The migration issue is a highly relevant and current topic, as it is the nexus between security policies and the protection of human rights. European countries have adopted specific legislation that should guarantee the safeguard of migrants’ rights – at least on paper. On the contrary, countries like Libya have not ratified the international treaties on the subject, like the Geneva Convention of 1951 relating to the status of refugee: this, together with a lasting internal conflict, has resulted in a context of systematic violence against the migrant population, with more and more accounts of torture and other inhuman and degrading treatment. This work will analyze historical, political and social roots of the Libyan migration crisis, showing in particular the role of European countries and especially of Italy because of its colonial past and specific economic and political interests. Starting with the analysis of the Libyan case, this works investigates the specificity of torture in human smuggling and trafficking, in order to understand its implicit and explicit purposes and consequences. The last chapter raises the issue of Italian and European responsibilities in the support of such criminal policies and behaviors, especially through the externalization of their borders and the structure of its asylum and immigration law. This work ends with a reflection on recent Italian case law that finally acknowledges the gross human rights violations in Libya and implement in an innovative way the newly introduced crime of torture. ​

La questione migratoria è oggi uno dei principali argomenti di dibattito, in quanto si trova al crocevia tra le politiche securitarie e la tutela dei diritti umani. Se da una parte questi ultimi sono garantiti – almeno sulla carta – a tutti gli stranieri presenti nei paesi europei, lo stesso non si può dire per il trattamento di coloro si trovino in paesi terzi come la Libia, che non hanno mai ratificato i trattati internazionali di salvaguardia dei diritti delle persone migranti, prima fra tutti la Convenzione di Ginevra. La crisi dello Stato libico, unita al protrarsi del conflitto armato, ha dato luogo ad un contesto di violenza sistematica nei confronti degli stranieri presenti nel Paese, con il ricorso sempre maggiore alla tortura. Il presente lavoro andrà ad investigare le radici storiche, politiche e sociali di tale situazione, mostrando altresì come i paesi europei e l'Italia in primo luogo - a causa del passato coloniale e degli specifici interessi economico-politici - abbiano avuto un ruolo fondamentale nella formazione delle attuali politiche migratorie libiche. Partendo dall’esempio della Libia, il lavoro mira ad investigare la specificità della tortura nella gestione dei flussi migratori, in particolare in merito alla peculiarità della presenza di attori statali e non. Si andrà così ad interrogare scopi espliciti ed impliciti di tale violenza personale estrema e le conseguenze di questa. L’ultima parte va infine a sollevare la questione delle responsabilità italiane e più in generale europee nel supportare tali politiche e comportamenti criminali tramite l’esternalizzazione delle frontiere e la stessa struttura del diritto dell’immigrazione e di asilo. Il lavoro si conclude con una riflessione a partire da recenti pronunce giurisprudenziali italiane che riconoscono finalmente le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono in Libia, in particolare nei centri di detenzione per migranti, e danno applicazioni innovative al reato di tortura, solo recentemente introdotto nell'ordinamento giuridico italiano. ​

La tortura e il controllo dei flussi migratori tra pratica statale e pratica criminale: il caso della Libia ​

PARIGI, CLARA
2019/2020

Abstract

La questione migratoria è oggi uno dei principali argomenti di dibattito, in quanto si trova al crocevia tra le politiche securitarie e la tutela dei diritti umani. Se da una parte questi ultimi sono garantiti – almeno sulla carta – a tutti gli stranieri presenti nei paesi europei, lo stesso non si può dire per il trattamento di coloro si trovino in paesi terzi come la Libia, che non hanno mai ratificato i trattati internazionali di salvaguardia dei diritti delle persone migranti, prima fra tutti la Convenzione di Ginevra. La crisi dello Stato libico, unita al protrarsi del conflitto armato, ha dato luogo ad un contesto di violenza sistematica nei confronti degli stranieri presenti nel Paese, con il ricorso sempre maggiore alla tortura. Il presente lavoro andrà ad investigare le radici storiche, politiche e sociali di tale situazione, mostrando altresì come i paesi europei e l'Italia in primo luogo - a causa del passato coloniale e degli specifici interessi economico-politici - abbiano avuto un ruolo fondamentale nella formazione delle attuali politiche migratorie libiche. Partendo dall’esempio della Libia, il lavoro mira ad investigare la specificità della tortura nella gestione dei flussi migratori, in particolare in merito alla peculiarità della presenza di attori statali e non. Si andrà così ad interrogare scopi espliciti ed impliciti di tale violenza personale estrema e le conseguenze di questa. L’ultima parte va infine a sollevare la questione delle responsabilità italiane e più in generale europee nel supportare tali politiche e comportamenti criminali tramite l’esternalizzazione delle frontiere e la stessa struttura del diritto dell’immigrazione e di asilo. Il lavoro si conclude con una riflessione a partire da recenti pronunce giurisprudenziali italiane che riconoscono finalmente le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono in Libia, in particolare nei centri di detenzione per migranti, e danno applicazioni innovative al reato di tortura, solo recentemente introdotto nell'ordinamento giuridico italiano. ​
ITA
The migration issue is a highly relevant and current topic, as it is the nexus between security policies and the protection of human rights. European countries have adopted specific legislation that should guarantee the safeguard of migrants’ rights – at least on paper. On the contrary, countries like Libya have not ratified the international treaties on the subject, like the Geneva Convention of 1951 relating to the status of refugee: this, together with a lasting internal conflict, has resulted in a context of systematic violence against the migrant population, with more and more accounts of torture and other inhuman and degrading treatment. This work will analyze historical, political and social roots of the Libyan migration crisis, showing in particular the role of European countries and especially of Italy because of its colonial past and specific economic and political interests. Starting with the analysis of the Libyan case, this works investigates the specificity of torture in human smuggling and trafficking, in order to understand its implicit and explicit purposes and consequences. The last chapter raises the issue of Italian and European responsibilities in the support of such criminal policies and behaviors, especially through the externalization of their borders and the structure of its asylum and immigration law. This work ends with a reflection on recent Italian case law that finally acknowledges the gross human rights violations in Libya and implement in an innovative way the newly introduced crime of torture. ​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/155209