Starting from a phenomenological-existential approach, the concept of lived time and autonomy have been analyzed in relation to the Panic Disorder (PD), which has been read from a “field perspective” as expression, as well as individual suffering, of the fragility of the postmodern cultural and social ground. Lived time, different from the chronological one, reflects the subjective experience of time that in every present express a past which holds back and a future which projects. In particular, it has been emphasized that in the panic experience time is lived in the spasmodic expectation of a future-threat. Autonomy reflects the fundamental need to act in accordance with own personal values and interests, it doesn't mean detachment and it feeds on belonging: there can be no autonomy without ties. In this sense, it results significant that PD typically arises between adolescence and 35 years, period in which the emerging adult finds himself growing in autonomy, suspended between past belongings which no longer support and future belongings which don't support yet. From this point of view, it is deemed that when autonomy grows more than the support of belonging the subject may be exposed to unsustainable loneliness and then to the risk of experiencing the panic attack: panic like “an acute attack of loneliness”. On the basis of these theoretical premises, a research project has been carried out to investigate the connection between lived time, autonomy/relatedness and loneliness with perceived panic experiences in a non-clinical population of emerging adults. The results indicate that negative future time perspective and loneliness are significantly linked with panic experiences, similarly the perception of relatedness frustration and parental psychological control are positively correlated with loneliness and perceived panic and, finally, autonomy, relatedness and parental autonomy support are protective factors with respect to this type of experience. Therefore, in the light of what has emerged, we hope that this research could be a starting point for future studies and insights into this field.
Partendo da un approccio fenomenologico-esistenziale, sono stati analizzati i concetti di tempo vissuto e autonomia in relazione al Disturbo di Panico (PD), il quale è stato letto in “un'ottica di campo” come espressione, oltre che di sofferenza individuale, della fragilità del ground culturale e sociale postmoderno. Il tempo vissuto, diverso da quello cronologico, riflette l'esperienza soggettiva del tempo che in ogni presente esprime un passato che trattiene e un futuro che proietta. In particolare, è stato sottolineato come nell'esperienza panica il tempo sia vissuto nell'attesa spasmodica di un futuro-minaccia. L'autonomia riflette il bisogno fondamentale di agire in accordo con i propri valori e interessi, essa non implica distacco e si nutre dell'appartenere: non può esserci autonomia senza legami. In questo senso, risulta significativo che il PD insorga tipicamente tra l'adolescenza e i 35 anni, periodo in cui il giovane adulto si trova a crescere in autonomia, sospeso tra appartenenze passate che non sostengono più e appartenenze future che non sostengono ancora. In quest'ottica, si ritiene che quando l'autonomia cresce più di quanto cresca il sostegno delle appartenenze il soggetto possa essere esposto ad una solitudine insostenibile e quindi al rischio di sperimentare l'attacco di panico: panico come un attacco acuto di solitudine. Muovendo da tali premesse teoriche è stato condotto un progetto di ricerca al fine di indagare la relazione tra tempo vissuto, autonomia/connessione e solitudine con esperienze di panico percepito in una popolazione non clinica di giovani adulti. Dai risultati si è evidenziato come un bias temporale di futuro negativo e la solitudine siano correlati positivamente con l'aver sperimentato vissuti di panico, allo stesso modo la percezione della frustrazione della connessione e del controllo psicologico genitoriale rivelano un'associazione positiva con solitudine e panico e, infine, l'autonomia, la connessione e il sostegno genitoriale dell'autonomia risultano essere fattori protettivi rispetto a questo tipo di vissuti. Pertanto, alla luce di quanto emerso, ci auspichiamo che tale ricerca possa essere un punto di partenza per studi e approfondimenti futuri su questo campo.
Il giovane adulto nella postmodernità. Tempo vissuto, autonomia ed esperienza panica.
ZACCARI, GIADA
2019/2020
Abstract
Partendo da un approccio fenomenologico-esistenziale, sono stati analizzati i concetti di tempo vissuto e autonomia in relazione al Disturbo di Panico (PD), il quale è stato letto in “un'ottica di campo” come espressione, oltre che di sofferenza individuale, della fragilità del ground culturale e sociale postmoderno. Il tempo vissuto, diverso da quello cronologico, riflette l'esperienza soggettiva del tempo che in ogni presente esprime un passato che trattiene e un futuro che proietta. In particolare, è stato sottolineato come nell'esperienza panica il tempo sia vissuto nell'attesa spasmodica di un futuro-minaccia. L'autonomia riflette il bisogno fondamentale di agire in accordo con i propri valori e interessi, essa non implica distacco e si nutre dell'appartenere: non può esserci autonomia senza legami. In questo senso, risulta significativo che il PD insorga tipicamente tra l'adolescenza e i 35 anni, periodo in cui il giovane adulto si trova a crescere in autonomia, sospeso tra appartenenze passate che non sostengono più e appartenenze future che non sostengono ancora. In quest'ottica, si ritiene che quando l'autonomia cresce più di quanto cresca il sostegno delle appartenenze il soggetto possa essere esposto ad una solitudine insostenibile e quindi al rischio di sperimentare l'attacco di panico: panico come un attacco acuto di solitudine. Muovendo da tali premesse teoriche è stato condotto un progetto di ricerca al fine di indagare la relazione tra tempo vissuto, autonomia/connessione e solitudine con esperienze di panico percepito in una popolazione non clinica di giovani adulti. Dai risultati si è evidenziato come un bias temporale di futuro negativo e la solitudine siano correlati positivamente con l'aver sperimentato vissuti di panico, allo stesso modo la percezione della frustrazione della connessione e del controllo psicologico genitoriale rivelano un'associazione positiva con solitudine e panico e, infine, l'autonomia, la connessione e il sostegno genitoriale dell'autonomia risultano essere fattori protettivi rispetto a questo tipo di vissuti. Pertanto, alla luce di quanto emerso, ci auspichiamo che tale ricerca possa essere un punto di partenza per studi e approfondimenti futuri su questo campo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/154763