Il presupposto della presente tesi nasce dallo spaccato storico attuale, inusuale e inconsueto per il nostro tempo, configurato dallo scoppio di una pandemia a livello globale . La diffusione del virus SARS-CoV-2 ha toccato nei modi più disparati le nostre esistenze e ha messo in discussione la stabilità del nostro agire quotidiano cambiandola, facendole mutare forma e contenuto. Le misure di prevenzione riguardanti la diffusione del Coronavirus hanno immerso la popolazione in un tempo differente, un tempo dell’isolamento, dell’incertezza, un tempo rallentato della cura, dell’attenzione, un tempo che, per le nostre esistenze schematicamente caotiche, ci risulta ostile ed estraneo. Le piazze si svuotano e non si sa se e quando si riempiranno nuovamente; le saracinesche si abbassano alcune per non rialzarsi; alcune persone timidamente mettono il naso fuori casa per andare alla ricerca di una qualche nuova pallida routine, ma cedono allo smarrimento, alla tentazione dell’ormai consolidata voglia di rimanere al sicuro nelle proprie case. Partendo da tale considerazione – e nello specifico focalizzando l’analisi sulle problematiche relative al primo lockdown, iniziato il 9 marzo 2020 e terminato il 18 maggio 2020 – senza presunzione o pretesa alcuna di esaustività, intendo focalizzare la seguente indagine sull’ambito teatrale. In particolar modo intendo concentrarmi su ciò che credo essere il presupposto per un’analisi filosofica intorno al teatro che non venga limitata alla sola performance affinché il concetto di teatro non venga appiattito sulla singola rappresentazione: il tempo.

L'arte del tempo. Intorno alla nozione di teatro nell'epoca della pandemia.

AQUINO, DANIELA
2019/2020

Abstract

Il presupposto della presente tesi nasce dallo spaccato storico attuale, inusuale e inconsueto per il nostro tempo, configurato dallo scoppio di una pandemia a livello globale . La diffusione del virus SARS-CoV-2 ha toccato nei modi più disparati le nostre esistenze e ha messo in discussione la stabilità del nostro agire quotidiano cambiandola, facendole mutare forma e contenuto. Le misure di prevenzione riguardanti la diffusione del Coronavirus hanno immerso la popolazione in un tempo differente, un tempo dell’isolamento, dell’incertezza, un tempo rallentato della cura, dell’attenzione, un tempo che, per le nostre esistenze schematicamente caotiche, ci risulta ostile ed estraneo. Le piazze si svuotano e non si sa se e quando si riempiranno nuovamente; le saracinesche si abbassano alcune per non rialzarsi; alcune persone timidamente mettono il naso fuori casa per andare alla ricerca di una qualche nuova pallida routine, ma cedono allo smarrimento, alla tentazione dell’ormai consolidata voglia di rimanere al sicuro nelle proprie case. Partendo da tale considerazione – e nello specifico focalizzando l’analisi sulle problematiche relative al primo lockdown, iniziato il 9 marzo 2020 e terminato il 18 maggio 2020 – senza presunzione o pretesa alcuna di esaustività, intendo focalizzare la seguente indagine sull’ambito teatrale. In particolar modo intendo concentrarmi su ciò che credo essere il presupposto per un’analisi filosofica intorno al teatro che non venga limitata alla sola performance affinché il concetto di teatro non venga appiattito sulla singola rappresentazione: il tempo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/154822