporadicamente, in occasione delle vacanze. Senza conoscere nel dettaglio le vicende collegate a questa terra, ho sempre pensato che tale questione rappresentasse l’ennesima testimonianza del malgoverno meridionale, una delle tante criticità e disfunzioni che caratterizzano il territorio campano. Nonostante il senso di rabbia e frustrazione che provo ogni volta che viene definita la Campania come una terra “malata”, non riesco a trasformare questi sentimenti in nulla se non in un senso di rassegnazione. Proprio per questa ragione per la dissertazione finale ho scelto di occuparmi dell’emergenza rifiuti che ha colpito e continua a colpire la Campania, che considero una mia seconda casa. L’obbiettivo di tale elaborato non è quello di trovare dei responsabili, quello l’ha già fatto la Magistratura, ma cercare di fare chiarezza sul tema. Ad esempio, ricordando che non tutta la Regione, ma solo una parte ristretta del territorio è stata coinvolta nello smaltimento illegale di rifiuti ad opera della camorra. Non possiamo infatti permettere che soli 30 ettari contaminati, su 50 000 mila presenti in tutta la Regione, possano rovinare la reputazione di una terra che per decenni è stata una delle più fertili, grazie ai tre complessi vulcanici: il dormiente Vesuvio, il vulcano spento di Roccamonfina e il complesso dei Campi Flegrei. Un altro elemento che ha reso tale terra particolarmente produttiva riguarda le acque stagnanti, che grazie alle bonifiche effettuate dai Borboni, attraverso la costruzione di canali chiamati Regi Lagni, hanno portato a fare emergere appunto la fertile pianura campana . La tesi affronta quindi il caso della Terra dei Fuochi, soffermandosi principalmente sui legami tra la Camorra, l’ambiente, la società e gli enti locali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/155347