L'elaborato prende in considerazione alcune delle più rilevanti caratteristiche dei sistemi universitari europei, con una particolare attenzione a quello italiano, messo a confronto con queste realtà vicine per evidenziarne i punti di forza e di debolezza. La prima parte è volta ad introdurre i recenti cambiamenti strutturali che l'istruzione superiore europea ha dovuto affrontare nel contesto di due grandi iniziative, la Strategia di Lisbona e il Processo di Bologna. Alla luce dei dati raccolti dall'Eurostat e dall'OCSE si è cercato di capire se gli obiettivi stabiliti sono stati raggiunti dopo un decennio di riforme più o meno diffuse e come la crisi economica mondiale ha influito negativamente sul loro successo. Dopo aver appurato come ci si prepara a rilanciare le iniziative suddette, si è voluto indagare su alcuni elementi che distinguono i laureati europei dei vari paesi, come la loro quantità, il tasso di abbandono scolastico, di immatricolazione, il fenomeno dei ¿fuori corso¿ e la mobilità intergenerazionale. A proposito di quest'ultimo si è cercato di chiarire i motivi della relazione significativa tra livello di istruzione genitoriale e titolo di studio dei rispettivi figli, compresi gli effetti sul loro stipendio futuro. Inoltre si è discusso sulla questione relativa alla qualità del nostro sistema di istruzione superiore, confrontandolo con i principali paesi d'Europa attraverso diverse metodologie. Tra queste si è fatto riferimento ai principali ranking internazionali, le classifiche dei più quotati atenei del mondo. Queste, sono spesso vittime di polemiche riguardo alla loro attendibilità, ma possono risultare utili strumenti di comparazione tra i vari istituti. Nell'ambito della trattazione sulla qualità dell'istruzione è stato affrontato anche un argomento controverso all'interno della comunità scientifica, ossia la valutazione della produzione scientifica attraverso un metodo qualitativo ed uno quantitativo: la revisione paritaria e gli indicatori bibliometrici basati sulle citazioni. Dopo una verifica sullo ¿stato di salute¿ del sistema d'istruzione italiano ci si è soffermati su un fenomeno preoccupante di cui si sente parlare ormai con insistenza: quello della cosiddetta ¿fuga dei cervelli¿(brain drain). Si è così accertata l'entità della perdita di talenti italiani non compensata da una entrata di altrettanti stranieri, conseguenza di una scarsa attrazione esercitata dal nostro sistema universitario all'estero. Infine si è voluto indagare sulla reale spesa da affrontare per conseguire la laurea e sulla sua convenienza in termini di costi-benefici, in merito all'arricchimento culturale ma anche rispetto ai guadagni percepiti nel post-laurea. A questo scopo è stato osservato il differenziale retributivo in base al titolo di studio e il rapporto tra i costi sostenuti dal singolo per acquisire l'istruzione superiore e il rendimento privato che ne deriva, tenendo conto di alcuni fattori di rischio. Inoltre, è stata affrontata la questione degli investimenti destinati all'istruzione di terzo livello in alcuni paesi d'Europa, sottolineandone l'importanza globalmente riconosciuta specie in vista di una rapida ripresa economica. Per concludere si è voluto approfondire il tasto più dolente per tutti i giovani che terminano oggi gli studi, ossia la questione occupazionale, con particolare riferimento a due aspetti: la difficile transizione nel mondo del lavoro e la coerenza dell'impiego con il titolo di studio posseduto.
L'istruzione di terzo livello: un confronto fra paesi europei
GIANGARRA', FEDERICA
2009/2010
Abstract
L'elaborato prende in considerazione alcune delle più rilevanti caratteristiche dei sistemi universitari europei, con una particolare attenzione a quello italiano, messo a confronto con queste realtà vicine per evidenziarne i punti di forza e di debolezza. La prima parte è volta ad introdurre i recenti cambiamenti strutturali che l'istruzione superiore europea ha dovuto affrontare nel contesto di due grandi iniziative, la Strategia di Lisbona e il Processo di Bologna. Alla luce dei dati raccolti dall'Eurostat e dall'OCSE si è cercato di capire se gli obiettivi stabiliti sono stati raggiunti dopo un decennio di riforme più o meno diffuse e come la crisi economica mondiale ha influito negativamente sul loro successo. Dopo aver appurato come ci si prepara a rilanciare le iniziative suddette, si è voluto indagare su alcuni elementi che distinguono i laureati europei dei vari paesi, come la loro quantità, il tasso di abbandono scolastico, di immatricolazione, il fenomeno dei ¿fuori corso¿ e la mobilità intergenerazionale. A proposito di quest'ultimo si è cercato di chiarire i motivi della relazione significativa tra livello di istruzione genitoriale e titolo di studio dei rispettivi figli, compresi gli effetti sul loro stipendio futuro. Inoltre si è discusso sulla questione relativa alla qualità del nostro sistema di istruzione superiore, confrontandolo con i principali paesi d'Europa attraverso diverse metodologie. Tra queste si è fatto riferimento ai principali ranking internazionali, le classifiche dei più quotati atenei del mondo. Queste, sono spesso vittime di polemiche riguardo alla loro attendibilità, ma possono risultare utili strumenti di comparazione tra i vari istituti. Nell'ambito della trattazione sulla qualità dell'istruzione è stato affrontato anche un argomento controverso all'interno della comunità scientifica, ossia la valutazione della produzione scientifica attraverso un metodo qualitativo ed uno quantitativo: la revisione paritaria e gli indicatori bibliometrici basati sulle citazioni. Dopo una verifica sullo ¿stato di salute¿ del sistema d'istruzione italiano ci si è soffermati su un fenomeno preoccupante di cui si sente parlare ormai con insistenza: quello della cosiddetta ¿fuga dei cervelli¿(brain drain). Si è così accertata l'entità della perdita di talenti italiani non compensata da una entrata di altrettanti stranieri, conseguenza di una scarsa attrazione esercitata dal nostro sistema universitario all'estero. Infine si è voluto indagare sulla reale spesa da affrontare per conseguire la laurea e sulla sua convenienza in termini di costi-benefici, in merito all'arricchimento culturale ma anche rispetto ai guadagni percepiti nel post-laurea. A questo scopo è stato osservato il differenziale retributivo in base al titolo di studio e il rapporto tra i costi sostenuti dal singolo per acquisire l'istruzione superiore e il rendimento privato che ne deriva, tenendo conto di alcuni fattori di rischio. Inoltre, è stata affrontata la questione degli investimenti destinati all'istruzione di terzo livello in alcuni paesi d'Europa, sottolineandone l'importanza globalmente riconosciuta specie in vista di una rapida ripresa economica. Per concludere si è voluto approfondire il tasto più dolente per tutti i giovani che terminano oggi gli studi, ossia la questione occupazionale, con particolare riferimento a due aspetti: la difficile transizione nel mondo del lavoro e la coerenza dell'impiego con il titolo di studio posseduto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/15473